Luppolo in rock: le nostre impressioni

L’ultima giornata del festival Luppolo in Rock, domenica 17 luglio, è stata una full immersion nelle sonorità metal più classiche e ortodosse. Direttamente dalla Bay Area di San Francisco, si sono esibiti infatti sul palco Cremonese TestamentExodus e Heathen, ovvero tre dei nomi più rappresentativi della scena thrash metal californiana per anzianità di carriera e repertorio. Purtroppo, a causa di ritardi accumulati alla partenza perdiamo l’esibizione dei nostrani Skanners ed Extrema, giungendo al Parco delle Colonie Padane giusto in tempo per lo show degli Heathen.

Il concerto degli Heathen è un evento nell’evento. La band suona per la prima volta in Italia dopo più di un decennio, ma il tempo non sembra aver infiacchito i musicisti, protagonisti di uno show all’altezza delle aspettative. Gli Heathen non sono di certo una band prolifica in termini di repertorio (hanno all’attivo solo quattro dischi in più di trentacinque anni di carriera), tuttavia la qualità dei brani in scaletta, uniti ad una prova energica e chirurgica hanno portato alla giusta temperatura il pubblico. Come ci si poteva immaginare è stato dato ampio spazio alle canzoni di Empire of The Blind, ultimo lavoro in studio del gruppo uscito nel 2020 e che solo ora sta avendo modo di essere testato in sede live a causa della pandemia. Le canzoni tengono assolutamente testa ai classici più datati, come per esempio l’eccellente singolo incalzante e massiccio “Blood To Be let”. Ovviamente però sono i cavalli di battaglia “Goblin’s Blade”, “Death By Hanging” e “Hypnotized” a fare sfaceli tra il pubblico, che entusiasta innesca i primi poghi della giornata. L’affiatamento della band è evidente e a livello puramente tecnico e di esecuzione non ci sono sbavature di alcun tipo da segnalare. Al contrario, nonostante i volumi non ottimali per la resa delle chitarre -da sempre perno e valore aggiunto della proposta degli Heathen – bisogna dire che il gruppo ha saputo dare prova del proprio valore dimostrando di meritare lo status di cult band conquistato negli anni. Bravi!

 Quando gli Exodus salgono sul palco si scatena il finimondo. Il pubblico, già caldo dopo la prova degli Heathen e per la temperatura rovente, implode in un circle pit ininterrotto ed alimentato a birra e thrash metal. È l’atmosfera ideale per assistere al concerto del gruppo, noto sin dagli esordi per le esibizioni energiche e la capacità di coinvolgere la folla. C’è un vero e proprio scambio di energie tra l’audience e gli Exodus e tanto più il pogo diventa scalmanato, tanto più la band suona inferocita. E tutto questo è possibile per pochi, semplici motivi. In primo luogo la scaletta molto intensa e piena di classici come “Bonded By Blood”, “A Lesson In Violence”, “And Then There Were None”, “Strike of the Beast”, “Deathamphetamyne” e l’inno da moshpit per eccellenza The Toxic Waltz da un lato e gli affilatissimi brani estratti dagli ultimi lavori Bood In Blood Out (2014) e Persona Non Grata (2022) che altro non fanno che gettare ulteriore benzina sul fuoco. Oltre ai brani, la band può vantare nel suo organico membri carismatici: il frontman dalla voce alta e strozzata Steve “Zetro” Souza, vero animale da palco e capace di cantare testi chilometrici con un flow quasi rap. O il chitarrista Gary Holt dallo stile tagliente e precisissimo, era molto atteso dal pubblico sia perché le canzoni le ha scritte lui, sia perché era assente dal palco da troppi anni con gli Exodus poiché in prestito ai colleghi Slayer. O ancora il batterista Tom Hunting, autore di una prova maiuscola per cattiveria e precisione nonostante sia reduce da una serie di gravi problemi di salute. E infine perché gli Exodus incarnano l’idea platonica della violenza. Non una violenza gratuita e banale, bensì organizzata, ordinata e perfettamente oliata nella sua cinica efficienza. La loro è un’esibizione che mira alla pancia e all’istinto dell’ascoltatore invitandolo a sfogare catarticamente le sensazioni negative accumulate nel tempo pogando, facendo crowd surfing e l’immancabile wall of death. Al tempo stesso però gli Exodus sanno essere in qualche modo distaccati da tutto ciò sottolineando ironicamente quanto sia solo “a good friendly violent fun in store for all” (da “The Toxic Waltz”).

Il concerto dei Testament è certamente meno irruente rispetto a quello degli Exodus, ma ugualmente valido perché vede protagonista quella che è attualmente e probabilmente la migliore formazione thrash metal sulla piazza. Chuck Billy (voce), Alex Skolnick ed Eric Peterson (chitarre), Steve Di Giorgio (basso) e Dave Lombardo (batteria) dominano la scena potendo contare esclusivamente sull’altissima padronanza tecnica dei rispettivi strumenti, sull’estrema nonchalance con cui eseguono i brani impegnativi per chiunque e su un’intesa reciproca sul palco derivata da anni di tour. Personalmente avevo già avuto modo di vedere i Testament nel 2017 quando al posto di Dave Lombardo suonava Gene Hoglan e le impressioni sono grossomodo le stesse, con la differenza che con l’ex Slayer dietro le pelli i nostri hanno guadagnato in termini di groove e potenza. Le rullate e i fill di Lombardo sono sempre nervosi e venati da un approccio hardcore che rende le canzoni vibranti, energiche, vive. Per carità, Gene Hoglan gli è probabilmente superiore tecnicamente, ma nei Testament si è sempre limitato ad essere un turnista di lusso perfetto per macinare le ritmiche senza cedimento alcuno e nulla di più. Lombardo è il batterista metal per eccellenza ed è perfetto in questo contesto perché, oltre ad essere impeccabile, riesce in qualche modo a personalizzare ciò che suona col suo particolare stile esecutivo. E si sente. Soprattutto quando i Testament si lanciano a testa bassa sull’esecuzione dei loro classici da “The New Order” a D.N.R (Do Not Resuscitate), a “Souls of Black” fino alle acclamate e conclusive “Over the Wall” e “Alone in the Dark” riproposta in una versione allungata pensata appositamente per far cantare l’ultimo coro del festival al pubblico.

