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Sanremo 2021 – PAGELLE FINALI

È uno strano Sanremo questo. E no, non solo per l’auto parodia di Ibrahimovic che imita sé stesso e riesce comunque ad intrattenere più di Fiorello, e nemmeno perché è dovuta arrivare Francesca Michielin a ricordarci che siamo nel 2021, così de botto. È uno strano Sanremo perché manca qualcosa. Mancano gli abbracci, manca il red carpet, manca il pubblico. Anche se di quest’ultima assenza non si è accorto nessuno, dato l’innato brio da pomeriggio in bocciofila che caratterizza da sempre la platea dell’Ariston. E ora che la settimana santa sta per volgere al termine, si tirano le somme di questo quantomeno anomalo 71° Festival della canzone italiana. Sempre nel nome delle tre A: Amore, Amadeus, Achille Lauro.

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Le pagelle di sanremo 2021 – seconda serata

E anche la seconda serata del 71esimo Festival di Sanremo si è conclusa, dando spazio alle esibizioni degli ultimi 12 concorrenti di quest’edizione. Anche Irama – che inizialmente era stato escluso a causa di un tampone molecolare positivo appartenente a un membro del suo staff – è riuscito a prendere parte alla gara, anche se non totalmente dal vivo.

Vediamo dunque le pagelle di questa seconda parte del Festival, presentate sempre in ordine di esibizione:

Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”
Orietta Berti torna alla carica con un abito sberluccicante e una canzone dal testo fra l’erotico e il cringe, con una linea melodica nello stile de “Il Volo”.
Voto: Premio del cuore/30

Bugo – “E invece sì”
Con un’intonazione degna di qualcuno a cui è stato appena tranciato un dito senza anestesia e un ciuffo in stile Justin Bieber nel 2013, Bugo decide di plagiare Battisti prolungando la nostra sofferenza all’infinito.
Voto: Andava meglio l’anno scorso/30

Gaia – “Cuore Amaro”
Pezzo radiofonico con un ritornello dal ritmo reggaeton, già pronto per scalare le classifiche. Carina, ma mi aspettavo di più.
Voto: 22/30

Lo Stato Sociale – “Combat Pop”
Qualche anno fa cantavano di passare una vita in vacanza, eppure non hanno rispettato l’impegno. Quindi ecco un tentativo di musica demenziale andato male. Malissimo.
Voto: 19/30

La Rappresentante di Lista – “Amare”
Discretamente bene, anche se l’originalità chiaramente non è una prerogativa di questa edizione del Festival.
Voto: 23/30

Malika Ayane – “Ti piaci così”
Tedio interminabile contornato da brillantini.
Voto: 18/30

Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”
Canzone impeccabilmente sanremese ed orecchiabile, interpretata in modo ottimo. Top 7 assicurata.
Voto: 24/30

Extraliscio con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti – “Bianca Luce Nera”
Dopo oltre 60 anni, il ritmo dell’habanera torna a Sanremo più forte che mai. Evitabile tanto quanto il trio Cinquetti – Leali – Bella.
Voto: 21/30

Random – “Torno a te”
Caro Random, mi stai simpatico, sei giovane e ti voglio bene. Ma avresti dovuto prendere qualche lezione di canto in più. Forse più che qualcuna.
Provaci ancora Sam/30

Fulminacci – “Santa Marinella”
Piacevole, non si è snaturato, sicuramente una gioia in mezzo al mortorio di questa sera.
Voto: 25/30

Willie Peyote – “Mai dire mai (la locura)”
Come ogni anno è necessaria la presenza di una canzone con una critica sociale. Questa volta tocca a Willie Peyote, che riesce a portare a termine il compito in maniera abbastanza originale – ma non troppo -.
Voto: 26/30

Gio Evan – “Arnica”
Gio Evan ci prova con una canzone a metà fra un plagio a Simone Cristicchi e uno a Fabrizio Moro. Ovviamente non risulta credibile in nessuno dei due casi.
Voto: “Scrittore e poeta, cantautore, umorista e performer ma lui non lo sa e vola lo stesso”/30

Irama – “La genesi del tuo colore”
Uno dei pochissimi pezzi che sembrano dare una parvenza di vita a questo Sanremo piuttosto lagnoso. Il bridge è molto figo.
Voto: 26/30

A cura di Ramona Bustiuc

LE PAGELLE DI SANREMO 2021 – Prima Serata

Fra una regia con spasmi e stacchetti discutibili – ad eccezione ovviamente di Achille Lauro – ecco le pagelle della prima serata della 71esima edizione del Festival di Sanremo secondo Clarissa e Ramona!

In ordine di esibizione:

Arisa – “Potevi fare di più”
Canzone tipica sanremese, praticamente un remake di “La notte”. C’è tanto potenziale sprecato.
Voto: 24/30

Colapesce Dimartino – “Musica Leggerissima”
TheGiornalisti con vibes di un agosto degli anni ’70. Molto radiofonica, sicuramente la sentiremo spesso.
Voto: 25/30

Aiello – “Ora”
Un vago inizio alla Call Me Maybe con un crescendo che culmina in un ictus. Mi aspettavo di meglio, ma sicuramente andrà migliorando con l’ascolto.
Voto: ?/30

Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”
Un Fedez emozionatissimo e una Francesca Michielin splendida. Una combo già provata e approvata in passato, ma che in questo caso non esplode.
Voto: 23/30

Max Gazzè e la Trifluoperazina Monstery Band – “Il Farmacista”
Max Gazzè plagia sé stesso con un look fra Noè e Nostradamus. Un po’ deludente.
Voto: 20/30

