ASPETTANDO EUROVISION…. – RACCONTO DELLE CONFERENZE DELLA PRIMA GIORNATA

Lunedì 2 maggio 2022 si è tenuta “Aspettando Eurovision…” la prima giornata di incontri all’interno del cartellone di UniversoxEurovision che vede coinvolti professionisti e studiosi in attesa dell’Eurovision Song Contest 2022.

La diversità degli interventi ha permesso al pubblico di avere un panorama più ampio su un evento che vede una partecipazione e un’attenzione di livello mondiale, riuscendo a toccare aspetti più e meno pratici.

Foto di Nderim Kaceli

ʻʻIt’s always sunnyʼʼ in Turin. La scenografia di Eurovision 2022

Il primo incontro ha visto dialogare Francesca Montinaro, ideatrice del concept design dell’Eurovision Song Contest 2022, ed Elisabetta Ajani, scenografa e docente presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. A introdurre l’evento è stata Giulia Carluccio, prorettrice e docente di cinema presso l’Università di Torino, che ha sottolineato l’intento del convegno di avere un approccio transdisciplinare, rivolto non solo agli aspetti dell’Eurovision legati all’industria audio-visiva e culturale, ma che vuole anche essere attento alla storia e a tutta la società.

Francesca Montinaro ha raccontato di come abbia accettato la proposta della Rai di partecipare al bando per il concept design del palco della 66ma edizione dell’Eurovision Song Contest, a cui concorrevano già altri otto studi di tutta Europa.

Da subito riuscire a creare il progetto vincente è stata una sfida importante, poiché si trattava di trovare in soli dodici giorni un’idea che rappresentasse appieno la bellezza dell’Italia; la scelta finale è ricaduta sulla bellezza futura del Paese e sulla valorizzazione della creatività e dell’istinto italiano «di farcela», identificando il sole e il mare come simboli principali.

I cinque giorni successivi sono stati di messa a punto, mentre negli ultimi cinque si è passati alla realizzazione effettiva del progetto.

Francesca Montinaro fa notare che attualmente nella messa a punto della scenografia sono coinvolte oltre 650 persone, tra cui una squadra di giardinieri che sta allestendo un vero e proprio giardino all’italiana tra il pubblico, e come si possa percepire già una grande energia intorno al palco.

Aggiunge infine che è stato molto stimolante lavorare con Mario Catapano, direttore della fotografia, Duccio Forzano e Cristian Biondani, i registi di questa edizione dell’ESC, ma si trattiene dal raccontare ulteriori dettagli in quanto ci tiene a far vivere al pubblico la sorpresa.

«Lo scenografo è un prestigiatore e riuscire a scaturire emozioni è l’obiettivo fondamentale» e lei non ha dubbi che così sarà anche per il palco dell’Eurovision 2022.

A cura di Stefania Morra

Foto di Nderim Kaceli

Talent, festival, contest: I Måneskin da X Factor a Eurovision

Il secondo appuntamento ha visto dialogare Gianni Sibilla, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Luca Fantacone, direttore del repertorio internazionale della Sony. I due ospiti hanno ripercorso l’ascesa dei Maneskin, band che ha debuttato a X Factor – di cui la Sony è partner discografico – e che ha raggiunto il successo mondiale anche e soprattutto grazie alla vittoria dell’Eurovision Song Contest 2021.

Come ricorda Fantacone, l’iter per rappresentare l’Italia all’ESC prevede la vittoria al Festival di Sanremo, che per la Sony è equivalso a vincere una sfida a tutti gli effetti: con “Zitti e buoni”, infatti, i Maneskin hanno deciso di consolidare la loro immagine senza scendere a compromessi con i toni più morbidi della manifestazione canora, correndo comunque il rischio di non essere apprezzati dalle giurie sanremesi. Persino la scelta del brano per la serata dedicata alle cover – “Amandoti” dei CCCP cantato insieme a Manuel Agnelli – è stata funzionale per risaltare ancora una volta la forte identità della band. Barra ha quindi evidenziato come spesso l’attenzione mediatica per i vincitori di un talent tenda a scemare rapidamente, cercando dall’altra parte di comprendere se gli artisti premiati meritassero un riconoscimento a tutti gli effetti anche da parte dell’industria musicale.