Nel complesso l’ultima giornata del Luppolo in Rock è trascorsa in modo molto piacevole e per una volta, ci è sembrato quasi di non essere ad un tipico festival musicale italiano. L’ottima selezione musicale unita all’offerta gastronomica e alle buone birre artigianali vendute a prezzi onesti ci hanno fanno intendere che eventi di questo tipo possono svolgersi anche nel Belpaese, dando ai metallari tricolori un modello di festival di cui andare finalmente orgogliosi. 

A cura di Stefano Paparesta

Stromae in concerto: un ritorno “formidable”

Dopo una pausa di quasi otto anni, Stromae torna a far ballare i suoi fan portando in tour il suo ultimo disco Multitude. Abbiamo assistito alla data del Milano Summer Festival nella torrida e polverosa serata di mercoledì 20 luglio, presso l’Ippodromo Snai San Siro.

Un ritorno molto atteso dal suo pubblico, che in diverse occasioni durante il concerto ha manifestato l’affetto nei confronti del cantante. A scaldare l’atmosfera prima dell’arrivo del maestro ci hanno pensato Rhove e Margherita Vicario.

Sono circa le 21.30 quando il palco del Milano Summer Fest si appresta ad accogliere il protagonista della serata. Dopo quasi cinque anni di assenza Paul Van Haver, in arte Stromae, aveva annunciato il suo ritorno ad ottobre 2021 con l’uscita del singolo ”Santé” e la pubblicazione
del suo terzo disco Multitude prevista per marzo 2022. Un disco dalle tematiche complesse, frutto di un periodo di disagio psicologico e riflessioni che Stromae racconta all’interno dei suoi testi.

Le luci si spengono e la folla viene catturata da un elaborato apparato scenografico dalle tinte futuristiche. Su un’imponente parete di led viene proiettato un filmato d’apertura in stile cartoon che vede come protagonista Stromae; sul palco i musicisti prendono posto dietro agli strumenti e finalmente fa il suo ingresso l’artista con un outfit che riprende il videoclip del singolo ”Santé”.

Dalla pagina Facebook di Milano Summer Festival, foto di Fabio Izzo

Nonostante la scenografia imponente, lo spettacolo pone al centro la musica: Stromae è un fuoriclasse capace di trascinare il pubblico in un’altalena di emozioni. All’esecuzione dei brani del nuovo album, dai toni più cupi rispetto ai suoi precedenti lavori, alterna alcune delle hit più note di Racine Carrée. Brani che, nonostante la diversità nel genere, sono tutti accomunati dalla profondità delle tematiche trattate e che hanno fatto di Stromae un sincero narratore della contemporaneità. Il coinvolgimento del pubblico è totale, lo dimostrano diversi episodi in cui l’unisono delle voci protrae la durata delle canzoni oltre la loro naturale conclusione. A far esplodere la folla verso la fine del concerto e a rendere la location del Milano Summer Festival una discoteca a cielo aperto è
”Alors on Dance’’, inno EDM che invita a dimenticare i problemi quotidiani per una sera e che ha reso celebre Stromae a livello mondiale. A chiudere è una versione a cappella di ”’Mon Amour”, che porta il pubblico in uno stato di religioso silenzio culminando in un fragoroso applauso di commiato.

Dalla pagina Facebook di Milano Summer Festival, foto di Fabio Izzo

Stromae dedica una particolare cura nel nominare tutti coloro che hanno reso possibile questo tour, tanto da proiettare a concerto concluso, come nei titoli di coda di un film, il nome di ciascun membro del suo team. Ciò che rimane dopo uno spettacolo di tale portata è l’impressione di aver preso parte ad un evento unico nel suo genere, frutto della genialità di un artista con la a maiuscola.

A cura di Alessandra Mariani

Ariete al Flowers Festival, un elogio all’adolescenza

Iniziato il 29 Giugno, il Flowers Festival 2022 si è concluso il 16 luglio 2022 con il concerto della cantautrice Ariete, che si è raccontata sul palco in modo semplice e spontaneo. 

Con Specchio Tour 2022 Ariete è già al suo secondo tour a soli vent’anni d’età. La giovane cantautrice ha avviato la sua carriera negli anni della pandemia, e in poco tempo le sue canzoni di carattere intimo hanno fatto il giro di tutta Italia; indubbiamente la sua fama è figlia dei social network: su TikTok vanta 514.7K di followers e negli anni è stata capace di costruire un ottimo dialogo con i suoi fan. 

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Fabio Marchiaro

La platea è gremita di ragazzi, pronti a riprendere con il cellulare il suo arrivo sul palco. Dopo una lunga attesa ecco comparire Ariete (pseudonimo di Arianna Del Giaccio) vestita con una salopette di jeans e un cappellino arancione. Emerge subito la personalità trasparente e priva di ambiguità della cantautrice: caschetto nero, identità gender fluid e voce inconfondibile. Ad aprire il concerto è il brano “L’ultima notte”, cantata e suonata con la chitarra elettrica dalla stessa Ariete, mentre per i pezzi successivi viene raggiunta da Emanuele Fragolini alla batteria, Jacopo Antonini al basso e alle tastiere, e Alessandro Cosentino alle chitarre.

Durante tutto il concerto i fan lanciano e regalano ad Ariete in segno di affetto i più disparati oggetti, tra cui un reggiseno con all’interno delle sigarette, una bandiera della pace, delle ciabatte a forma di unicorno… tutte cose che la cantante userà sul palco durante la sua performance. Ariete si dimostra molto gentile verso tutti, reagendo a ciò che succede con una grande ironia e leggerezza. 

