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In missione per conto di Chopin

Un pianoforte, un compositore e tre interpreti per quattro concerti.

La rassegna, organizzata da Unione Musicale, si intitola Festival Chopin, ed è ovviamente dedicata al compositore polacco. A interpretare le sue pagine sono tre giovani musicisti: Matteo Buonanoce, Maria José Palla, David Irimescu, tutti formati presso il Conservatorio di Torino. Siamo stati al Teatro Vittoria per il concerto pomeridiano del 28 maggio per sentire questi talenti nascenti confrontarsi con un repertorio variegato e complesso. 

Il primo ad esibirsi è Matteo Buonanoce, torinese classe 2005, che propone i Due notturni op. 48. La sua esecuzione è coinvolgente, il pianista si muove sulla panca, si avvicina col busto alla tastiera o alza lentamente le spalle alla ricerca continua di una precisa espressività. Soprattutto nei momenti di maggior frammentazione del dettato, in cui si susseguono cellule melodiche diverse, Buonanoce riesce a dare una visione intensa della musica di Chopin.

Foto da cartella stampa di Unione Musicale

Dopo è il turno di Maria José Palla, che esegue Quattro mazurke op. 30 e il Valzer op. 64 n° 3, due composizioni caratterizzate da raffinatezza e rimandi alla musica popolare polacca. La pianista ondeggia dolcemente, il suo tocco sulla tastiera è sempre costante, senza esitazioni, dimostrando buona capacità interpretativa e anche comprensione emotiva di una musica energica e appassionata ma anche nostalgica ed evocativa. Nel Valzer si insegue uno stato di gioia, non frivola, ma cosciente delle ansie e dei tormenti: la pianista lo esegue con lucidità, senza eccedere in superflui compiacimenti malinconici.

Foto di Marco Carino

Conclude David Irimescu, pianista italo-rumeno, con il Notturno op. 37 n° 1, i Valzer op. 34 nn. 2-3 e la Ballata n° 2 op. 38, che costituiscono la seconda metà del concerto. Il musicista entra in sala con passo deciso e si prende il tempo di trovare la giusta concentrazione prima di iniziare. L’aspetto interpretativo è ancora più rilevante, qui, trattandosi di brani dai caratteri diversi. David cambia stile con agilità: nel primo brano dilata il lento come a voler cullare chi ascolta, ma sottolineando molto gli abbellimenti, mentre negli altri due è molto più vivace, facendo emergere i forti contrasti ad esempio tra i due temi della Ballata, che vengono contrapposti in modo efficace e con attenzione alla dinamica. 

Foto di Luigi De Palma

Il pubblico applaude con entusiasmo i tre artisti, che alla fine del concerto si inchinano tutti insieme. Tre visioni personali e originali di un compositore la cui musica oggi è molto nota e presente a tutti, ma che spesso diventa un sottofondo o una posa intellettuale, invece sentire un’esecuzione dal vivo può essere un’esperienza più significativa. Tutta l’iniziativa ha avuto un buon riscontro di pubblico che, attratto in primo luogo dal repertorio in programma, ha avuto modo di scoprire e apprezzare nuovi interpreti.

Alessandro Camiolo

 Disobbedire Sempre: viaggio musicale tra regole infrante e libertà

“Disobbedire è l’unico modo per crescere”: così Fausto Ferraiuolo presenta il concerto “Disobbedire sempre”, un percorso musicale che ci riporta all’infanzia e al percorso di crescita di ciascuno di noi.
L’evento è nel programma del Torino Jazz Festival.

Ferraiuolo compositore e pianista, insieme al clarinettista Gabriele Mirabassi danno vita a un concerto capace di riportarci indietro nel tempo e infonderci sentimenti di pace e libertà.

Il concerto comincia e i suoni dei due strumenti si intrecciano sin da subito.
Ferraiuolo accompagna il clarinetto al pianoforte, tenendo allo stesso tempo una lieve linea melodica con la mano sinistra.

Foto dal profilo Facebook @Gabriele Mirabassi

Ogni clarinettista sa quanti anni e quante ore di studio servono per produrre il suono “perfetto”, ma Mirabassi disobbedisce alla tecnica classica producendo note ariose e gracchianti. Giocando con i passaggi da suoni caldi ad altri taglienti, fa vibrare le corde vocali mentre emette il fiato per produrre una melodia roca in contrasto con il timbro pulito del pianoforte e quello caldo tipico del clarinetto classico, in un’interpretazione ricca di glissati che riporta subito alla celeberrima introduzione della Rhapsody in Blue di Gershwin. Mirabassi mostra la sua bravura tecnica riempiendo la sua interpretazione di virtuosismi, scale e arpeggi velocissimi di una pulizia sorprendente. Nella ninna nanna riesce a eseguire metà brano in pianissimissimo senza mai lasciare che il suono si perda tra il fruscio del fiato a dimostrare la sua capacità di gestire sia i momenti di forte che di piano.

