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ESC TRA MUSICA, POLITICA E UNA TORINO PRONTA A RINASCERE

Il 14 maggio si è tenuta la finale dell’Eurovision Song Contest 2022, che ha visto l’Ucraina trionfare con 631 punti, seguita da Regno Unito e Spagna − rispettivamente con 466 e 459 punti −. L’Italia si è posizionata comunque molto bene nella classifica generale, conquistando la sesta posizione con 268 punti. La serata conclusiva è stata spettacolare e non ha affatto deluso le aspettative che si erano create anche grazie alle due serate precedenti.

Tanti sono stati i momenti clou: dall’apertura di Laura Pausini che ha incantato il palazzetto con un medley della sua carriera musicale completo di cambi d’abito per ogni brano; alla formidabile esibizione di Mika che ha coinvolto l’intero pubblico: anche lui ha portato un medley di alcuni dei suoi inediti più importanti, in uno spettacolo ricco di effetti speciali. Passando poi per i Maneskin che hanno presentato il loro nuovo inedito “Supermodel”; fino ad arrivare a Gigliola Cinquetti e alla sua eleganza senza tempo. Momenti che hanno tenuto il pubblico incollato allo schermo fino alla fine, quando è stato decretato il vincitore.

È stata una vittoria politica?  Sì. Nonostante il nobile sentimento di solidarietà tra popoli − che ha riflesso la situazione geopolitica internazionale −, si sta pur sempre parlando di un contest canoro, in cui la musica dovrebbe appunto essere al primo posto. La canzone ucraina, “Stefania” dei Kalush Orchestra, è ricca di significato e la commistione tra sonorità folk e rap risulta sicuramente originale, ma forse questo non basta dal momento che in gara erano presenti diversi altri brani interessanti sia a livello di linguaggi musicali che di testi. Questa tesi è stata sostenuta dal punteggio che la giuria − composta dai rappresentanti delle diverse nazioni in gara – ha assegnato a “Stefania” è basso: la canzone non raggiunge il podio, nonostante abbia ricevuto il massimo dei punti da parte dei paesi dell’Est Europa. Sarà il giudizio del pubblico a ribaltare poi la classifica generale. 

Già da prima dell’inizio del contest l’Ucraina era la favorita per la vittoria: il trionfo dei Kalush Orchestra è stato piuttosto scontato e per niente inatteso. Come per ogni edizione l’unanimità dei pareri non viene mai raggiunta, e se è vero che l’Ucraina ha vinto anche per quello che sta affrontando, è vero anche che diversi sono stati i paesi rivelazione dell’intero contest e il tempo potrà dare loro giustizia.

Si può dire che anche quest’anno Eurovision sia stata una celebrazione che ha unito tanti paesi sotto il segno della musica: è stato bello vedere gli artisti divertirsi, cantare e supportarsi fra loro nel backstage e tra il pubblico, rappresentando appieno lo spirito della manifestazione. 

Foto: Alessia Sabetta

È proprio su questa dimensione gioiosa che si è concentrata la conferenza stampa di chiusura dell’Eurovision Song Contest, tenutasi il 15 maggio 2022 nel Gran Salone dei Ricevimenti di Palazzo Madama.

Ad aprire la conferenza è stato il sindaco Stefano Lo Russo, che in primis ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile l’organizzazione e la realizzazione dell’evento, considerato un punto di partenza per la produzione artistica di Torino. Questo uno degli elementi principali di tutto l’evento, insieme alla volontà di scommettere su una musica portatrice di un divertimento sano e la scelta del Parco del Valentino come luogo dell’Eurovillage, rivelatosi la location ideale per ospitare grandi eventi. Le prossime sfide che il sindaco ha intenzione di portare avanti riguardano la volontà di non disperdere la visibilità che Torino ha acquisito grazie a ESC, si è detto estremamente felice di sentir pronunciare, durante i collegamenti delle varie giurie, il nome della città. Ci tiene, inoltre a dare strutturalità e progressività al turismo nel corso di tutto l’anno, sfruttando un percorso sistematico di altri eventi inseriti all’interno di un quadro più complesso, di cui Eurovision era solo la punta dell’iceberg. 

Successivamente è intervenuto Alberto Cirio (Presidente della Regione Piemonte), che ha posto l’attenzione sulla capacità di fare squadra e lavorare in sinergia portando a casa uno spettacolo che fin dall’inizio era stato una sfida per la ricerca di luoghi, modalità e risorse, soprattutto nell’incertezza di una pandemia che dopo due anni rappresenta ancora un enorme problema. Eurovision si è rivelata una consapevolezza collettiva e anche per Cirio una delle sfide più importanti sarà quella di non disperdere il patrimonio che Torino ha in mano in questo momento. «Si festeggia un giorno per la sfida vinta, ma da domani si riprende a lavorare» ha annunciato.

Hanno poi preso parola i due produttori esecutivi di Rai. Per prima ha parlato Simona Mattorelli, che si è detta soddisfatta di quanto ottenuto: lo standard raggiunto è stato molto elevato e sono state impiegate le migliori tecnologie e le eccellenze della Rai per raggiungere il miglior risultato possibile. Poi Claudio Fasulo − che ha esordito dicendo «mi sento come la Cristoforetti», perché costretto ad un collegamento via cellulare a causa del contagio da Covid − ha voluto dare qualche informazione di carattere quantitativo, affermando che la media di share tra le ore 21 e l’1 nella serata finale ha aggiunto il 41.9%, coinvolgendo 6 milioni di telespettatori

Infine, Stefano Coletta, direttore di Rai 1, ha parlato in rappresentanza dei vertici Rai. Ha raccontato del lavoro complesso che c’è dietro all’apparato organizzativo, ringraziando tutta la forza lavoro che, instancabilmente, si è data da fare “sotto la linea”. Eurovision è stato il punto di partenza di un percorso di bellezza accolto da Torino, che in collaborazione con la Rai ha deciso di veicolare diversi valori. Ha poi parlato dei tre presentatori fortemente voluti – Mika, Laura Pausini e Alessandro Cattelan −, grazie ai quali si è respirato rispetto, libertà e capacità di dare spessore ad ogni diversità, permettendo in questo modo di far apprezzare al pubblico più generalista ogni sfumatura di eterogeneità. 

Nello spazio riservato alle domande dei giornalisti, Coletta ha poi voluto sottolineare con una punta di orgoglio che «dopo tanto tempo, nel vocabolario mass mediale dei giovani, Rai 1 non è più un canale spettrale». In questo stesso spazio, dopo una domanda relativa all’impatto economico, il sindaco ha voluto affermare che non si sente di parlare di Eurovision solo in termini di entrate e uscite: si è trattato di un investimento, un servizio donato alla città (che doveva ritornare ad avere degli spazi di socialità) e ai giovani, veri protagonisti dell’evento.

Si è affermato infine che è stato costruito un rapporto positivo tra Rai e Torino, dove Eurovision è servito a rinnovare il rapporto con l’ente. Il prossimo passo è quello di dimostrare a Rai che è utile investire nella città di Torino (e di conseguenza anche in tutto il Piemonte), non perché sia nata qui, ma per le dimostrazioni – anche in termini numerici − che sottendono una nuova mentalità, di cui Eurovision si è fatto portatore.

Immagine in evidenza: Nderim Kaceli

a cura di Alessia Sabetta