Foto di Fabio Marchiaro

A circa metà concerto arriva l’evento più atteso dai fan: come è tradizione nei suoi concerti, Ariete sceglie due persone dal pubblico che abbiano qualcosa di importante da dire, a cui tengano particolarmente, dandogli la possibilità di salire sul palcoscenico. La cantautrice prima suona una versione acustica di “Venerdì” e poi dà la parola a Sara e a Sofia. La prima fa un appello per chi soffre di autolesionismo, e condividendo la sua esperienza, sprona a perseguire il proprio benessere mentale, mentre la seconda celebra l’anniversario di due amici, leggendo la loro storia d’amore. Il pubblico ascolta partecipe e la cantante è in grado di fare da mediatrice, in modo che non sia pura esibizione del dolore, ma piuttosto racconto e condivisione. 

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Lorenzo De Matteo

Uno dei momenti più emozionanti di tutto il concerto è l’esecuzione di “Spifferi”: da sola sul palco, Ariete canta accompagnandosi al piano, e il pubblico, con tutte le luci accese e alzate al cielo, si emoziona e canta il brano con le lacrime agli occhi.

A un primo ascolto potrebbe trasparire dai testi di Ariete una sorta di ingenuità, ma dietro cui c’è anche una grande consapevolezza. Per quanto le sue canzoni sembrino avere poco a che fare con una vera e propria scrittura musicale, ma risultino piuttosto essere dei flussi di coscienza confidenziale accompagnati dalla musica, bisogna riconoscere il grande talento dell’artista che, sostenuta da tutto il suo team, è in grado di far vivere ai fan un concerto in cui si possano sentire a casa; concetto perfettamente espresso dalla frase «Le mie braccia sono il posto in cui potrai ripararti, in cui potrai ripararti» del brano “Cicatrici” scritto in collaborazione con Madame, con cui Ariete chiude il concerto.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival

Non ci poteva essere dunque titolo più azzeccato per il primo album della cantante, Specchio, uscito 25 febbraio 2022 con l’etichetta Bomba Dischi: una generazione si è riflessa nei suoi testi, e in ciò va ricercata senz’altro la radice del successo di Ariete. La musica ha aiutato lei e ora, a specchio, aiuta i suoi fan. Le sue canzoni si trasformano in uno strumento per affrontare le montagne russe e le insicurezze tipiche dell’adolescenza, diventando per i giovani ragazzi un modello a cui fare riferimento. 

A cura di Stefania Morra

Collisioni 2022: Tutto Normale

Cosa c’è di meglio per battere il caldo della pianura Padana che cinque ore di concerto non stop sotto al sole, precisamente sull’asfalto rovente di Piazza Medford ad Alba, nel cuneese? Difficile immaginarlo.

Il 16 luglio si è tenuta la terza giornata di Collisioni Festival. Nato a Novello (CN) nel 2009 e poi trasferitosi a Barolo e – quest’anno – ad Alba, il festival è organizzato da Associazione culturale Collisioni con il patrocinio di Regione Piemonte, Comune di Barolo, Agenzia Regionale per lo sviluppo rurale, Regione Friuli-Venezia Giulia e Agenzia Nazionale per i Giovani.  In particolare, la giornata di sabato si è tenuta all’insegna dello slogan Tutto Normale, inaugurato nel 2021 con un programma dedicato interamente ai giovani, particolarmente trascurati durante la pandemia. Il cartellone 2022 ha visto susseguirsi le performance di Madame, Tananai, Sangiovanni, Frah Quintale e Coez, artisti divenuti ormai virali fra gli ascoltatori under 30.

Il pubblico a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

La prima artista ad esibirsi è Madame, che alle 20, puntualissima – la puntualità durante i festival non è mai scontata – sale sul palco di fronte a un pubblico entusiasta. Accompagnata alla console da Estremo, dj e producer che ha co-prodotto “Voce” insieme a Dardust per la partecipazione della stessa Madame al Festival di Sanremo 2021, la cantante ha alternato brani meno conosciuti a hit (“Marea”, “Sciccherie”, “L’eccezione”) e featuring (“Mi fiderò” con Marco Mengoni, “L’anima” con Marracash, “Il mio amico” con Fabri Fibra), in quest’occasione realizzati in maniera virtuale. Nonostante la maggioranza del pubblico viaggiasse fra i 15 e i 30 anni, capitava spesso di scorgere persone over 40 cantare a squarciagola e ballare ininterrottamente, non preoccupandosi di fare video o di far cadere la birra in mano.

Madame a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

Dopo quarantacinque minuti di performance e un rapido cambio di strumenti è la volta di Tananai, ovvero l’incubo peggiore degli addetti alla sicurezza. Il cantante straripa di energia da tutti i pori, salta e corre da una parte all’altra del palco, si affaccia alle transenne e cerca di prendere tutto quello che il pubblico gli lancia – cappelli di paglia, cartelloni, ventagli, fiori. Sparisce e riappare continuamente e seguirlo in un mare di 15.000 persone diventa complicato, e tuttavia particolarmente divertente, perché è impossibile non sentirsi contagiati da tutto questo entusiasmo. Alberto Cotta Ramusino (nome di battesimo di Tananai) è giovane, umile, si è appena affacciato al successo e ringrazia più volte – a volte in modo sconnesso e imbarazzato – chi lo ha seguito finora, chi lo sta accompagnando nella sua carriera ma anche il personale di Collisioni che sta facendo impazzire, dedicando poi al cameraman (inciampato mentre camminava di spalle per filmarlo) “Sesso occasionale”: «Marco, questa è per te». Incita il pubblico e scherza con autoironia: «Non ho più scuse per fare schifo» dice, dopo essersi seduto alla tastiera  per cantare “Giugno” e aver chiamato soccorsi per risolvere un problema tecnico. E Tananai non fa assolutamente schifo, anzi. È bravo, carismatico e ha voglia di distinguersi.