Foto dal profilo Facebook @Fausto Ferraiuolo music

Intanto il pianoforte funge d’accompagnamento, suona all’unisono o si dedica a soli virtuosistici; spesso riprende le frasi del clarinetto con la mano destra, mentre con la sinistra rilancia l’accompagnamento che offriva prima. La melodia pulita del pianoforte spesso viene esasperata in sforzati e suoni estremamente risonanti che danno idea di libertà. 

Ferraiuolo nelle sue composizioni crea melodie libere da barriere che trasmettono immagini naturali dal carattere giocoso e spensierato, varie nella dinamica e con continui passaggi dall’adagio all’allegro, che ci riportano con i pensieri ai giochi che facevamo da bambini.

Il pubblico entusiasta riempie la sala di applausi in ogni momento di silenzio. Alla fine del concerto il calore del pubblico è tale  che i musicisti offrono un fuori programma inizialmente più calmo e lento ma che ha sviluppato un crescendo ideale per un finale grandioso.

“Disobbedire Sempre” si rivela una metafora illuminante per descrivere l’essenza stessa del jazz: un genere che, proprio come l’infanzia, fiorisce dalla libertà di rompere gli schemi, di sovvertire le regole classiche per creare qualcosa di nuovo e inaspettato.

Marta Miron


La musica classica riparta da Piazza San Carlo

L’OSN Rai e Stefano Bollani per MiTo Settembre Musica 2023

MiTo SettembreMusica è la dimostrazione che la musica sinfonica piace ancora, ma deve essere a un prezzo accessibile. Nella serata di sabato 9 settembre, oltre 5000 persone si sono riunite in Piazza San Carlo per New York, New York, concerto il cui programma ruotava proprio intorno agli ambienti e alle atmosfere della Grande Mela. 

L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha – attualmente direttore d’orchestra della statunitense Houston Simphony – ha fatto vivere al pubblico molto diversificato un’esperienza di ascolto riservata ormai ai pochi habitué della musica classica, suscitando grandi applausi ed espressioni meravigliate anche fra i numerosi bambini e adolescenti presenti. 

Sabato 9 settembre 2023 Piazza San Carlo MITO SettembreMusica TO -NEW YORK, NEW YORK Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Juraj Valčuha, direttore Stefano Bollani, pianoforte Foto: Gianluca Platania

Partendo dal newyorkese (di adozione) per eccellenza Leonard Bernstein con l’Ouverture dell’operetta comica Candide – tratta dall’omonima novella di Voltaire –, passando per la prima esecuzione italiana di Red da Color Field, composizione per orchestra ispirata al quadro “Orange, Red, Yellow” del pittore Mark Rothko e al concetto della sinestesia (l’accostamento di un suono a un colore) della compositrice contemporanea Anna Clyne, si è arrivati a Stefano Bollani, applauditissimo, che sul palco in un total white che mette particolarmente in risalto la sua figura. 

Sabato 9 settembre 2023 Piazza San Carlo MITO SettembreMusica TO -NEW YORK, NEW YORK Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Juraj Valčuha, direttore Stefano Bollani, pianoforte Foto: Gianluca Platania

Inizia così l’esecuzione di Rhapsody in Blue di George Gershwin, il manifesto per eccellenza della New York anni Venti, in cui Bollani spicca non solo per le sue indiscusse doti da pianista, ma anche per la sua travolgente energia: il jazzista saltella, alza una gamba, si ferma, riparte, alza l’altra gamba. La folla lo applaude, applaude l’orchestra, poi Bollani esegue due bis da solista: America, tratto dal primo atto dell’acclamatissimo musical West Side Story di Bernstein, e la colonna sonora che Nino Rota compose per l’di Fellini. 

La serata si conclude con la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal nuovo mondo”, di Antonín Dvořák, così intitolata poiché composta nel periodo in cui il compositore ceco risiedeva negli Stati Uniti: risultano infatti evidenti le suggestioni degli gli spiritual afroamericani e della musica dei nativi americani.

