Mercoledì 16 ottobre, si è inaugurata la stagione 2019-2020 dell’Unione Musicale: punto di riferimento importante per i concerti di musica da camera a Torino. Ad inaugurare la stagione con un concerto tutto dedicato a Chopin è Alexander Romanovsky, pianista di origine Ucraina, vincitore del concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni nel 2001.
Il pubblico in sala è numeroso, e aspetta con emozione l’entrata del giovane pianista. Romanovsky entra in scena, e per chi non l’avesse mai visto prima dal vivo, ha una grande somiglianza fisica con Adrien Brody: attore statunitense che ha interpretato il ruolo di Wladyslaw Szpilman nel film Il Pianista diretto da Roman Polanski.
La serata, all’insegna delle musiche di Chopin, si apre con i 3 Notturni op.9 dedicati a Maria Pleyel, moglie del noto costruttore di pianoforti Camille Pleyel. Ciò che rende i notturni di Chopin unici, per quanto modellati su quelli di John Field, è l’espressività degli abbellimenti nella melodia, influenzata dalla sua grande passione per il belcanto dell’opera ottocentesca. Romanovsky trasmette al meglio queste caratteristiche tramite la sua eleganza e delicatezza sonora, che rende l’esecuzione dei notturni una vera e propria aria operistica. Il Notturno n.2 in mi bemolle maggiore viene interpretato con una tale perfezione da mettere in dubbio l’esecuzione dal vivo dello stupendo pianista.
Chopin aveva una grande capacità nel trasfigurare e fare risplendere anche i generi minori, dando importanza melodica anche alle composizioni nate precedentemente con un fine tecnico-didattico. Ed è proprio questo il caso dei 12 Studi op.10, dove ogni studio affronta una diversa difficolta tecnica, ma senza mai perdere di vista l’esecuzione delle diverse colorature melodiche. Romanovsky racconta passo dopo passo la storia di questi dodici pezzi lasciando il pubblico a bocca aperta tramite il suo straordinario virtuosismo tecnico. Velocita e dinamicità accompagnano tutti i pezzi, concludendo nell’Allegro con fuoco in do minore che porta il pubblico del Conservatorio «Giuseppe Verdi» a numerosi applausi, chiudendo così la prima parte del concerto.
La seconda parte affronta un altro genere tipicamente chopiniano: le Mazurke. La rielaborazione istintiva di quel ritmo e di quelle melodie di origine polacca interessò Chopin fin dalle sue prime composizioni. Romanovsky tratta con grande stile ed eleganza la caratteristica danzante di queste pagine tramite un suono pulito che trasmette all’ascoltatore libertà e spensieratezza.
Subito dopo si ritorna al clima precedente con i 12 Studi op.25, un’altra serie di composizioni con note difficolta tecniche, che Romanovsky supera passo dopo passo con grande naturalezza e lucidità. Un intreccio di dinamiche alternate fra Lento e Presto presenta un percorso in crescendo che esplode nell’Allegro con fuoco e porta Romanovsky a concludere il programma in un vero finale in fiamme.
Gli infiniti applausi del pubblico portano il pianista all’esecuzione di ben 4 bis tra cui: Notturno N.20 in do minore di Chopin e La campanella (Étude S.140 No.3 in sol diesis minore) tratto dalla serie Grandes études de Paganini di Franz Liszt.