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Ariete al Flowers Festival, un elogio all’adolescenza

Iniziato il 29 Giugno, il Flowers Festival 2022 si è concluso il 16 luglio 2022 con il concerto della cantautrice Ariete, che si è raccontata sul palco in modo semplice e spontaneo. 

Con Specchio Tour 2022 Ariete è già al suo secondo tour a soli vent’anni d’età. La giovane cantautrice ha avviato la sua carriera negli anni della pandemia, e in poco tempo le sue canzoni di carattere intimo hanno fatto il giro di tutta Italia; indubbiamente la sua fama è figlia dei social network: su TikTok vanta 514.7K di followers e negli anni è stata capace di costruire un ottimo dialogo con i suoi fan. 

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Fabio Marchiaro

La platea è gremita di ragazzi, pronti a riprendere con il cellulare il suo arrivo sul palco. Dopo una lunga attesa ecco comparire Ariete (pseudonimo di Arianna Del Giaccio) vestita con una salopette di jeans e un cappellino arancione. Emerge subito la personalità trasparente e priva di ambiguità della cantautrice: caschetto nero, identità gender fluid e voce inconfondibile. Ad aprire il concerto è il brano “L’ultima notte”, cantata e suonata con la chitarra elettrica dalla stessa Ariete, mentre per i pezzi successivi viene raggiunta da Emanuele Fragolini alla batteria, Jacopo Antonini al basso e alle tastiere, e Alessandro Cosentino alle chitarre.

Durante tutto il concerto i fan lanciano e regalano ad Ariete in segno di affetto i più disparati oggetti, tra cui un reggiseno con all’interno delle sigarette, una bandiera della pace, delle ciabatte a forma di unicorno… tutte cose che la cantante userà sul palco durante la sua performance. Ariete si dimostra molto gentile verso tutti, reagendo a ciò che succede con una grande ironia e leggerezza. 

Foto di Fabio Marchiaro

A circa metà concerto arriva l’evento più atteso dai fan: come è tradizione nei suoi concerti, Ariete sceglie due persone dal pubblico che abbiano qualcosa di importante da dire, a cui tengano particolarmente, dandogli la possibilità di salire sul palcoscenico. La cantautrice prima suona una versione acustica di “Venerdì” e poi dà la parola a Sara e a Sofia. La prima fa un appello per chi soffre di autolesionismo, e condividendo la sua esperienza, sprona a perseguire il proprio benessere mentale, mentre la seconda celebra l’anniversario di due amici, leggendo la loro storia d’amore. Il pubblico ascolta partecipe e la cantante è in grado di fare da mediatrice, in modo che non sia pura esibizione del dolore, ma piuttosto racconto e condivisione. 

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Lorenzo De Matteo

Uno dei momenti più emozionanti di tutto il concerto è l’esecuzione di “Spifferi”: da sola sul palco, Ariete canta accompagnandosi al piano, e il pubblico, con tutte le luci accese e alzate al cielo, si emoziona e canta il brano con le lacrime agli occhi.

A un primo ascolto potrebbe trasparire dai testi di Ariete una sorta di ingenuità, ma dietro cui c’è anche una grande consapevolezza. Per quanto le sue canzoni sembrino avere poco a che fare con una vera e propria scrittura musicale, ma risultino piuttosto essere dei flussi di coscienza confidenziale accompagnati dalla musica, bisogna riconoscere il grande talento dell’artista che, sostenuta da tutto il suo team, è in grado di far vivere ai fan un concerto in cui si possano sentire a casa; concetto perfettamente espresso dalla frase «Le mie braccia sono il posto in cui potrai ripararti, in cui potrai ripararti» del brano “Cicatrici” scritto in collaborazione con Madame, con cui Ariete chiude il concerto.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival

Non ci poteva essere dunque titolo più azzeccato per il primo album della cantante, Specchio, uscito 25 febbraio 2022 con l’etichetta Bomba Dischi: una generazione si è riflessa nei suoi testi, e in ciò va ricercata senz’altro la radice del successo di Ariete. La musica ha aiutato lei e ora, a specchio, aiuta i suoi fan. Le sue canzoni si trasformano in uno strumento per affrontare le montagne russe e le insicurezze tipiche dell’adolescenza, diventando per i giovani ragazzi un modello a cui fare riferimento. 

A cura di Stefania Morra

La musica di Yann Tiersen in una nuova veste al Flowers Festival

Spogliata di ogni suono acustico, sul palco del Flowers Festival la musica di Yann Tiersen sembra perdere le sembianze umane e accompagnare l’ascoltatore in un viaggio astratto e astrale. 

