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 Musidams consiglia: i 10 migliori singoli di ottobre

Ottobre sembra non voler finire, probabilmente in accordo con le case discografiche. Singoli promettenti e irresistibili, le nuove uscite sono state davvero tante. Scegliere la top 10 non è stato facile ma eccola qui, pronta a farvi scoprire i brani che hanno fatto vibrare il mese.

“Io sono il viaggio”- Caparezza

Non sentivamo parlare di Caparezza dal suo ultimo album Exuvia (2021). Ecco ora il grande ritorno del rapper di Molfetta: un singolo per annunciare il nuovo lavoro Orbit orbit, uscito il 31 ottobre. Si tratta di concept album sullo spazio che è anche un fumetto ed è presentato in questi giorni al Lucca Comics. Lo stesso Caparezza consiglia di alternare la lettura dei capitoli con l’ascolto delle tracce. “Io sono il viaggio” racchiude molto bene questo spirito eclettico e multidisciplinare: Capa è pronto a partire per un viaggio tra atmosfere elettroniche, citazioni fumettistiche e riferimenti a personaggi letterari. Non ci resta che partire con lui.

“Pixelated Kisses” – Joji

Dopo tre anni di silenzio, Joji torna con “Pixelated Kiss”, un brano di due minuti che segna una svolta radicale nella sua estetica. L’artista giapponese-australiano abbandona le tipiche atmosfere malinconiche e raffinate per abbracciare un suono ruvido e distorto in cui l’imperfezione diventa linguaggio.
Il pezzo racconta l’amore nell’era digitale, tra schermi, distanze e connessioni instabili, trasformando la disconnessione in poesia.
Autoprodotto e pubblicato sotto la nuova etichetta Palace Creek, il singolo rappresenta un atto di emancipazione creativa: Joji torna a controllare pienamente la propria musica segnando l’inizio di una nuova fase, più libera e sperimentale.

“Pelle d’oca”- Rossana De Pace

Cantautrice classe ‘96 originaria di Mottola (TA), Rossana De Pace ha una penna politicamente impegnata, e tratta spesso di tematiche civili e ambientali. Fa parte del collettivo transfemminista Cantafinoadieci (con Anna Castiglia, Francamente, Irene Buselli e Cheriach Re). Non è quindi un caso che abbia partecipato al concorso Music for Change indetto da Musica contro le Mafie e abbia vinto proprio con questo brano: una denuncia commovente esplicita e potente contro il genocidio del popolo palestinese e l’indifferenza del mondo che «ha la pelle d’oca alle ossa perché la pelle non sente più niente». Brividi dall’inizio alla fine.

“The Manifesto” – Gorillaz feat. Trueno and Proof

“The Manifesto”, ovvero sette minuti che richiedono qualche ascolto per essere metabolizzati. La produzione è arricchita da strumenti indiani (sarod, bansuri, ottoni e un coro montano tipico di alcune regioni dell’India). Il brano suona globale ma resta profondamente Gorillaz, riuscendo a combinare sperimentazione e identità. Le voce di Trueno e il campionamento vocale postumo di Proof creano momenti intensi, a tratti cupi. 

Dopo “The Happy Dictator”, questo singolo anticipa The Mountain in uscita il prossimo 26 marzo. L’album è stato registrato e prodotto in India, e quello che abbiamo potuto ascoltare per ora mostra la “band” di Damon Albarn massimo: collaborazioni brillanti, sperimentazione e identità chiara, in un viaggio musicale e geografico-culturale intenso.

“Io e io”- Angelina Mango feat. Madame

Un altro grande ritorno è quello di Angelina Mango con l’album Caramé, uscito il 16 ottobre.

Angelina porta in musica la sua quotidianità e descrive con energia e verità il periodo di vita passato lontano dai palchi e dagli schermi. Un album maturo e cangiante, capace di raccontare le tante sfaccettature e i cambiamenti dell’animo umano. “Io e io” è forse uno dei frammenti più luminosi di questo prisma, un dialogo con sé stessa, due metà, due mood musicali differenti: un inizio acustico stile ballad in cui i due inconfondibili timbri di Angelina e Madame si fondono, contrastano e si riappacificano. Pian piano il brano si gonfia, si alza il pathos, e l’atmosfera si fa più elettronica per esplodere e poi tornare ad una dimensione intima che chiude il cerchio.

“Oblivious” – Jake Bugg

Nuovo splendente singolo di Jake Bugg, che anticipa la versione deluxe del suo ultimo album, A Modern Day Distraction. Originario di Nottingham, cresciuto con in cuffia Oasis, Beatles e Bob Dylan reinterpreta con freschezza le sue radici brit pop, indie e folk.

Il brano è limpido e luminoso, in perfetto equilibrio con la sua energia cruda. Questo gioco di luce e ombra si riflette nel testo: nostalgia con uno slancio di vita nel presente e futuro. Il ritornello è accattivante e canticchiabile. Jake Bugg ci dimostra che le sonorità di ieri continuano a vivere e trasformarsi nelle nuove generazioni. 

