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L’universo condiviso di Marco Castello al Flowers Festival

Al Flowers Festival di Collegno, che da dieci anni anima il cortile della Lavanderia a Vapore con un florilegio di artisti affermati e nuove promesse, domenica 13 luglio è toccato a Marco Castello salire sul palco.

Diciamocelo: ci si aspettava un gran concerto, e gran concerto è stato.

Prima ancora che le luci si accendano sui musicisti, sullo sfondo del palco spicca il logo dell’etichetta indipendente creata dallo stesso Castello per pubblicare il suo secondo disco Pezzi della sera, Megghiu Suli. L’espressione Siciliana suggerisce un doppio significato che sintetizza perfettamente la visione artistica di Marco Castello: “meglio da soli” e “il miglior sole”.

Foto di Alessia Sabetta

Il cantautore siracusano è salito sul palco con una band variegata e numerosa, che ha proposto brani del suo repertorio non solo conservando quell’estetica calda e casalinga che è ormai la sua cifra, ma espandendo ancora di più le sonorità grazie ai colori della chitarra elettrica e ai tre sassofonisti, che hanno regalato improvvise fiammate funk, riuscendo persino a far ondeggiare le teste dei cassieri nei bar.

Come in un grande raduno tra amici, con qualche migliaio di persone di fronte, Marco Castello riesce ad azzerare il dislivello tra palco e platea grazie alla schiettezza dei suoi testi, che nella loro assurdità si offrono come uno tsunami di meme in cui il pubblico si lascia volentieri travolgere, felice di annegare in una frivolezza che – almeno per un po’ – libera da ogni pensiero.

Attraverso una spontanea genuinità non solo caratteriale ma anche musicale, Marco Castello è in qualche modo casa. Il pubblico canta dall’inizio alla fine, ma soprattutto si muove, trasformando il concerto in un grande ritrovo condiviso. C’è chi scuote la testa, chi si dondola sentendosi leggero e chi – la maggior parte – balla freneticamente. 

Lo stesso Castello si scuote seguendo la sua musica, fatta di ritmi mediterranei, venature jazz e tastiere anni ’70. Costruisce un mondo sonoro profondamente in debito con i grandi della musica italiana come Lucio Battisti o Enzo Carella, e verso icone internazionali come Gilberto Gil, dei quali non a caso sceglie di portare sul palco alcune cover. 

Ma se le ispirazioni sono chiare e dichiarate, senza bisogno di stravolgimenti, il merito del cantautore siciliano è quello di ridare linfa a questi generi, soprattutto grazie alla forza inconfondibile dei suoi testi e delle sue linee melodiche, che rendono la sua musica immediatamente riconoscibile e facilmente condivisibile da chiunque.

Foto di Alessia Sabetta

Lo dimostrano anche i numeri legati agli ascolti: dai giorni dell’uscita del suo album di debutto Contenta tu nel 2021, il suo pubblico è cresciuto esponenzialmente, soprattutto grazie alla visibilità conquistata sui palchi dei festival – e senza alcun sotterfugio pubblicitario sui social – che hanno cementato una fanbase ormai fidelizzata.

Sul palco del Flowers, Marco Castello si conferma come un altro fiore prezioso del nostro panorama musicale: capace di sprigionare nuova energia e di liberare l’ossigeno necessario a farci respirare insieme.

Un po’ più leggeri, un po’ più vivi.

Marco Usmigli