Tananai a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

Le ultime luci del giorno svaniscono, le prime stelle compaiono in cielo ed è la volta di Sangiovanni, che incarna perfettamente l’esempio di come un talent non sia in grado di fornirti gli strumenti necessari a diventare un vero performer. Nonostante gli importanti successi radiofonici come “Lady” e “Malibu” – entrambi risalenti alla sua partecipazione nel 2021 ad Amici di Maria de Filippi – e la partecipazione al Festival di Sanremo 2022 con “Farfalle”, è chiaro che al cantante manchi quella tanto spesso citata [JT3] gavetta, ma che ancora oggi riesce a fare la differenza fra un prodotto destinato a durare e uno confezionato per essere semplicemente alla moda. I giochi di luce e le proiezioni dall’atmosfera futuristica non colmano le mancanze causate da una scarsa presenza scenica e dall’intonazione vacillante.
Ad esclusione di qualche gruppetto di undicenni innamoratissime, Sangiovanni non riesce a convincere gli spettatori di Piazza Medford.

Sangiovanni a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

Un’altra breve pausa e poi Frah Quintale arriva sul palco con un’energia pari a quella di Tananai – che nel frattempo ricompare sottopalco in qualità di fan –, ma con meno mal di testa per il personale di Collisioni. Il pubblico è in visibilio, le canzoni si susseguono senza interruzioni – fatta eccezione per l’apparizione di Coez, che sale sul palco senza preavviso e senza un particolare motivo – e il pubblico non smette di cantare nemmeno un secondo nonostante la stanchezza accumulata. Nelle brevi pause fra un brano e l’altro il cantautore sorseggia un calice di vino, dedicando un brindisi a tutti quelli che stanno bevendo insieme a lui in piazza e continuando poi a esibirsi senza fare una piega. Non mancano momenti romantici e suggestivi con le torce del telefono accese come durante “Nei treni la notte”, così come momenti di pura energia durante brani come “Amarena”, “Sì, ah” o “Due Ali”.

Frah Quintale a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

È da poco passata la mezzanotte e Collisioni si prepara per accogliere l’ultimo e più atteso artista della serata, Coez, che per il 90% del pubblico è servito da colonna sonora in alcuni momenti importanti della vita; non si tratta di un dato scientifico, ma l’intera redazione dichiara di non conoscer persona che non abbia ascoltato il suddetto cantante almeno una volta con la sua dolce metà, pensando alla sua dolce metà, in viaggio con gli amici verso il mare o a chiusura in discoteca nelle notti estive. D’altronde Coez è attivo come solista dal 2009, e negli ultimi 13 anni ha avuto modo non solo di costruirsi una solida fanbase, ma di capire come farsi apprezzare anche dagli ascoltatori occasionali.
Il cantante è consapevole della stanchezza del pubblico, come lui stesso ammette, ma chiede a tutti un ultimo sforzo, e cioè di saltare e cantare insieme a lui. Fra una comparsata di Frah Quintale con una bottiglia mezza vuota in mano e le variazioni dei testi delle canzoni usando il nome di Tananai (che è ancora sottopalco), gli spettatori accolgono la richiesta di Coez e non vengono meno all’impegno richiesto, ballando e cantando fino all’una inoltrata.

Coez a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

Filo conduttore delle cinque ore di concerti è stato sicuramente la serie di svenimenti fra il pubblico, accalcato dalle 16:30 davanti al palco e sopravvissuto per la maggior parte grazie ai pompieri che periodicamente azionavano la pompa dell’acqua sugli stessi spettatori. Non sono mancati nemmeno i cori in segno di gratitudine, decisamente molto più forti di quelli durante le esibizioni della serata: «Il corpo nazionale dei vigili del fuoco…».

I pompieri bagnano la folla a Collisioni 2022 – Foto di Ramona Bustiuc

Decisamente una serata – o meglio, una giornata – memorabile.

A cura di Ramona Bustiuc


Eugenio in Via Di Gioia e rovere @ Flowers Festival

Ad un mese dall’uscita dell’ultimo album, gli Eugenio in via di Gioia non hanno perso tempo per tornare sui palchi italiani, ritrovarsi e recuperare la bellezza derivante dallo stare insieme. Il 15 luglio è la volta del Flowers Festival che li ha ospitati, insieme ai rovere, sul palco del Parco della Certosa di Collegno. 

Ad aprire il “doppio” concerto sono stati i Mons, band di Grugliasco, che per l’occasione ha ricevuto una targa di riconoscimento dal sindaco della città. La rock band è in parte conosciuta grazie alla partecipazione al programma RAI “The band”, dove è stata seguita dal cantautore Marco Masini. In pochi secondi i Mons riescono a conquistare anche chi ancora non li conosce e scaldano il pubblico in attesa dell’inizio del concerto. La folla balla e si diverte, rimanendo piacevolmente incuriosita dalla forza espressiva dei cinque giovani sul palco.

I rovere sul palco del Flower Festival (foto di Alessia Sabetta)

Sono le 21:00 quando i rovere salgono sul palco e, dopo i primi accordi di “astronauta” – brano tratto dall’album dalla terra a marte, uscito lo scorso febbraio – arriva Nelson Venceslai, il frontman della band, che con il microfono in mano, un cappellino lilla in testa e un po’ d’ansia in volto, dà “il la” ai fan pronti a cantare con lui. I rovere erano attesi all’Hiroshima Mon Amour (locale torinese ed ente organizzatore del festival) lo scorso marzo, ma a causa della pandemia il concerto è stato posticipato. La band è stata dunque “promossa” a opening act degli Eugenio, all’interno del “tour 2022” della band bolognese.

