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Musidams consiglia: i 10 migliori singoli di gennaio 2025

Assieme ai propositi dell’anno nuovo ritornano i consigli della nostra redazione: ogni mese vi proporremo l’ascolto dei 10 migliori singoli… Ecco quelli di gennaio!

“Un momento migliore” – Andrea Laszlo De Simone

Andrea Laszlo De Simone ci sorprende regalandoci per Capodanno la prima canzone del 2025: una ballad per festeggiare «il compleanno del Mondo» evidenziandone i difetti che lo rendono ‘umano’.

Il cantautore scrive una sorta di elogio all’imperfezione per ricordarci l’importanza di sbagliare in una società che pretende da noi la perfezione.

Voto: 30/30

“Oh, girl” – Giulia Impache

Il brano che apre l’album di debutto dell’artista torinese presenta in modo diretto e senza fronzoli il suo stile: eclettico, etereo e sperimentale.

L’intimità con la quale ci fionda nel suo opaco universo diventa la chiave di volta per immergersi in esso completamente. Sentiremo parlare di lei.

Voto: 28/30

“Il buio nelle mani” – En?gma

È il ritorno del guaglione sulla traccia, direbbe Neffa.

Ricompare così Francesco Marcello Scano, in arte En?gma, nella scena rap italiana con l’ep KLOAKA, prodotto assieme all’amico Salmo.

“Il buio nelle mani” è il pezzo che farà impazzire tutti coloro che lo conoscono dal 2014 grazie alle numerose collaborazioni con la Machete Crew.

Il brano, grazie alla base old school, porta l’ascoltatore a tenere il tempo: la testa fa su e giù, su e giù.

Voto: 26/30

“Funny Papers” – Mac Miller

All’interno dell’album postumo Balloonerism prodotto nel 2014 dal rapper di Pittsburgh, venuto a mancare nel settembre 2018, “Funny Papers” si ritaglia uno spazio a sé stante, in cui il tipico flow di Mac, leggero e melodico, si sposa con una base semplice, donando al pezzo un sano menefreghismo, complice della consapevolezza di quanto la vita terrena sia temporanea, riguardante le notizie di stampa.

Perché, dopotutto, come si chiede lo stesso artista nel finale: «Why does it matter at all?».

Voto: 29/30

“Guapparìa” – La Niña

La Niña, orgoglio partenopeo, tendendo un filo tra la tradizione melodica napoletana e i suoni contemporanei, rappresenta l’identità di Napoli, la città in cui: «Senz’ammore nun se canta/Senz’ammore nun se sona».

Voto: 26/30

“Mario” – Pellegrino, Zodyaco

La grande onda del Neo Funk napoletano, oramai acclamato non solo sul suolo italiano, raggiunge dimensioni sempre più anomale, grazie al nuovo album Koinè, in cui è contenuto il brano inserito in questo listone. 

Carico di atmosfere mediterranee e Latin Jazz, si fa portatore di una calda ondata estiva anticipata (e direi che ne avevamo bisogno).

Voto: 28/30

“Greyhound” – Palace

La voce angelica del frontman Leo Wyndham e il suono idilliaco della chitarra riescono a fermare il tempo e per tutta la durata del brano veniamo teletrasportati in un’altra dimensione.

I Palace riescono, con estrema dolcezza, a descrivere il sentimento di nostalgia che si prova quando si è lontani dai propri affetti, emozione che si scontra con la voglia di viaggiare e scoprire il mondo.

Insomma, “Greyhound” è la canzone adatta per i fuorisede costretti ad allontanarsi da casa per inseguire il proprio sogno.

Voto: 28/30

“TO/GA” – Colla Zio

La band milanese che si è fatta conoscere negli ultimi anni nel panorama Indie/Pop con l’album Rockabilly Carter apre un nuovo capitolo del proprio percorso artistico, con una canzone originale, destrutturata e con armonizzazioni vocali ricercate che palleggiano con inserzioni rappate. 

Ci auguriamo che sia solo l’incipit di un prossimo grande progetto.

Voto: 28/30

“Audacious”– Franz Ferdinand

Brano apripista dell’album The Human Fear farà innamorare i fan nostalgici che, almeno una volta nella loro vita, hanno ballato sul riff di chitarra di “Take Me Out”.

Con questo concept album, che ha come tema la paura, Kapranos vuole insegnarci ad affrontare la vita con coraggio e non permettere agli ostacoli, che inevitabilmente incontreremo nella vita, di fermarci.

«So don’t stop feeling audacious, there’s no one to save us/ So just carry on».

Voto: 27/30

“Patto col diavolo”– Ghemon

Il brano in questione viene inserito in un progetto innovativo, che mette assieme le performance di stand-up comedy dell’artista campano nei teatri italiani dell’anno appena passato e canzoni che ricalcano orme del mondo jazz e hip-hop.

“Patto col diavolo” risulta tra gli altri il pezzo meglio scritto e prodotto, in forte debito col genere neo-soul americano degli anni ‘90 e mantenendo perciò un occhio al passato ma concentrandosi al contempo sul presente, soffermandosi sulla tematica dell’autenticità dell’arte e dell’artista.

Voto: 30/30

Menzione d’onore

Humanhood” – The Weather Station

Album che presenta angoli estremamente smussati, in uno stile libero e contemporaneo che convoglia sonorità folk, jazz e rock, spaziando negli arrangiamenti e nelle scelte strumentali.

Il tutto crea lo sfondo perfetto per i testi, scritti e cantati da Tamara Lindeman, di rassegnazione e auto colpevolezza da parte dell’umanità nei confronti dell’ambiente e della nostra terra, portati all’estremo da scelte di linguaggio forte e altre volte attraverso parole di instabile fragilità.

Prodotto consigliatissimo dalla prima all’ultima canzone.

“Who let the dogs out” – Lambrini girls

Il post-punk si colora di rosa, seguendo la scia di Courtney Love delle Bikini Kills, grazie all’album di esordio di due ragazze di Brighton.

Il duo si espone politicamente rivendicando i diritti del femminismo, recuperando il tema dell’accettazione del diverso e dando voce alle minoranze spesso inascoltate.

Nei loro testi emerge la rabbia che le contraddistingue come in “Filthy Rich Nepo Baby”, una feroce critica contro l’ipocrisia dell’etichette discografiche in cui governa il nepotismo oppure in “Nothing Tastes As Good As It Feels” in cui viene trattato il disturbo alimentare con una nota di sarcasmo, partendo dal titolo, che cita maliziosamente Kate Moss («Nothing tastes as good as skinny feels.»).

Le Lambrini girls saranno il punto di riferimento del 2025 per tutte quelle ragazze che si sono stancate di dover sottostare agli standard imposti dal patriarcato.

A cura di Marco Usmigli e Sofia De March