Noemi – “Glicine”
Dimenticabile non solo all’interno del panorama sanremese, ma anche in quello della musica italiana nella sua totalità. Non c’è evoluzione.
Voto: 18/30

Madame – “Voce”
È da apprezzare il fatto che non si sia snaturata più di tanto. Si è tenuta su un territorio sicuro, che è riuscita a valorizzarla abbastanza bene. Anche qui un buon potenziale piuttosto sprecato.
Voto: 24/30

Maneskin – “Zitti e buoni”
In assenza di Piero Pelù, ci hanno pensato i Maneskin a fare brutto con i distorsori e qualche parolaccia perché sì siamo sul palco dell’Ariston, ma siamo anche giovani e ribelli.
Voto: 25/30

Ghemon – “Momento perfetto”
Cugino anni ’70 di Colapesce e Dimartino, per fortuna più per il look che per la canzone. Il sound r’n’b veste bene la vocalità di Ghemon, che naviga in acque tranquille.
Voto: 26/30

Coma_Cose – “Fiamme negli occhi”
Aleggia il fantasma di Thom Yorke nelle melodie di un brano in cui i Coma_Cose non perdono il loro stile, pur confezionando una hit sanremese e radiofonica a tutti gli effetti.
Voto: 28/30

Annalisa – “Dieci”
Difficile immaginare qualcosa di più anonimo e scialbo. Più che dimenticabile.
Voto: 18/30

Francesco Renga – “Quando trovo te”
Anche quando Le Vibrazioni non sono in gara a Sanremo, in qualche modo ci sono lo stesso. Per l’occasione, coi capelli ricci.
Voto: ma basta/30

Fasma – “Parlami”
Non basta usare l’autotune a manetta per essere giovane e fare la trap. Ma Fasma ci crede e sforna una discreta canzoncina da teenager innamorato.
Voto: Tik Tok/30

https://youtu.be/MJhkALvLs0s

A cura di Clarissa Missarelli e Ramona Bustiuc

Le pagelle di Sanremo 2020

Tra polemiche, intro di piano e altre polemiche, siamo nel pieno della 70° edizione del Festival di Sanremo.
Finalmente abbiamo ascoltato tutti i ventiquattro brani dei big in gara e finalmente possiamo toglierci la soddisfazione di trovarci, per una volta, dall’altro lato della cattedra.

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Achille Lauro @ Teatro Della Concordia

È il 20 Luglio del ’69 e la luna è il Teatro della Concordia di Venaria Reale dove, l’11 ottobre, si è consumata la follia di paillettes di Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, e la sua band, che ha tracciato una linea ideale, immancabilmente costellata di borchie e di glitter, che unisce il 1920 al 2019, lo swing alla trap, il rock ‘n’ roll alla dance, il punk alla samba.

Nel caldo soffocante della sala, dal quale le fortunate prime file vengono alleviate grazie continuo lancio d’acqua dalle bottigliette di Achille e del fidato chitarrista e produttore Boss Doms, le età, i gusti musicali e l’estrazione sociale del pubblico creano un’ interessante platea, variegata sotto tutti i punti di vista: oltre a bambini e adolescenti, prontamente accompagnati dai genitori, non mancano, infatti, ventenni, trentenni, quarantenni.

Il target del Rolls Royce Tour sembra dunque creare una copiosa distanza dall’ Achille Lauro di Ragazzi Madre e Pour L’Amour, quest’ultimo di appena un anno fa, la cui partecipazione alla 69° edizione del Festival di Sanremo ha definitivamente lanciato sul grande mercato, moltiplicando, e modificando, anche il suo pubblico.

Ma lo sfavillante spettacolo, che volge lo sguardo all’estetica dell’eccesso glam e punk anni ’80, così come alla sregolatezza politically incorrect delle rockstar degli anni ’70, senza mai perdere di vista il cuore del figura di Achille Lauro, ragazzino delle periferie degradate che sogna una vita di follia e denaro, tra scintille, fumo e  stage diving, mette d’accordo i fan vecchi e nuovi.

Nonostante la sua personalità esplosiva e la sua natura di animale da palcoscenico, Lauro dà spazio anche alla sua band, valorizzata in momenti di improvvisazione e assoli, da cui emerge un’eccellente, affatto scontata, abilità tecnica fondamentale per la buona riuscita dei brani, tutti rigorosamente suonati dal vivo e, spesso, riarrangiati (impossibile non menzionare l’inaspettata versione swing anni ’20 di “Bvlgari“) .

Si salta, anche letteralmente, dalla samba in salsa trap di “Amore mi” al punk-rock di “Delinquente“, passando per “La bella e la bestia” con protagonisti pianoforte e voce, fino alle sonorità rock ‘n’ roll di “Cadillac“, con cui Lauro, Boss Doms e gli altri hanno fatto il loro ingresso sul palco, dopo Mattway & Uzi Lvke e Joey in apertura e un dj-set di benvenuto di Göw Trïbe.

Dall’ Achille Lauro del Rolls Royce Tour 2019, emerge un’evoluzione non solo dal punto di vista del crescente successo commerciale ma, soprattutto, da quello musicale: pur mantenendo una continuità con i primi lavori, nei testi, nei messaggi, nella persona di Lauro stesso, è tuttavia sempre più chiara la volontà di crescere, assorbire idee e sonorità dal passato e dal presente e di portare avanti uno show a tutto tondo.

Achille Lauro è musica, ma è anche pop culture, estetica, intrattenimento, eccesso.