Immersi in un mare di persone che saltano, ballano e cantano a squarciagola, l’energia travolgente di Simone Panetti e la frenesia collettiva trasformano il parterre dell’Hiroshima Mon Amour in un vortice di adrenalina e pogo sfrenato.
Noto a molti per il suo passato da streamer, Panetti è un artista romano che ha saputo rompere ogni etichetta dimostrando che si può creare ottima musica senza essere vincolati al mondo di internet e dei social. Ritorna live con un mini-tour di quattro date tra Bologna, Roma, Torino e il Mi Ami (Milano), portando sul palco un disco dalle sonorità completamente diverse rispetto ai suoi due album precedenti, Profondo rosa e Titolo provvisorio.
TOMBINO, il nuovo album uscito il due maggio, è nato in un pomeriggio di pura noia con l’intento di fare un “disco metallaro” sulla scia di “Cara Buongiorno”, prodotta da Greg Willen.
Panetti sale sul palco indossando una salopette animalier, affiancato da una band d’eccezione composta da Auroro Borealo, Valerio Visconti, Sebastiano Cavagna e Greg Dallavoce. Per mantenere un filo diretto con le sue origini da streamer, sull’asta del microfono campeggia una videocamera: il suo volto viene proiettato sullo schermo alle spalle, creando un ponte visivo con il mondo dello streaming e di Twitch.
Sin dalle prime note di “ALLE 6”, il pubblico viene travolto dal caos: sacchi dell’immondizia, usati come palloni da spiaggia, volano tra la folla.
Alla provocazione «A Bologna hanno pogato di più», il parterre risponde scatenandosi sulle note di “TOUCHDOWN”. Con “PEGGIORE IN CITTÀ”, Panetti lancia una sfida di viralità dei fan, chiedendo loro di fare piegamenti per tutta la durata del brano.
Lo show alterna momenti di puro disordine a interazioni folli con il pubblico, come la torta lanciata in faccia a un fan per festeggiare il suo compleanno. Commovente il momento di “Cagna”, la canzone da cui tutto ha avuto inizio ma, per non lasciare spazio a troppa introspezione. “CCCP” arriva a provocare il pensiero fascistoide con un moshpit confusionario e fuori tempo che Simone non manca di deridere.
Il manifesto di una generazione.
Come nei suoi lavori precedenti Panetti si mette a nudo affrontando senza filtri temi come ansia, paura, rabbia e frustrazione. Dice quello che la sua e la nostra generazione pensa, senza retorica né compromessi, mettendo in discussione il presente e interrogandosi sul futuro,
Le sue canzoni suonano bene in cuffia a volume massimo, ma dal vivo raggiungono la loro resa migliore. Panetti prende a schiaffi l’ascoltatore dalla prima all’ultima traccia, con un ritorno al punk ignorante e senza regole. Tra delirio, caos e imprevedibilità, il concerto si trasforma in un’esperienza collettiva senza schemi. Auroro Borealo si rivela una spalla solida e rassicurante per Simone, un supporto fondamentale sul palco.
Live perfetto? No. Ma forse è proprio questo il senso: stare insieme, divertirsi e prendersi qualche calcio in faccia, il prezzo di un live indimenticabile.
Vale la pena tornare a casa con i piedi distrutti, le orecchie che fischiano e qualche livido in più? Assolutamente sì. Ogni salto, ogni nota assordante e ogni spinta tra la folla diventano il segno di una serata vissuta al massimo, dove la musica non si è solo ascoltata, ma sentita sulla pelle.
Quindi, prendete il vostro paio di anfibi e non perdete tempo: comprate i biglietti per le prossime date perché passerete una serata di paura e delirio.
Sofia De March