I rovere provano a coinvolgere i fan con brevi dialoghi che introducono la maggior parte dei brani; il concerto dura un’ora circa e vengono alternati alcuni singoli del nuovo album a brani più vecchi e conosciuti dal pubblico più affezionato.

Foto di Alessia Sabetta

Il gruppo si diverte, nonostante la confessione del cantante di un’iniziale preoccupazione di non essere all’altezza della situazione. Tra una canzone e l’altra, trasformano una gaffe in un momento su cui ridere tutti insieme: per tutta l’attesa prima del concerto (già mentre i fan in fila ascoltavano il sound-check), infatti, si vocifera di un “segreto” non celato, che riguarda Nelson e la sua incapacità di ricordare i testi delle canzoni. Già dal primo brano i più attenti si rendono conto di alcune modifiche estemporanee che vengono sottolineate dai musicisti della band (Lorenzo Stivani alla tastiera, Luca Lambertini alle chitarre) e da Nelson stesso, che urla di aver sbagliato quando se ne rende conto. Il tutto diventa ancora più divertente quando suonano la canzone “looney” in cui un verso recita «Canto una canzone e sbaglio le parole», su cui tutti cominciano a ridere captando la reference. Commovente il momento in cui il palco si svuota e rimangono Nelson e il chitarrista Pietro Posani, che inizia a suonare il brano “crescere” in versione acustica creando un clima molto intimo. Ancora qualche altra canzone e si arriva alla chiusura del concerto, con il brano “peter pan”. Il gruppo si congeda annunciando l’inizio della seconda parte della serata.

Gli Eugenio in Via Di Gioia, come da programma, arrivano sul palco alle 22:30 e aprono la data torinese del tour “Amore e Rivoluzione” con il brano di apertura dell’album omonimo, “Quarta rivoluzione industriale”. Il gruppo si esibisce in casa, nella città che li ha visti crescere negli ultimi dieci anni, durante i quali sono passati dall’essere sconosciuti al distinguersi sul panorama nazionale e internazionale al punto da ricevere addirittura la nomina dal comune di Torino come ambasciatori delle eccellenze. 

Nonostante questo concerto arrivi alla metà del tour, i ragazzi sembrano aver appena iniziato, assaliti da sentimenti di preoccupazione misti ad adrenalina, speranzosi di essere apprezzati ma coscienti di avere di fronte un pubblico pronto a sostenerli. Da subito si appropriano del palco con l’energia che li contraddistingue conquistando il pubblico, piuttosto eterogeneo, composto anche da bambini – in prima fila – e dai loro genitori, con indosso magliette del merchandising.

Eugenio in Via Di Gioia (foto di Alessia Sabetta)

Il concerto prosegue serenamente insieme al gruppo Senza fiato (trombone, tromba, sax e percussioni), che aveva già suonato con la band in altre occasioni. Tra brani del nuovo album e quelli più datati, si presentano sul palco due ospiti: Michelangelo Di Gioia, papà di Paolo Di Gioia (batteria e percussioni), che suona qualche brano alla tastiera e, a sorpresa, Duffy che entra con un tamburello durante la canzone “Plot twist”, di cui è il produttore.  Immancabile il cubo di Rubik gigante lanciato alla folla perché lo scombinasse, in modo da permettere a Eugenio Cesaro (cantante) di risolverlo durante l’esecuzione di “Prima di tutto ho inventato me stesso”.

A un certo punto la band chiede il silenzio e il pubblico, come stregato, si calma, permettendo l’introduzione di “Giovani illuminati”, inno che la band aveva regalato − qualche anno fa − ai millennials totalmente assorbiti nel digitale e «illuminati da una realtà a risparmio energetico», come recita il testo del brano. Spiritosa, invece, la presentazione di “Non vedo l’ora di abbracciarti” che vede Lorenzo Federici (basso) ed Emanuele Via (tastiere e fisarmonica) coinvolti in un siparietto in cui impersonano – grazie ad un effetto sonoro– le due vocine in conflitto nella testa di Eugenio. Lo scambio diverte il pubblico ma anche gli artisti sul palco, che improvvisano le battute a suon di botta e risposta prima di lasciare posto al brano. L’emozione coinvolge anche la band: Eugenio si toglie l’auricolare e rimane affascinato dalle voci del pubblico che sovrastano la musica e, suggerisce ai suoi compagni di fare lo stesso, per poter percepire la magia del momento.

Eugenio mostra il cubo appena risolto mentre canta (Foto di Alessia Sabetta)

Il concerto degli Eugenio in Via di Gioia sembra una serata tra amici (migliaia di amici) che si rincontrano ad una festa e cantano insieme, lasciando da parte tutte le preoccupazioni. Non esistono barriere, il palco non rappresenta un impedimento, non pone distanza con il pubblico. Il rapporto con quest’ultimo, sempre molto sincero, rimane una componente importante del gruppo, che coinvolge i fan in qualsiasi occasione possibile. Una delle ultime è stato il flashmob in piazza San Carlo a Torino, quando un pacifico esercito di fan ha creato insieme alla stessa band la scritta “Ti amo ancora” per il videoclip di “Terra”, brano con cui si conclude il concerto.

Foto di Alessia Sabetta

Alla fine della serata, i fan si dirigono all’uscita ancora affascinati dall’amore e dal desiderio di cambiare il mondo con un’azione collettiva. Consapevoli che l’invito da parte della band ad un cambiamento di rotta ha, in qualche modo, attecchito. Non saranno gli anni delle rivoluzioni e della controcultura hippie, ma la potenza trainante degli Eugenio sembra rappresentare il nuovo orizzonte del cambiamento.

a cura di Alessia Sabetta

La musica di Yann Tiersen in una nuova veste al Flowers Festival

Spogliata di ogni suono acustico, sul palco del Flowers Festival la musica di Yann Tiersen sembra perdere le sembianze umane e accompagnare l’ascoltatore in un viaggio astratto e astrale. 