La data del 14 luglio 2022 a Collegno (TO) è stata  per Yann Tiersen l’ultima tappa in Italia del tour 11 5 18 2 5 18, titolo dell’ultimo album del compositore francese uscito il 10 giugno 2022. Ad introdurre il concerto è QuinQuis, compositrice, cantante e fotografa bretone, moglie dal 2016 del compositore francese. La sua sensibilità si percepisce fin dalla prima nota e la sua voce vibra con delicatezza nel turbinio di suoni elettronici e pianoforte.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Lorenzo De Matteo

La musica di Yann Tiersen si è negli anni avvicinata gradualmente all’elettronica e il pubblico aveva già potuto ascoltare lavori frutto di una nuova ricerca sonora in Kerber, album uscito nell’agosto 2021, che però manteneva ancora un contatto con la naturalezza del suono ed entrava in relazione con le note del pianoforte, dalla struttura melodica ed organica. Dopo neanche 10 mesi viene pubblicato l’album 11 5 18 2 5 18, in cui Yann Tiersen sembra compiere un ulteriore passo: 9 brani completamente elettronici, frutto di un processo compositivo che attraverso continue mutazioni rende irriconoscibili i sample di partenza.

La musica si fa puro ritmo e colore, lo spazio scenico infatti è dominato da giochi di luce attentamente studiati e la figura umana ne risulta sovrastata e messa in disparte. Sul proscenio scende dall’alto un grande telo bianco semitrasparente, creando una sottile barriera tra il pubblico e il palcoscenico. L’animazione di luce sul telo dialoga con quelle sul fondale del palco e lo spazio scenico prende le sembianze di un portale, in cui la musica prende vita e trasforma ciò che la circonda. Nel mezzo sono presenti, dietro le loro console, Yann Tiersen e il visual artist Sam Wiehl.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Fabio Marchiaro

Il concerto è un susseguirsi di suoni, colori e immagini, senza interruzione se non per gli applausi del pubblico.

Iniziando con brani dal carattere più lieve e dalle tinte chiare, si procede poi verso pezzi dal suono più aggressivo, con Tiersen che gioca magistralmente in un equilibrio dinamico tra tinte scure e colori accesi. 

In chiusura per un ultimo momento di sospensione ipnotica ritorna sul palco QuinQuis e la sua voce leggera incanta il pubblico con “13 1 18 25  (6 5 1 20. 17 21 9 14 17 21 9 19)”, ottavo e ultimo brano dell’album, frutto della collaborazione tra la compositrice e Tiersen: i titoli dei brani non sono infatti più dei luoghi fisici e reali, come nell’album precedente, ma delle sequenze di numeri. 

Attraverso forme astratte e artificiali, frutto dell’intelligenza umana, Yann Tiersen sembra voler risalire a una primordiale forma di vita, ripercorrendo la storia della Terra e della sua civilizzazione da una prospettiva più ampia: l’uomo è al centro in quanto artefice, ma vedendosi dallo Spazio, si accorge di essere energia, un insieme di particelle di luce parte dell’intero Universo.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival

La sensazione è che non tutto il pubblico sapesse delle ultime sperimentazioni del compositore, e fosse lì più per la sua fama che per ascoltare una versione live del suo album.  Durante l’esecuzione dei brani la maggior parte del pubblico rimane seduto, come si fa per un ascolto “tradizionale”, pochi decidono di ascoltare in piedi, lasciandosi muovere dalle suggestioni ritmiche delle composizioni.

Probabilmente molti sono rimasti piuttosto sorpresi dal concerto e ancora “storditi” si saranno domandati se i titoli dei brani con tutti quei numeri avessero a che fare con la serie televisiva Stranger things.

Mantenendo momenti in cui gioca con la semplicità del minimalismo, Yann Tiersen ha trovato senza dubbio una nuova chiave per esprimere l’essenza della sua poetica, riuscendo a regalare durante il concerto momenti di grande potenza espressiva.

 A cura di Stefania Morra

GENERIC ANIMAL AL CIRCOLO DELLA MUSICA: BENEVOLENT TOUR

Il 1° aprile 2022, presso il Circolo della Musica di Rivoli si è tenuta la prima data del Benevolent Tour di Generic Animal. A scaldare l’atmosfera e il pubblico ci ha pensato il giovanissimo artista nostrano Marco Fracasia.

Alla sua quarta esperienza in studio Luca Galizia, in arte Generic Animal, esce il 18 marzo con il nuovo disco Benevolent promosso da un tour che al momento conta cinque date tra alcune delle principali città italiane come Bologna, Roma e Pisa. L’artista, che non ha potuto dare libero sfogo nei live al suo precedente disco Presto – pubblicato alle soglie dello scoppio dell’emergenza sanitaria – si cimenta in un tour con tanto di furgoncino e strumentisti pronti ad accompagnarlo in questo viaggio musicale.

