Il circo della foresta di Caparezza in concerto @ Flowers Festival

Sono le 21:30 di lunedì 4 luglio 2022 quando il palco del Flowers Festival di Torino viene invaso da esseri erbacei che serpeggiano in modo minaccioso: non è un’invasione aliena, ma l’inizio del concerto di Caparezza (anche se ci sarebbero poche differenze tra le due).

Caparezza affronta il suo passato sotto forma di musicassetta/gogna, assieme al vocalist Diego Perrone (foto: Mattia Caporrella)

Il festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour e ospitato nel Parco della Certosa Reale di Collegno, accoglie la sesta data dell’Exuvia Tour: un tutto esaurito all’insegna dei brani dell’omonimo ottavo album del rapper pugliese. Un pubblico temerario e appassionato, che ha sfidato sole e pioggia sin dalle prime ore del mattino e nell’attesa, ammazza il tempo lanciando aeroplanini di carta verso il palco (non senza esultazioni a bersaglio centrato), fin quando Caparezza apre il suo spettacolo: primi brani in scaletta “Canthology”e “Fugadà”.

Un concerto che si muove tra numerose scenografie e costumi incentrati attorno alla natura, la foresta e i riti di passaggio. Nelle due ore e un quarto dello spettacolo se ne vedono di tutte: da serpenti e mantidi religiose giganti per “Contronatura”, fino all’adulazione del Dio Cicala, insetto simbolo di Exuvia («può sembrare una bestemmia ma non lo è, giuro» sottolinea Caparezza), che introduce “Vieni a ballare in Puglia”. Il siparietto che convince di più è un’allegoria sui social media, avvelenati dalla «fede cieca nelle proprie convinzioni» raccontata attraverso una versione esilarante dell’Orlando Furioso, trampolino di lancio per “Vengo dalla Luna”, immancabile nelle scalette di Caparezza.

Una delle scenografie più di spicco: un castello di carte per “Il mondo dopo Lewis Carroll” (foto: Mattia Caporrella)

Caparezza, oltre alla sua fidata e talentuosa band, si avvale di quattro performer che coprono un ruolo a metà tra ballerini e attori teatrali, trasformando lo spettacolo in un vero e proprio circo della foresta. Non mancano i brani più intimi, in cui spicca molto di più il lato musicale: in particolare l’arrangiamento di “La Certa” dona al brano, già potentissimo, un’energia ancora più folgorante. 

Verso il finale, un papà avvicina la lettera di suo figlio per il rapper al palco: con un sorriso sincero, Caparezza ringrazia e chiude il set principale con “Ti fa stare bene”. Il bis è affidato a «una canzone che è stata il mio rito di passaggio, che per un periodo ho anche smesso di suonare perché sono una testa calda. Ve la dedico, perché il vostro rito di passaggio arriverà senz’altro». La canzone in questione, “Fuori dal tunnel”, lascia il pubblico in un’atmosfera gioviale e di sgomento: un po’ per il caldo (nota di merito al festival che ha prontamente fornito acqua gratuita durante tutta la giornata), un po’ per lo spettacolo di altissimo livello musicale, teatrale e culturale che si è appena concluso. Solo Caparezza riesce in questo: i suoi concerti sfiorano l’happening, ma sono molto di più: sono celebrazioni trionfanti del mondo dell’immaginario – del resto «art is better than life», – «l’arte è meglio della vita» -, e questo il rapper di Molfetta lo sa bene.

Caparezza e i suoi performers in preghiera al Dio Cicala (foto: Mattia Caporrella)

Immagine in evidenza: Mattia Caporrella

A cura di Mattia Caporrella

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