La data del 14 luglio 2022 a Collegno (TO) è stata  per Yann Tiersen l’ultima tappa in Italia del tour 11 5 18 2 5 18, titolo dell’ultimo album del compositore francese uscito il 10 giugno 2022. Ad introdurre il concerto è QuinQuis, compositrice, cantante e fotografa bretone, moglie dal 2016 del compositore francese. La sua sensibilità si percepisce fin dalla prima nota e la sua voce vibra con delicatezza nel turbinio di suoni elettronici e pianoforte.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Lorenzo De Matteo

La musica di Yann Tiersen si è negli anni avvicinata gradualmente all’elettronica e il pubblico aveva già potuto ascoltare lavori frutto di una nuova ricerca sonora in Kerber, album uscito nell’agosto 2021, che però manteneva ancora un contatto con la naturalezza del suono ed entrava in relazione con le note del pianoforte, dalla struttura melodica ed organica. Dopo neanche 10 mesi viene pubblicato l’album 11 5 18 2 5 18, in cui Yann Tiersen sembra compiere un ulteriore passo: 9 brani completamente elettronici, frutto di un processo compositivo che attraverso continue mutazioni rende irriconoscibili i sample di partenza.

La musica si fa puro ritmo e colore, lo spazio scenico infatti è dominato da giochi di luce attentamente studiati e la figura umana ne risulta sovrastata e messa in disparte. Sul proscenio scende dall’alto un grande telo bianco semitrasparente, creando una sottile barriera tra il pubblico e il palcoscenico. L’animazione di luce sul telo dialoga con quelle sul fondale del palco e lo spazio scenico prende le sembianze di un portale, in cui la musica prende vita e trasforma ciò che la circonda. Nel mezzo sono presenti, dietro le loro console, Yann Tiersen e il visual artist Sam Wiehl.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Fabio Marchiaro

Il concerto è un susseguirsi di suoni, colori e immagini, senza interruzione se non per gli applausi del pubblico.

Iniziando con brani dal carattere più lieve e dalle tinte chiare, si procede poi verso pezzi dal suono più aggressivo, con Tiersen che gioca magistralmente in un equilibrio dinamico tra tinte scure e colori accesi. 

In chiusura per un ultimo momento di sospensione ipnotica ritorna sul palco QuinQuis e la sua voce leggera incanta il pubblico con “13 1 18 25  (6 5 1 20. 17 21 9 14 17 21 9 19)”, ottavo e ultimo brano dell’album, frutto della collaborazione tra la compositrice e Tiersen: i titoli dei brani non sono infatti più dei luoghi fisici e reali, come nell’album precedente, ma delle sequenze di numeri. 

Attraverso forme astratte e artificiali, frutto dell’intelligenza umana, Yann Tiersen sembra voler risalire a una primordiale forma di vita, ripercorrendo la storia della Terra e della sua civilizzazione da una prospettiva più ampia: l’uomo è al centro in quanto artefice, ma vedendosi dallo Spazio, si accorge di essere energia, un insieme di particelle di luce parte dell’intero Universo.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival

La sensazione è che non tutto il pubblico sapesse delle ultime sperimentazioni del compositore, e fosse lì più per la sua fama che per ascoltare una versione live del suo album.  Durante l’esecuzione dei brani la maggior parte del pubblico rimane seduto, come si fa per un ascolto “tradizionale”, pochi decidono di ascoltare in piedi, lasciandosi muovere dalle suggestioni ritmiche delle composizioni.

Probabilmente molti sono rimasti piuttosto sorpresi dal concerto e ancora “storditi” si saranno domandati se i titoli dei brani con tutti quei numeri avessero a che fare con la serie televisiva Stranger things.

Mantenendo momenti in cui gioca con la semplicità del minimalismo, Yann Tiersen ha trovato senza dubbio una nuova chiave per esprimere l’essenza della sua poetica, riuscendo a regalare durante il concerto momenti di grande potenza espressiva.

 A cura di Stefania Morra

Quattro esibizioni in un solo concerto: Irama @ Stupinigi Sonic Park

Ci sono concerti che vengono ricordati come adrenalinici, altri come commoventi, e poi ci sono artisti come Irama, che è riuscito a portare sul palco del Stupinigi Sonic Park un turbinio di emozioni che difficilmente può essere descritto. Filippo Maria Fanti, in arte Irama, inizia a farsi notare nel panorama televisivo e musicale partecipando nel 2016 a Sanremo nella categoria Nuove Proposte e poi nel 2018 al talent show Amici di Maria De Filippi risultando vincitore della categoria Canto, per poi tornare a Sanremo nel 2019, 2021 e 2022 – classificandosi secondo nella categoria Campioni con “Ovunque Sarai”.

Ad aprire la serata del 16 luglio 2022 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi è Giorgia Li Vecchi – in arte Giøve – cantautrice torinese classe ‘99. A luglio 2021 ha preso parte all’Altamarea Festival e ad ottobre 2021 ha vinto il premio al miglior testo al Premio Bianca D’Aponte, competizione riservata alle cantautrici. Prima volta di fronte a così tanti spettatori, Giøve non nasconde l’emozione, ma cerca sin da subito di coinvolgere il pubblico chiedendo di battere le mani all’unisono. Molti sono gli spettatori che la sentono cantare per la prima volta, altri sono già suoi grandi fan: nasce un vero e proprio tifo, con cartelloni, urla e Instagram stories con le lacrime agli occhi. 