Sono le ore 21.30 quando tra un qr code e l’altro e una birra in mano il pubblico si appresta a varcare le soglie della sala concerti del Circolo della Musica di Rivoli, ex Maison Musique, avvolta da un gioco di luci soffuse. L’atmosfera che si respira è intima e familiare, quasi come a riflettere le sensazioni del disco stesso. A catturare l’attenzione è il palco e la ricca strumentazione posizionata su di esso.

Un tecnico esegue gli ultimi test di rito e poi si parte con l’artista rivolese Marco Fracasia. Seduto a gambe incrociate al centro del palco e circondato dalla band di supporto, Marco si presenta con un synth in mano e con la voglia di trascinare il pubblico in una sorta di trance collettiva. Dopo una prima performance interamente strumentale, il musicista esegue alcuni tra i singoli tratti dal suo EP d’esordio Adesso torni a casa. L’artista, che a casa si trova di fatto essendo Marco rivolese, viene accolto calorosamente dal pubblico costituito in parte anche da amici e conoscenti.

Giunge poi il momento di Generic Animal che si presenta accompagnato dalla sua nuova formazione messa insieme ad hoc. Lo sfondo si tinge di giallo e al centro del palco accasciato in terra c’è Benevolent Kappa, il “bambino mascherato da mostro” come lo definisce Luca, un fantoccio dalle sembianze antropomorfe protagonista nella copertina del suo ultimo lavoro. Su invito dell’artista il pubblico si avvicina al palco, da cui prende vita una performance che stupisce per il talento dimostrato da ogni componente del gruppo. La voce di Luca è una garanzia e gli arrangiamenti studiati per la performance esaltano la bravura dei turnisti che lo accompagnano – Arianna Pasini, Michele Barletta e Giacomo Ferrari – e che passano agilmente da uno strumento all’altro.

Foto di Alessandra Mariani

All’esecuzione dei brani del nuovo disco, presentati in questa occasione per la prima volta in live, si alternano alcuni dei singoli più noti tratti dall’album precedente come “Scherzo” e “Presto”. Sotto palco i più affezionati non sbagliano una parola. Il flusso della serata viene variato a circa tre quarti del concerto con l’esecuzione inaspettata della cover del brano dei Wheatus “Teenage Dirtbag”, perla nostalgica dei primissimi anni 2000 che solo in pochi hanno riconosciuto, ricevendo ironicamente da parte del cantante l’appellativo di “young boomers”.

Dopo gli applausi, gli strumentisti abbandonano momentaneamente il palco per lasciare spazio ad un medley di quattro brani – “Aeroplani”, “Scarpe”, “Broncio” e “Qualcuno che è andato” – eseguiti dal cantante solo con voce e chitarra in una atmosfera più cupa e malinconica. L’esibizione volge alla conclusione con il ritorno sul palco della band e l’esecuzione degli ultimi tre brani previsti in scaletta.

Dopo l’applauso finale e i ringraziamenti, il pubblico viene esortato ad uscire trovandosi all’esterno sorpreso da un leggero manto di neve e da un freddo pungente, decisamente in contrasto con la calda atmosfera della serata appena giunta al termine.

Foto di Alessandra Mariani

A cura di Alessandra Mariani

10 TRA I MIGLIORI ALBUM DELLA SECONDA METÀ DELL’ANNO

Con la seconda metà dell’anno è continuata l’emergenza Covid, ma questo non ha comunque impedito che uscissero parecchi dischi validi: alcuni sono nati proprio a causa di questa situazione, altri parlano proprio di quanto sta accadendo. Così come l’articolo precedente, anche questo ne analizza 10 in ordine sparso, senza fare una classifica.

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LE PAGELLE DI X FACTOR 2020

Si è tenuta giovedì 29 ottobre la prima puntata dei live di X Factor, che è giunto alla sua 14esima edizione. Dopo un confronto con produttori e autori d’eccezione, i 12 concorrenti hanno presentato in prima serata i loro inediti, già disponibili su tutte le piattaforme streaming.
E con loro, ecco anche i nostri giudizi.

