“Disobbedire è l’unico modo per crescere”: così Fausto Ferraiuolo presenta il concerto “Disobbedire sempre”, un percorso musicale che ci riporta all’infanzia e al percorso di crescita di ciascuno di noi.
L’evento è nel programma del Torino Jazz Festival.
Ferraiuolo compositore e pianista, insieme al clarinettista Gabriele Mirabassi danno vita a un concerto capace di riportarci indietro nel tempo e infonderci sentimenti di pace e libertà.
Il concerto comincia e i suoni dei due strumenti si intrecciano sin da subito.
Ferraiuolo accompagna il clarinetto al pianoforte, tenendo allo stesso tempo una lieve linea melodica con la mano sinistra.

Ogni clarinettista sa quanti anni e quante ore di studio servono per produrre il suono “perfetto”, ma Mirabassi disobbedisce alla tecnica classica producendo note ariose e gracchianti. Giocando con i passaggi da suoni caldi ad altri taglienti, fa vibrare le corde vocali mentre emette il fiato per produrre una melodia roca in contrasto con il timbro pulito del pianoforte e quello caldo tipico del clarinetto classico, in un’interpretazione ricca di glissati che riporta subito alla celeberrima introduzione della Rhapsody in Blue di Gershwin. Mirabassi mostra la sua bravura tecnica riempiendo la sua interpretazione di virtuosismi, scale e arpeggi velocissimi di una pulizia sorprendente. Nella ninna nanna riesce a eseguire metà brano in pianissimissimo senza mai lasciare che il suono si perda tra il fruscio del fiato a dimostrare la sua capacità di gestire sia i momenti di forte che di piano.

Intanto il pianoforte funge d’accompagnamento, suona all’unisono o si dedica a soli virtuosistici; spesso riprende le frasi del clarinetto con la mano destra, mentre con la sinistra rilancia l’accompagnamento che offriva prima. La melodia pulita del pianoforte spesso viene esasperata in sforzati e suoni estremamente risonanti che danno idea di libertà.
Ferraiuolo nelle sue composizioni crea melodie libere da barriere che trasmettono immagini naturali dal carattere giocoso e spensierato, varie nella dinamica e con continui passaggi dall’adagio all’allegro, che ci riportano con i pensieri ai giochi che facevamo da bambini.
Il pubblico entusiasta riempie la sala di applausi in ogni momento di silenzio. Alla fine del concerto il calore del pubblico è tale che i musicisti offrono un fuori programma inizialmente più calmo e lento ma che ha sviluppato un crescendo ideale per un finale grandioso.
“Disobbedire Sempre” si rivela una metafora illuminante per descrivere l’essenza stessa del jazz: un genere che, proprio come l’infanzia, fiorisce dalla libertà di rompere gli schemi, di sovvertire le regole classiche per creare qualcosa di nuovo e inaspettato.
Marta Miron