Giorgia Li Vecchi (Giøve) sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

Pochi minuti di pausa, un bambino in braccio al genitore che chiede a gran voce «Ma quando arriva Irama?!», ed ecco che sale sul palco Epoque, nome d’arte di Janine Tshela Nzua, cantante e rapper di origine congolese, nata a Torino e cresciuta tra Parigi e Bruxelles. Tra i singoli che porta davanti al pubblico c’è “Boss (io & te)”. brano che mischia italiano, lingala e francese e che l’ha portata al successo; tornerà poi più avanti nella serata, al fianco di Irama, per cantare con lui il featuring “Moncherie”.  Più volte ripete «Nichelino, ci sei?», attirando l’attenzione non solo con la sua voce ma anche con un atteggiamento sicuro sulla scena. 

Irama ed Epoque sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

È la volta del tanto atteso Irama, che compare sul palco tra le note di “Mediterranea”, mentre il pubblico esplode in un grido di gioia. Si alternano singoli più conosciuti come “Arrogante” ed il nuovo “PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM”; altri che «vediamo quanti la conoscono»: “È la Luna”. Nel buio della notte, il cantante chiede ai fan di accendere le torce del telefono, per cantare tutti insieme il brano che «dopo stasera» porterà «sempre nel cuore»: “Ovunque sarai”. Al suo fianco durante la serata è presente anche Fré Monti – Francesco Monti –, per cantare insieme il singolo “Milano”. 

Irama e Francesco Monti (Fré Monti) sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

Un’esibizione all’insegna dell’eterogeneità musicale: a cominciare dalla cantautrice Giøve, passando per il rap cosmopolita di Epoque e arrivando al pop di Irama, accompagnato dalla voce di Fré Monti. Generi diversi e artisti differenti, ognuno con il proprio percorso, che hanno saputo unirsi in un unico obiettivo: quello di lasciare ai propri fan, e non solo, un’emozione, da portarsi dietro fino al prossimo concerto. 

A cura di Chiara Vecchiato

TOdays: presentata la settima edizione del festival alternative rock

Il 14 luglio all’interno del dehors di Edit si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della settima edizione del TOdays. Tre giorni di musica con 96 artisti per 16 band, 11 delle quali in esclusiva unica nazionale e 14 per la prima volta a Torino: è questo il programma del festival torinese in programma nell’ultimo fine settimana di agosto, dal 26 al 28, a sPAZIO211 e all’ex Fabbrica Incet.

A presentare gli artisti che saliranno sul palco ci hanno pensato Alessandro Isaia, Segretario Generale di Fondazione per la Cultura Torino e Gianluca Gozzi, direttore artistico del festival. Entrambi hanno spiegato come per tre giorni Torino diventerà una delle mete europee d’elezione per i giovani e gli appassionati della musica rock d’avanguardia, grazie alla variegata proposta di artisti alternative sia internazionali che italiani. Ha preso parola anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che si è detto orgoglioso dell’arricchimento del programma culturale torinese, grazie anche alla scelta coraggiosa degli organizzatori di valorizzare la periferia della città.

Stefano Lo Russo, Alessandro Isaia e Gianluca Gozzi [credits foto: Martina Caratozzolo]

I palchi su cui si svolgerà il festival saranno due: il main stage degli spettacoli sarà il palco all’aperto di sPAZIO211, dove si alterneranno i concerti tra le ore 18.00 e le 24.00 per tutte le tre giornate. In tarda serata i live proseguiranno tra le mura della ex fabbrica Incet, con una serie di performance che permetteranno al pubblico di godere della musica dal vivo fino a tarda notte.

Le tre giornate sono state presentate con tre concetti chiave differenti: le performance del 26 agosto faranno da inno al superamento dei generi, quelle del 27 al talento e quelle del 28 alla gioia. Inoltre, i colori del logo di questa edizione veicolano le idee di apertura e di dinamicità alla base del festival: il nero, per andare oltre il buio e i confini, e il rosso, come simbolo del cuore pulsante e della passione.

[credits foto: Martina Caratozzolo]

Il programma e la timetable del festival:

  • venerdì 26 agosto

sPAZIO211:

18:45 GEESE -data unica italiana-

20:00 HURRAY FOR THE RIFF RAFF -data unica italiana-

21:20 BLACK COUNTRY, NEW ROAD -data unica italiana-

22:45 TASH SULTANA

ex fabbrica INCET:

23:00 VOODOOS & TABOOS

00:00 TAMBURI NERI

01:00 ADIEL

  • sabato 27 agosto

sPAZIO211:

18:45 SQUID – data unica italiana –

20:00 LOS BITCHOS

21:20 MOLCHAT DOMA – data unica italiana –

22:45 FKJ – data unica italiana –

ex fabbrica INCET:

23:00 SPACERENZO

00:00 WHODAMANNY

01:00 MYSTIC JUNGLE

  • domenica 28 agosto

18:45 ARAB STRAP – data unica nord Italia –

20:00 DIIV – data unica nord Italia –

21:20 YARD ACT – data unica italiana –

22:45 PRIMAL SCREAM – data unica italiana -.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale: http://www.todaysfestival.com/.

A cura di Martina Caratozzolo

Brillanti e coraggiose: Ditonellapiaga e Margherita Vicario al Flowers Festival

Al Flowers Festival di Collegno nella serata del 13 luglio 2022 è stata la volta di Margherita Vicario e Ditonellapiaga che hanno fatto ballare ed emozionare il pubblico. Le due cantautrici hanno portato sul palco con coraggio le loro forti personalità, raccontandosi con le loro scelte stilistiche e i loro testi; in punti diversi delle loro carriere, ma entrambe con alle spalle una formazione anche di tipo teatrale, entrambe si distinguono per i loro progetti mai scontati e frutto di un’autentica ricerca personale.

Foto di Isabella Ravera

Ad aprire il concerto è stata Caffellatte (nome d’arte della cantautrice, attrice e scrittrice barese Giorgia Groccia, classe 1994), che con la sua delicatezza e essenzialità ha regalato al pubblico una golden hour accompagnata da note leggere e malinconiche. 