Laddove l’industria stessa non è riuscita ad arrivare, ci hanno pensato i social: il boom di ascolti dato dall’Eurovision non era affatto prevedibile, e sebbene la Sony avesse già cominciato a esportare il prodotto “Maneskin” all’estero, la priorità era concentrarsi più sui Paesi vicini – geograficamente e culturalmente – all’Italia che sugli USA, il cui mercato è molto diverso da quello nostrano.

La presenza di ascoltatori giovani che abbiano voglia di mostrarsi, di interagire con i loro cantanti preferiti senza la protezione dell’anonimato ha permesso a piattaforme dai contenuti interattivi come TikTok di guidare effettivamente la carriera degli artisti, tanto che il brano “Beggin’” è diventato un vero e proprio tormentone grazie a TikTok Filippine: inizialmente inciso solo come una cover da inserire nell’album, il pezzo è stato estratto come singolo scalando le classifiche più importanti e permettendo la consacrazione dei Maneskin a livello mondiale.

A cura di Ramona Bustiuc

Foto di Nderim Kaceli

Eurovision. Una storia europea.

Il terzo incontro è stato la presentazione del libro Eurovision Song Contest. Una storia europea. L’autore Dean Vuletic ha dialogato con Luca Barra, docente dell’università di Bologna. L’incontro è avvenuto nell’Aula Magna presente nella Cavallerizza Reale, visibile anche in streaming sul sito UNITOMEDIA.

Vuletic ha raccontato la sua biografia per spiegare il suo punto di vista sulla celebre gara canora. Il fatto che sia cresciuto in un quartiere con un alto tasso di italiani a Perth, Australia, da una famiglia di origine croata gli ha permesso di sviluppare una mentalità europea. La sua patria è sempre stata molto appassionata della rassegna europea per via della moltitudine di immigrati del vecchio continente, culturalmente l’Australia è molto più simile allo standard europeo rispetto a vari Stati che geograficamente si dicono europei.

Dean Vuletic è uno storico: spesso in questa professione si cercano contraddizioni in ogni fattispecie. Avendo una passione per il festival si è concentrato sulla ricerca degli aspetti politici, culturali ed economici dell’Eurovision Song Contest. Il risultato è un mix di opposizioni molto interessanti e utili comprendere quali siano i valori europei.

Vista la sua simpatia per l’Italia, ha raccontato la storia Eurovisiva del Bel Paese, da zero a cult nel giro di undici anni: dal 1994 al 2010 infatti l’Italia non ha partecipato alla manifestazione perché la RAI riteneva che fosse uno spreco di soldi, siccome pochi italiani guardavano l’Eurovision Song Contest.

La nascita dell’Eurovision avviene alla fine degli anni cinquanta, durante la guerra fredda, anche con l’obiettivo di “ammorbidire” il rapporto tra i diversi Paesi europei. La politica, infatti, ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Attualmente ciò è piuttosto evidente per la squalifica della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Per via delle sue origini slave, Vuletic si è molto interessato anche all’Intervision, la versione dell’Est Europa della competizione. Non vi era concorrenza, ma la possibilità di creare un ponte tra ovest ed est Europa grazie anche al coinvolgimento di ospiti dell’Europa occidentale.

Infine, Vuletic tratta anche del cambiamento della votazione nella storia eurovisiva, con conseguenti polemiche dopo l’entrata in scena dei Paesi dell’est, che hanno portato a diatribe dovute alle presunte votazioni pilotate tra nazioni – con il “block voting” di nazioni concorrenti che condividono cultura e esperienze storiche.

Il libro Eurovision Song Contest. Una storia europea uscirà venerdì 6 maggio per la casa editrice Minimum Fax.

A cura di Andrea Agosto

Foto di Nderim Kaceli

Immagine in evidenza di Nderim Kaceli

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