Sabato 9 settembre 2023 Piazza San Carlo MITO SettembreMusica TO -NEW YORK, NEW YORK Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Juraj Valčuha, direttore Stefano Bollani, pianoforte Foto: Gianluca Platania

Nonostante l’impeccabile esecuzione dei musicisti in una bellissima cornice come quella di piazza San Carlo, purtroppo l’acustica del luogo e il fatto che oltre la metà degli spettatori stesse assistendo al concerto in piedi o seduta a terra, ha impedito di godersi appieno la serata. Molte persone hanno cominciato ad andare via subito dopo la performance di Bollani, altre ancora hanno deciso che un concerto era l’occasione giusta per videochiamare zii e cugini. I più concentrati? I bambini, impegnati a dirigere l’orchestra da lontano, seduti sulle spalle dei genitori, o a improvvisare qualche balletto. 

Insomma, a chi non ha speranze negli adulti del futuro possiamo dire di stare tranquilli, perché anche loro sono capaci di apprezzare la bellezza della musica. Forse bisognerebbe riflettere maggiormente sulla necessità di educare all’ascolto gli adulti di adesso… E magari aggiungere qualche sedia in più al prossimo concerto in piazza.

Foto in evidenza: Gianluca Platania per MITO SettembreMusica

A cura di Ramona Bustiuc

MITO 2022: il pianoforte di Beethoven

Nuovo appuntamento a Torino per il festival musicale MiTo 2022. La sera del 23 settembre, presso l’Auditorium grattacielo Intesa San Paolo, Andrea Lucchesini al pianoforte omaggia Ludwig van Beethoven. Quattro le sonate del compositore tedesco eseguite per l’occasione: la n.1 in fa minore op. 2 n. 1, la n. 14 in do diesis minore op. 27 n. 2, la n. 30 in mi maggiore op. 109 e la n. 31 in la bemolle maggiore op. 110.

Il programma, fedele alla linea del tempo, ripercorre l’evoluzione dello stile compositivo beethoveniano. Un filo conduttore lega l’intero percorso: una cura meticolosa, spesso logorante ed esasperata, per la stesura della partitura in ogni minimo dettaglio. Le sue opere, specchio dei suoi turbamenti interiori, trasudano ingegno, fatica e pàthos.

credits: MITO Settembre Musica

La Sonata n. 1, dedicata al maestro Haydn, rispetta ancora molti canoni della tradizione classica viennese, anche se il Prestissimo finale sembra già preannunciare la vera cifra stilistica del compositore di Bonn, più violenta e sfrenata. Il tocco al pianoforte di Lucchesini è ben ponderato, talvolta leggero, talvolta più energico come richiesto dai passaggi eseguiti.

L’ipnotico Adagio introduttivo della Sonata n. 14 (meglio conosciuta come “Al chiaro di luna”) raccoglie l’intera platea in un silenzio quasi contemplativo. Dopo un breve Allegretto intermedio, l’incanto viene bruscamente spezzato dal travolgente Presto agitato finale, uno dei vertici del pianismo beethoveniano per tecnica e carica emotiva.

credits: MITO Settembre Musica

La restante coppia di sonate proposte (nell’ordine, la n. 30 e la n. 31), risalenti al tardo stile, sembrano suggerire un sofferto equilibrio interiore finalmente raggiunto dal compositore. Anche qui, Andrea Lucchesini offre saggio della sua perizia espressiva, confermandosi specialista in questo tipo di repertorio.

Si congeda, infine, con altri brevi frammenti tratti dal ricco corpus beethoveniano, strappando ulteriori applausi a un pubblico compiaciuto. In fin dei conti, risulta difficile, specie dopo una performance convincente dell’esecutore, rimanere indifferenti all’ascolto di un qualsiasi capolavoro escogitato dal genio di Ludwig van Beethoven.

credits: MITO Settembre Musica

A cura di Ivan Galli

#PLAYITSAM: “J’accuse” di Roman Polanski

J’accuse di Roman Polanski è tante cose. È un atto di denuncia, una spy story, una meditazione politica, ma è anche una minuziosa immersione storica in un periodo cruciale dove, a partire dall’affaire Dreyfus, si preparano lentamente le due catastrofi che coinvolgeranno il mondo. In questa sfaccettata ricostruzione della Francia di fine Ottocento, attenta ai grandi e ai piccoli fatti, c’è spazio anche per due frammenti dedicati alla musica.

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STEFANO BOLLANI & CHUCHO VALDÉS

La tappa a Torino segna la conclusione di un tour partito quest’estate che ha toccato molte città italiane, in cui il genio eclettico di Stefano Bollani ha incontrato uno dei grandi maestri del pianoforte, il cubano Chucho Valdés. Il concerto, basato sull’interazione reciproca tra i due, ha emozionato il pubblico dell’Auditorium del Lingotto ammaliandolo con pezzi perlopiù noti, dalla musica classica a quella cubana, passando per la musica italiana.

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