Melancholia – ”Leon”
Sono considerati i favoriti di quest’edizione, e forse non hanno tutti i torti. La voce della cantante è estremamente graffiante – sicuramente rimane impressa nella memoria di chi la ascolta – e la presenza scenica di cui è dotata la band sembra che riesca a trasportarla anche in studio. Il testo del brano è ispirato all’omonimo film di Luc Besson.
27/30

Cuore Nero – “Blind”
Con Frenetik&Orang3 a produrre il brano, è davvero difficile sbagliarsi: la base è un campionamento di “Ashes” di Stellar, artista che sta spopolando già da mesi sul noto social TikTok. Il pezzo è ritmato e divertente, il ritornello è molto catchy, ma sicuramente niente di originale.
24/30

Casadilego – “Vittoria”
Davvero difficile sbagliarsi con la penna di Mara Sattei e la produzione di Slait e Strage. La vocalità dolce e delicata della giovanissima cantante, accompagnata per lo più da un pianoforte, contrasta con il testo di un brano che racconta di rabbia e frustrazione. Bello, ma non esplode.
26/30

MYDRAMA – ”Cornici Bianche”
Anche questo brano vede la collaborazione di Mara Sattei per il testo e Young Miles per la produzione. L’inedito, particolarmente ritmato e ricco di contaminazioni, racconta di una dipendenza affettiva del passato della cantante. Interessante ed efficace la scelta di utilizzare una sezione d’archi per il bridge.
25/30

Vergo – ”Bomba”
Il reggaeton è arrivato ad X Factor, ma non al suo meglio. Eccessivo l’uso dell’auto tune. L’unica nota a suo favore, è che se fosse uscito in estate sarebbe alla vetta di tutte le classifiche.
18/30

Little Pieces of Marmelade – ”One Cup of Happiness” 
Un duo rock che fa per un’intera band, la “grande scommessa” del giudice Manuel Agnelli. Il loro è un brano esplosivo, che strizza l’occhio al garage rock di una volta, con qualche sfumatura punk e pop che compare nel ritornello. Sicuramente è strano vedere un inedito simile ad un talent come X Factor, che normalmente predilige generi più vicini al gusto del pubblico giovane.
25/30

Blue Phelix – “South Dakota”
Se questo brano fosse uscito negli USA, probabilmente sarebbe già diventato una hit: testo semplice ma importante, sonorità che ricordano quelle di cantanti già affermati come Troye Sivan e Labrinth. Ahimè in Italia avrà vita breve.
26/30

Manitoba – ”La domenica”
Molti considerano l’indie italiano un insieme di canzoni tutte uguali, e quando si ascolta un brano simile, viene un po’ da dare loro ragione. Questo in particolare, rappresenta il ritorno dei The Giornalisti con qualche nota anni ’80, e stufa già dopo la prima strofa. Non possono ovviamente mancare i riferimenti a Maradona.
22/30

NAIP – ”Attenti al loop”
Dopo averla ascoltata due volte, stiamo ancora cercando di metabolizzare. Quello che possiamo dire, è che probabilmente un featuring fra Elio e Le Storie Tese e Skrillex suonerebbe così: strano, sconnesso, apparentemente privo di senso e con un sound elettronico. Sembra assurdo, ma funziona.
24/30

cmqmartina – ”Serpente”
Pezzo estremamente radiofonico, decisamente pop. Una virata strana – ma nemmeno troppo – per una cantante che si è sempre mostrata affine alla musica elettronica. Anche qui la produzione è firmata da Strage, mentre il testo è di cmqmartina.
23/30

Eda Marì – “Male”
L’inedito nasce da un quesito: “Fanno più male le cose o le persone?”, e racconta della violenza che spesso e volentieri colpisce le relazioni. Il brano, che si avvicina al mondo dell’urban e dell’hip hop, sembra avere buone potenzialità, ma non spicca.
23/30

Santi – ”Bonsai”
Chissà se riceverà un’accusa per plagio da mezza scena It pop. Noi diciamo di sì.
21/30

10 tra i migliori album della prima metà dell’anno

La prima metà dell’anno, caratterizzata dalla pandemia di Covid-19, è stata sicuramente un periodo difficile per i musicisti di tutto il mondo, che hanno dovuto annullare o posticipare l’attività live. Molti hanno rimediato con dirette sui social per intrattenere i propri fan, altri hanno caricato online di propria iniziativa interi concerti. Nonostante tutto, nella prima metà dell’anno sono usciti diversi dischi interessanti. Questo articolo ne analizza 10 in ordine sparso, senza l’intento di fare una classifica.

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“Future Nostalgia”, il salto nel futuro passato di Dua Lipa

“You want a timeless song, I wanna change the game” (“Tu vuoi una canzone senza tempo, io voglio cambiare il gioco”) canta Dua Lipa nella title track dell’album Future Nostalgia, uscito venerdì 27 marzo – con una settimana di anticipo rispetto alla data prevista a causa del leak dell’intero disco. Versi che sembrano voler anticipare l’improvviso cambio di rotta della cantante.

A tre anni di distanza dal suo debutto internazionale con l’eponimo Dua Lipa, che le ha fatto guadagnare il premio Grammy come Miglior artista esordiente nel 2019, la cantante britannica ha deciso di fare un salto negli anni ’80/’90, cercando però di mantenere uno sguardo al futuro.

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