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MITO Settembre Musica: presentata la sedicesima edizione del festival

Nella mattinata del 29 giugno è stata presentata al Museo della Radio e della Televisione Rai di Torino e in contemporanea agli studi Rai di Milano la sedicesima edizione di MITO Settembre Musica, che si terrà dal 5 al 24 settembre 2022. A presentare la programmazione i sindaci delle due città Stefano Lo Russo e Giuseppe Sala, i rispettivi assessori alla cultura Rosanna Purchia e Tommaso Sacchi, il direttore artistico Nicola Campogrande e la presidente Anna Gastel.

Durante la conferenza stampa si è data grande rilevanza al tema dell’edizione di quest’anno: la luce, una metafora per uscire dal buio della pandemia, una ripartenza per la musica e la cultura simboleggiata dal ritorno delle grandi orchestre, grandi assenti nelle ultime due edizioni a causa delle restrizioni sanitarie.

Il festival, in partnership con Intesa Sanpaolo, guarda al futuro e all’Europa. Il desiderio degli organizzatori, infatti, è di uscire dai confini italiani realizzando un collegamento con Lione; possibilità che verrà discussa nei prossimi mesi.

La Philarmonia Orchestra aprirà il festival con lo spettacolo Luci Immaginarie [credits: Mark Allan]

L’evento sarà inaugurato dalla Philarmonia Orchestra diretta da John Axelrod all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto e darà il via a due settimane in cui il pubblico potrà godere di composizioni eseguite per la prima volta dal vivo in Italia, nonché di contenuti eseguiti appositamente per il festival; ci saranno inoltre eventi dedicati ai più piccoli che godranno della partecipazione di Elio nelle vesti di voce recitante. Non mancheranno certo recital pianistici del grande repertorio svolti in location intime e che permetteranno di riscoprire le composizioni di artisti come Bach, Debussy, Čajkovskij, Chopin e Beethoven. Non meno importanti saranno i due appuntamenti in cui il Meta4 Quartet porterà in scena la storia e l’evoluzione del quartetto d’archi.

MITO Settembre Musica 2022 porterà a Torino anche il pianista Ivo Pogorelich che sentiremo nello spettacolo Luci Erranti, il tenore Ian Bostridge che proporrà Les Illuminations op. 18 di Benjamin Britten e Barbara Hannigan che nel concerto Luci Celesti ricoprirà il ruolo di direttrice d’orchestra e soprano. La chiusura del festival è invece affidata alla Mahler Chamber Orchestra e al pianista Leif Ove Andsnes, che omaggeranno Mozart con lo spettacolo Cristalli.

Pogorelich suonerà composizioni di Ravel, Mozart, Chopin e Schumann [credits: Pierre-Anthony Allard]

Tra i concerti più curiosi segnaliamo Luce Viola che vedrà come protagonista e solista la viola, Luci Bestiali dedicato ad Il carnevale degli animali di Camille Saint – Saëns e Animalia di Carlo Boccadoro, nuovissima opera inedita. Da non perdere l’evento organizzato per festeggiare i duecento anni di indipendenza del Brasile intitolato Luci Brasiliane, occasione in cui suoneranno la Neojiba Orchestra e la pianista Maria João Pires.

Sarà possibile seguire l’evento grazie alla cronaca di Rai Radio 3 e ad uno speciale che andrà in onda su Rai 5. Per maggiori informazioni sul festival, sui diversi appuntamenti e sulle sedi in cui si svolgeranno i concerti è possibile consultare il sito di MITO Settembre Musica: https://www.mitosettembremusica.it/it/programma/calendario/torino/2022.

Immagine in evidenza: Gianluca Platania

A cura di Giulia Barge

L’Orchestre de Paris ospite all’Auditorium Lingotto

Serata di gala all’Auditorium Lingotto, dove, mercoledì 27 aprile, si è tenuto il concerto di chiusura della stagione musicale. Dopo i Dodici violoncellisti dei Berliner Philharmoniker, questa volta ospite è stata l’Orchestre de Paris, la principale formazione sinfonica del panorama francese attuale, qui diretta da Esa-Pekka Salonen. Il finlandese, già vincitore di svariati prestigiosi riconoscimenti (tra cui sette Grammy Awards), è l’attuale direttore musicale della San Francisco Symphony, nonché direttore onorario della Los Angeles Philarmonic e della londinese Philarmonia Orchestra.

Il programma prevedeva alcuni classici del repertorio d’oltralpe, tra cui la Pavane di Maurice Ravel e soprattutto la sinfonia Fantastique di Hector Berlioz; completava il quadro la suite dal Mandarino meraviglioso di Béla Bartók, di cui il direttore è esperto conoscitore (diverse le registrazioni discografiche, con la stessa Philarmonia di Londra).

In sala predominava un pubblico di giovani (molti, per giunta, studenti di Conservatorio), fedeli rappresentanti di un vivo e crescente interesse per il mondo della classica. 

Foto: Ivan Galli

Ad aprire il concerto è stata la Pavane pour une infante defunte di Ravel. Il tema tradizionale delle “tombe precoci” viene espresso, qui, con una sensibilità e raffinatezza tipicamente francesi. Tutto il brano ruota attorno ad un’unica melodia, semplice e struggente.

Questo idillio introduttivo è stato presto spezzato dalle dissonanze armoniche e i ritmi forsennati della suite dal Mandarino meraviglioso di Bartók. L’atteggiamento di orchestra e direttore era radicalmente cambiato: la gestualità della bacchetta si era fatta più marcata e decisa, il suono ottenuto da archi, ottoni, legni e percussioni più secco e incisivo.

Una pausa di venti minuti ha permesso al pubblico di prendere fiato prima di ripartire con la Symphonie fantastique di Berlioz, un caposaldo della produzione sinfonica francese. Divisa in cinque sezioni, l’opera riporta in musica una storia letteraria ottocentesca: un giovane artista innamorato ma non corrisposto, elabora, sotto effetto di un narcotico, visioni oniriche allucinanti, tra cui quella mutevole della fanciulla desiderata. L’immaginario dipinto (fantasmi, scheletri, magia, scene macabre e feste sataniche) incarna in modo esemplare i canoni estetici del filone gotico-romantico di cui Berlioz stesso è portavoce

Foto: Ivan Galli

Dopo quasi un’ora di esecuzione, che ha raggiunto l’apice drammatica nell’ultimo tempo della sinfonia, ci si avviava verso il termine della serata. Il direttore, concedendosi una breve introduzione, ha omaggiato il pubblico con un bis di tutto rispetto: di nuovo le sonorità ovattate di Ravel, questa volta con il Jardin féerique da Ma mère l’oye.

L’orchestra parigina, protagonista della serata, si è distinta per una lodevole capacità di alternare registri e linguaggi così lontani tra loro, pur conservando sempre una fine chiarezza esecutiva. Passaggi tecnici affiancati ad altri più lirici, problemi ritmici complessi sbrogliati con eleganza, sapiente dosaggio delle dinamiche, grande pulizia e omogeneità sonora: queste sono state alcune delle virtù performative che il pubblico ha potuto apprezzare.

L’Auditorium ha chiuso, così, in bellezza una stagione sinfonica, pur in tempi di pandemia, comunque densa e memorabile. L’attesa per l’anno prossimo è già partita.

Foto: Ivan Galli

A cura di Ivan Galli