La Notte della Taranta 2025 – Riflessioni a posteriori: la festa c’è, ma cosa resta davvero?

Il fine stagione salentino è inscritto l’ultimo sabato di agosto, quando il comune di Melpignano ospita la Notte della Taranta. L’evento, atteso tutto l’anno, in questo caso si è tenuto il 23 agosto (eccezionalmente il penultimo sabato del mese), quando circa 160 mila persone si sono radunate nello spazio dell’ex Convento degli Agostiniani per partecipare all’ormai imperdibile appuntamento con il Concertone finale.

Tra scenografie, tamburelli pulsanti e un cielo terso − come risarcimento di un improvviso temporale nel primo pomeriggio − questa 28ª edizione ha confermato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il ruolo centrale dell’evento nel panorama musicale e culturale italiano. David Krakauer, clarinettista di fama mondiale, ha ricoperto il ruolo di Maestro Concertatore, creando un ponte tra pizzica, contaminazioni klezmer (di cui è considerato uno dei massimi interpreti) e sperimentazioni contemporanee.

Sul palco, con lui, l’Orchestra Popolare, il corpo di ballo coreografato da Fredy Franzutti e la rosa di ospiti tra cui: Giuliano Sangiorgi, Ermal Meta, Serena Brancale, Antonio Castrignanò, il Canzoniere Grecanico Salentino, TÄRA, Settembre, Anna Castiglia, in aggiunta a Kathleen Tagg, SarahMK e Yoshie Fruchter, abituali collaboratori di Krakauer.

Nonostante le intenzioni espresse lo scorso anno dal presidente della Fondazione della Notte della Taranta, Massimo Bray, di voler riportare il Concertone a una dimensione più tradizionale e meno spettacolarizzata, l’esito è stato molto più vicino allo scorso anno (tra le edizioni più contestate) di quanto si potesse immaginare.

Le testate mainstream, come spesso accade, si sono concentrate sugli aspetti più televisivi dello show, lodando ad esempio Ema Stokholma e tessendone le lodi riguardo alla capacità di condurre in un contesto complesso come quello della musica tradizionale. Ma, al netto della professionalità, la realtà è un po’ diversa e le modalità di conduzione, i ritmi da palinsesto televisivo ricordavano un evento molto caro a noi italiani: mancava poco che dicesse «Dirige l’orchestra il Maestro David Krakauer, con il codice 01 canta Giuliano Sangiorgi». Che poi, Sangiorgi è stato effettivamente il primo artista a salire sul palco. Oltre al lancio del suo nuovo singolo in dialetto salentino sulla xylella (con tanto di videoclip proiettato), ha fatto quello che si presuppone faccia un artista alla Notte della Taranta: cantare la pizzica. Nel suo caso “Lu rusciu te lu mare” e “Quannu te llai la facce la matina”, conditi con i suoi acutissimi, hanno creato un bel tono malinconico che, tutto sommato, ha bilanciato bene l’atmosfera più festosa della serata.

Dalla diretta del Concertone

Ad alcuni degli altri ospiti è stata data la possibilità di interpretare un brano tradizionale, ma anche di eseguire un inedito del proprio repertorio. Ermal Meta si è interfacciato con “Lule Lule” brano della tradizione arbëreshe, omaggio alle sue radici albanesi, e ha eseguito anche il suo brano “Mediterrano”; Serena Brancale ha interpretato “All’acque all’acque”, brano in dialetto barese, ma anche la sua hit “Anema e Core”; Anna Castiglia ha eseguito prima “Ghali”, con cui si era presentata a X Factor 2023, e poi il “Beddha ci dormi”. Destino diverso è spettato ai due ospiti più giovani che non hanno dovuto cimentarsi con la tradizione: TÄRA ha interpretato “Araba fenice” e Settembre, dopo aver eseguito “Vertebre”, ci ha tenuto a specificare di avere un legame forte con questa terra perché «Vengo sempre in Salento a fare le vacanze».

A farsi carico della dimensione più autentica e tradizionale ci hanno pensato i cantanti dell’Orchestra Popolare − come sempre impeccabili – e anche Antonio Castrignanò con una potentissima “Aria Caddhipulina” (suo marchio di fabbrica), e il Canzoniere Grecanico Salentino (che ha spento 50 candeline di carriera) con “Pizzica Indiavolata” e “Lu Giustacofane”.

Ma cosa resta davvero di questa edizione?

L’amara certezza della direzione che la NdT ha ormai imboccato e che sta proseguendo con il rischio di un frontale diretto con la realtà che sente la mancanza dell’atmosfera popolare.

I tempi televisivi, le attese durante le pubblicità, i continui collegamenti con lo spazio della radio (che ricordano nitidamente i collegamenti di Sanremo con la nave o il Primo Maggio con lo stesso box radio), hanno raffreddato l’esperienza. Le misure di sicurezza con ingressi contingentati, le barriere divisorie, la disposizione data di aspettare poche ore prima dell’inizio per aprire le transenne d’ingresso, hanno spezzato la consuetudine del pomeriggio (se non addirittura la mattina o la notte) in piazza, fatta di suoni, risate e condivisioni pre concerto. A ciò si aggiungono: l’omaggio iniziale a Pippo Baudo un po’ forzato, “Kalinitta” con la scelta di non far salire sul palco tutti gli ospiti − come da tradizione non scritta −, il corpo di ballo ridotto e su cui sono circolate diverse perplessità rispetto all’interpretazione di passi che nel complesso poco avevano a che fare con la tradizione popolare. Eppure, proprio in apertura, una nota positiva c’è stata: la danza delle spade, relegata spesso in secondo piano o omessa, è stata eseguita brevemente, ed è un dettaglio da riconoscere e apprezzare.

Dalla diretta del Concertone

Tutto questo non toglie nulla alla bravura di Krakauer e alla sua capacità di maneggiare con cura le musiche tradizionali, contaminandole con quel q.b. necessario, e su questo non c’è dubbio. Così come è vero che, se l’obiettivo da spettatore è divertirsi, la NdT continua a funzionare: si canta e si balla pur non essendo cultori del genere.

Ma questo, forse, non basta più. O non basta per un progetto a lungo termine.

Un primo passo? Eliminare i brani del repertorio degli ospiti, per esempio. Scelta piccola ma un segnale chiaro: si tratta della Notte della Taranta, non di uno dei tanti eventi promozionali. La speranza è che la scelta del Maestro Concertatore, quasi controcorrente rispetto agli ultimi e lontano dai circuiti mainstream, sia davvero un esperimento per un cambio e non una singola eccezione.

Lo scopriremo il prossimo anno. Intanto continuiamo a sperare che qualcosa si stia muovendo davvero.

 Alessia Sabetta

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