Poi arriva il momento dei set principali, e sul palco sale per prima Ditonellapiaga (pseudonimo di Margherita Carducci, cantautrice romana classe 1997), che apre il concerto con “Morphina” per poi alternare pezzi dalle facce mutevoli – come richiama il titolo del suo album d’esordio Camouflage –, ma che mantengono un’anima comune. Senza grandi scenografie, accompagnata da una band (Benjamin Ventura alla tastiera, Alessandro Casagni alla batteria, Adriano Matcovich al basso) e con la sua forte presenza scenica, Ditonellapiaga riesce a far vibrare il palco, non risultando mai ripetitiva e coinvolgendo il pubblico. 

Spiccano indubbiamente le sue capacità performative: molto attento è l’uso del movimento, con momenti di coreografia veri e propri, che sembrano richiamare modelli internazionali come Madonna e Britney Spears. Non da meno è la capacità interpretativa della cantautrice, che emerge sia negli intermezzi recitativi, sia nel canto, e che rende il suo live dinamico e mai piatto. 

Elettrica e brillante, Ditonellapiaga lascia il pubblico carico di energia e curioso di vedere quali saranno le sue future evoluzioni come artista. 

Foto di Isabella Ravera

A seguire è il momento di Margherita Vicario, che non manca mai nel dimostrare il suo affetto per Torino. Subito prima del concerto scrive in un post su Instagram: «Torino le ho scritte tutte lì da te! Con alti e bassi, è dal 2018 che vuoi bene anche a me.» E il pubblico torinese non può che ricambiare, cantando a squarciagola ogni canzone. 

Dietro di lei, a fare da scenografia sono tre pannelli bianchi su cui compaiono le parole “Egalité”, “Fraternité” ed “Abaué”, quest’ultima titolo del primo singolo pubblicato sotto InriTorino e che nel 2019 ha sancito l’inizio della sua collaborazione con Dade, musicista e produttore torinese e fondatore della stessa Inri.

Per chi l’aveva conosciuta agli esordi con l’album Minimal Musical e per brani come  “Il bacio” e “Il responsabile”, la pubblicazione di “Abaué” e dell’album Bingo sono stati un mix di stupore e sorpresa. La cantautrice Margherita Vicario di strada ne ha fatta parecchia e, senza mai tradire la sua identità, è passata da suonare in compagnia solamente della sua chitarra, a un progetto completo e maturo, dal sound unico in tutta Italia.

A circa metà concerto le viene portata proprio una chitarra e la cantante introduce il brano “Frollino” così: «Ora posso farvela sentire come l’avevo immaginata, grazie a questa band fantastica». A seguire l’esecuzione del brano, dapprima in versione acustica e poi con l’accompagnamento di tutta la band (Davide Savarese alla batteria, Stefano Rossi al basso, Cristiana Della Vecchia alla tastiera, Elisabetta Mattei al trombone, Riccardo Nebbiosi al sax contralto e Giuseppe Panico alla tromba). Da sottolineare la bravura della corista Micol Touadi, a cui Vicario lascia ampio spazio solistico nel corso del concerto.

Foto di Isabella Ravera

Il motivo di “Abaué” fa da filo conduttore e ritorna più volte durante il live, fino a conclusione. Margherita Vicario incita il pubblico a una sorta di rito di chiusura: un gioco corale a due voci, su cui la cantautrice improvvisa frasi vocali. I fan assistono al suo volteggiare in una danza ricca di espressività, dai caratteri quasi rituali: una donna sicura di sé che può finalmente liberarsi nello spazio che la circonda.

A cura di Stefania Morra

La Pianura Pagana: Luppolo in Rock 2022

Martedì 12 luglio ha avuto inizio la terza edizione del Luppolo in Rock, festival all’insegna del rock e del metal che si tiene nel cuore della Pianura Padana, all’interno della cornice naturalistica del Parco delle Colonie Padane di Cremona, e che nel corso del tempo è distinto nel corso del tempo per la qualità della proposta musicale offerta. 

All’organizzazione del Luppolo in Rock paice descriversi come «un gruppo di amici, una passione comune il rock e l’heavy metal ed una birreria», ovvero il cuore pulsante di un  festival capace, già nelle precedenti edizioni,  di eccellere nel panorama italiano per la qualità della proposta musicale: nel tempo si sono susseguite le apparizioni di Geoff Tate ( ex Queensrcyche), Primal Fear, ma anche Dark Tranquillity, Evergrey, Armored Saint, Flotsam & Jetsam e i Metal Church, Fredoom Call Kamelot, nomi particolarmente  importanti nel panorama dell’hard rock e del metal in Italia.

Anche quest’anno la kermesse si preannuncia assai ricca e variegata, con un cartellone fitto d’impegni lungo i sei giorni della manifestazione. Le prime tre serate (12/13/14 luglio), tutte ad ingresso gratuito, saranno infatti totalmente dedicate al metal nostrano, mentre il week-end vedrà un fine settimana ricco di ospiti internazionali di grande rilievo in un pot-pourrì che spazierà dall’hard rock, al progressive metal, al metal estremo sino al thrash metal old school.

Si alterneranno sul palco le seguenti band:

Martedì 12 luglio: Snei Ap, Goldunk, Umbria Noctis e Brutt Oss;
Mercoledì 13 luglio: Mortado, Gunjack, Chrysarmonia, Forevermore;
Giovedì 14 luglio: Old Bridge, Dark Quarterer, Rain, Tossic;
Venerdì 15 luglio: Jorn, Moonsorrow, Jesper Binzer Band, Furor Gallico e Scala Mercalli;
Sabato 16 luglio: Katatonia, Leprous, Moonspell e Shores of Null;
Domenica 17 luglio: Testament, Exodus, Heathen, Extrema e Skanners.

Per acquistare i biglietti: https://www.luppoloinrock.com/biglietterie

Immagine in evidenza: https://www.luppoloinrock.com/

A cura di Stefano Paparesta

La webzine musicale del DAMS di Torino