Volendo racchiudere in poche parole il messaggio che il concerto Sentieri ha trasmesso, si potrebbe affermare che la musica, in fondo, è un rituale che unisce. E non parliamo di un rito noioso, ma di un rito che fa battere i cuori all’unisono, che ti trascina in un sentimento collettivo. Mercoledì 22 gennaio Unione Musicale ha portato sul palco del Conservatorio «Verdi» un quartetto straordinario di artisti, capitanato dall’eclettico Giovanni Sollima, che fa ritorno a Torino dopo il successo in Piazza San Carlo dei 100 Cellos, gruppo fondato dal violoncellista insieme a Enrico Melozzi. Con Sollima c’era Avi Avital, uno dei più importanti mandolinisti del panorama internazionale e il primo ad essere nominato ai Grammy Award per la musica classica. A completare il quartetto la voce autentica e naturale di Alessia Tondo, membro del Canzoniere Grecanico Salentino e, alla chitarra battente e alla tiorba, Giuseppe Copia specializzato in musica barocca e rinascimentale.

Il concerto va oltre i confini, abbatte tutte le barriere: le tradizioni si fondono, la distinzione tra generi musicali viene meno e anche la nota ‘quarta parete’ che separa il palco dal pubblico viene demolita. Nessun muro, nessun limite, ciò che conta è l’armonia e la sintonia che nasce da un incontro sincero tra artisti, pubblico, musica, emozioni e tradizioni. I suoni si trasformano in narrazioni, emozioni, ed energia. Ogni strumento e ogni ‘voce’ si intrecciano alla perfezione dando vita ad una fusione unica di suoni e sensazioni che hanno coinvolto ogni singolo spettatore. I quattro musicisti con le loro individualità diventano un magico superorganismo.
Giovanni Sollima, con il suo violoncello, sfida ogni convenzione: sussurra e urla allo stesso tempo, trasmettendo una profondità emotiva evidente non solo all’orecchio ma anche agli occhi. Le sue mani, i suoi movimenti e le espressioni del viso mostrano un virtuoso del violoncello ma anche un narratore-attore di storie, emozioni e pensieri. Il mandolino di Avital, con i suoi virtuosismi e la sua delicatezza, conferisce al concerto una dolcezza sognante che si contrappone all’energia vitale emanata da Sollima, e allo stesso tempo la completa.
L’interazione con il pubblico nasce da un invito di Sollima a battere a tempo le mani. Il concerto procede e l’interazione diventa spontanea. Da spettatore a protagonista: il pubblico si trasforma in coro – sorprendentemente preciso e intonato –, diretto da Alessia Tondo che gratifica la platea dissipando malinconia e negatività. «Cacciala fore malinconia, cacciala fore è malattia» cantavamo tutti insieme, unendo le voci in un «rito del buon pensiero che funziona solo se viene cantato», un’occasione quindi da non sprecare!

Sentieri è stato un viaggio lungo le strade del cuore, dove ogni passo era un incontro, un racconto, una condivisione. È stato anche un viaggio nel tempo che ha attraversato diversi territori musicali, dal barocco di Scarlatti alla musica tradizionale sefardita, turca, macedone, salentina, fino ad arrivare alla contemporaneità con musiche di Sollima – padre e figlio – e di Tondo. Un dialogo intenso tra epoche e tradizioni apparentemente lontane ma sorprendentemente vicine. La Sonata n. 2 di Scarlatti, sebbene affondi le sue radici nel barocco, si è integrata perfettamente con la vitalità della “Pizzica di Aradeo” e la freschezza di “Sta Notte” di Alessia Tondo.
Le differenze culturali non sono mai un limite, sono nutrimento e arricchimento che permette alla musica di raggiungere le corde più profonde.
Se il pubblico si fosse alzato per ballare la tarantella, la sala del Conservatorio si sarebbe trasformata davvero in una meravigliosa festa senza fine. Le due ore e mezza di concerto sono volate via in un soffio grazie a una performance coinvolgente che nessuno voleva più smettere di ascoltare e guardare. Al termine del programma ufficiale, l’entusiasmo del pubblico ha spinto gli artisti a tornare sul palco per due bis: la “Pizzica di San Vito” come brano ‘sorpresa’ e la “Pizzica di Aradeo”, brano che pur essendo stato riproposto ha riscontrato lo stesso travolgente successo della prima esecuzione.

La sala, animata da un’energia inconsueta, ha visto un pubblico partecipativo ma allo stesso tempo completamente incantato, attratto da un magnete potentissimo. La domanda sorge spontanea: sarà stata anche la presenza di molti studenti del Conservatorio a fare la differenza? Forse è il segreto del fragore degli applausi: una generazione giovane, coinvolta e pronta a condividere un’esperienza che richiama i rituali dei concerti di musica pop-rock.
Un pubblico, insomma, che ha saputo cogliere l’invito al viaggio nascosto in ogni nota e ogni gesto di Sollima e del suo stupefacente quartetto.
A cura di Ottavia Salvadori