La Oslo Philharmonic Orchestra ha inaugurato domenica 20 ottobre la stagione 2019-2020 dei Concerti del Lingotto. La storica formazione norvegese, fondata nel 1919, ha festeggiato quest’anno, con un tour europeo i suoi primi cent’anni di attività concertistica. Sul podio a dirigere l’orchestra, c’era Vasily Petrenko direttore d’orchestra russo a capo della filarmonica dal 2013. Ospite di questa serata anche Leif Ove Andsnes, pianista norvegese vincitore del Concerto Award e del premio Recording of the Year conferito dal «BBC Music Magazine» nel 2015.
L’orchestra formata da 70 elementi si accomoda, e insieme al pubblico dell’Auditorium Giovanni Agnelli, aspetta con entusiasmo l’entrata del direttore. Petrenko dà il via alla serata con il folgorante Don Juan, poema sinfonico di Richard Strauss composto tra il 1887 e il 1888. L’atmosfera sinistra che accompagna diversi settori dell’orchestra conduce il brano verso un tutti contro tutti tramite scale velocissime e irregolarità ritmica. I diversi temi dell’opera si intrecciano passo dopo passo durante il lungo viaggio sonoro, fino a concludere il poema sinfonico in un’atmosfera malinconica che rappresenta la morte di Don Giovanni, ormai stanco della sua vita.
Dopo una dovuta pausa tra applausi e la preparazione del palco, Leif Ove Andsnes entra in scena accompagnato da Vasily Petrenko. Il secondo brano in programma è il Concerto per pianoforte e orchestra op. 16 di Grieg, una scelta non casuale visto che stiamo parlano dello stesso brano suonato dalla Filarmonica di Oslo, in occasione dell’inaugurazione del 27 settembre 1919. L’accordo iniziale di Andsnes dà il via a questo racconto melodico che descrive la sua terra tramite la naturalezza del linguaggio armonico e la freschezza delle idee musicali composte da Grieg. Il dialogo tra pianoforte e orchestra concertato da Petrenko passa da un movimento all’altro senza mai perdere il filo armonioso del racconto musicale. Orchestra e pianoforte si intrecciano con passaggi tecnici in crescendo, concludendo cosi il finale dell’Allegro moderato tra i numerosi applausi del pubblico.
La seconda parte del concerto presenta la Russia dì metà novecento con la Decima Sinfonia op. 93 di Dmitrij Šostakóvič. I ruoli si invertono, e a questo punto è Petrenko a sentirsi a casa, trasmettendo all’orchestra la giusta carica e passione della musica delle sue origini. Il Moderato del primo movimento si presenta come un lungo e continuo percorso di tensione-distensione che si spegne progressivamente nel nulla con un finale serpeggiante dei bassi. Il secondo movimento Allegro si contrappone nettamente al primo con una ritmica incisiva, sottolineata dalla parte solistica delle percussioni. L’Allegretto che funge da terzo tempo è una sorta di intermezzo dove si alternano dei misteriosi richiami del corno con episodi aperti dei flauti, in cui il compositore cita il proprio nome: D[imitri] SCH[ostakovic], ovvero D-S-C-H, re-mi bemolle-do-si. Questo “motto” autobiografico si ripresenta anche nel finale del quarto movimento Andante – Allegro, concludendo la sinfonia in un’atmosfera auto-celebrativa.
La sala esplode in un lungo e meritatissimo applauso premiando cosi la Oslo Philharmonic Orchestra e il suo direttore Vasily Petrenko, il quale regala al pubblico torinese altri due bis.