“Guarda le luci”- Dutch Nazari

Altro singolo che anticipa un album: Guarda le luci amore mio, uscito il 3 ottobre. Dutch Nazari, baluardo dell’indie pop, qui conferma la grande capacità di descrivere il piccolo e il privato di ciascuno come specchio del mondo globale, frenetico e in guerra, in cui viviamo. I social, lo smog al semaforo rosso, le pubblicità. Tutto ciò accade mentre cadono bombe su Teheran. Al bar i discorsi si mischiano con l’attualità. Quel fischio, quel sibilo che precede la bomba noi abbiamo il privilegio di poterlo commentare, di poterci inorridire. «Guarda le luci amore mio» è la frase che racchiude al meglio questo contrasto: per noi sono le luci della città illuminata, per chi è sotto le bombe sono le luci dei missili e dei droni che quella città la distruggono. L’unica cosa in comune che si può fare, l’unico piano attuabile che ci unisce tutti e ci fa tornare umani «È stringerti e dirti che t’amo».

“Anna Karenina” – Cigarettes After Sex

Con “Anna Karenina”, i Cigarettes After Sex costruiscono un piccolo universo sonoro sospeso tra sogno e realtà. La chitarra riverberata si muove come un’eco lontana, mentre il basso caldo e la voce sussurrata guidano l’ascoltatore in un’atmosfera fragile e intima. Ogni nota sembra trattenere il respiro e le pause diventano parte del ritmo stesso, creando un senso di tensione quasi cinematografica. Il riferimento a Tolstoj non è narrativo, ma emotivo: il brano esplora il peso delle emozioni incontrollate e la sensazione di non avere via d’uscita, trattando  il sentimento di vulnerabilità. Con questo brano, la band conferma la capacità di mescolare minimalismo musicale e profondità emotiva, trasformando una canzone in un’esperienza sensoriale totale.

“Panda 2013”- Selton feat. Emma Nolde

Il gruppo italo-brasiliano con questo singolo ha annunciato il nuovo album Gringo vol. 2. Interessante la scelta di collaborare con Emma Nolde, cantautrice toscana classe 2000, che è sicuramente avvezza alla sperimentazione, ma alla bossa non era ancora approdata. Anche questo brano, come “Gasati un mondo”, è una critica ironica alla società. Qui però il tema è il conformismo, l’accontentarsi di una vita insoddisfacente. Ma allo stesso tempo il brano ci spinge a fare i conti con la disillusione, le aspettative troppo alte. Dobbiamo accontentarci o no della nostra Panda 2013? «C’è ancora tanto da fare ma la voglia non si fa più trovare» ci dice il cantante dei Selton. Alla fine in un modo come quello di oggi è davvero così illegittimo pensare che «Fuori c’è l’apocalisse, mi sento vivo, e finisce tutto qui»?

“Stay in Your Lane” – Courtney Barnett

Courtney Barnett ritorna con “Stay In Your Lane”: è un grido sincero e diretto, che riflette lo stress e la frustrazione di trattenere emozioni non espresse. Il ritornello, con la frase «This never would’ve happened if I stayed in my lane, stayed the same way», evidenzia come certe situazioni siano nate proprio dal superamento di limiti personali o convenzioni sociali. La canzone unisce tensione emotiva e schiettezza, restituendo l’intensità di un momento di auto‑riflessione senza filtri.
Il brano cattura fin dai primi secondi per la sua essenzialità: il riff di chitarra tagliente, immediatamente riconoscibile, si intreccia con basso e batteria che spingono il ritmo senza tregua. Si conferma il talento di Courtney Barnett nel creare musica autentica e viscerale.

Michele Bisio e Linda Signoretto

Il circo della foresta di Caparezza in concerto @ Flowers Festival

Sono le 21:30 di lunedì 4 luglio 2022 quando il palco del Flowers Festival di Torino viene invaso da esseri erbacei che serpeggiano in modo minaccioso: non è un’invasione aliena, ma l’inizio del concerto di Caparezza (anche se ci sarebbero poche differenze tra le due).

Caparezza affronta il suo passato sotto forma di musicassetta/gogna, assieme al vocalist Diego Perrone (foto: Mattia Caporrella)

Il festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour e ospitato nel Parco della Certosa Reale di Collegno, accoglie la sesta data dell’Exuvia Tour: un tutto esaurito all’insegna dei brani dell’omonimo ottavo album del rapper pugliese. Un pubblico temerario e appassionato, che ha sfidato sole e pioggia sin dalle prime ore del mattino e nell’attesa, ammazza il tempo lanciando aeroplanini di carta verso il palco (non senza esultazioni a bersaglio centrato), fin quando Caparezza apre il suo spettacolo: primi brani in scaletta “Canthology”e “Fugadà”.

Un concerto che si muove tra numerose scenografie e costumi incentrati attorno alla natura, la foresta e i riti di passaggio. Nelle due ore e un quarto dello spettacolo se ne vedono di tutte: da serpenti e mantidi religiose giganti per “Contronatura”, fino all’adulazione del Dio Cicala, insetto simbolo di Exuvia («può sembrare una bestemmia ma non lo è, giuro» sottolinea Caparezza), che introduce “Vieni a ballare in Puglia”. Il siparietto che convince di più è un’allegoria sui social media, avvelenati dalla «fede cieca nelle proprie convinzioni» raccontata attraverso una versione esilarante dell’Orlando Furioso, trampolino di lancio per “Vengo dalla Luna”, immancabile nelle scalette di Caparezza.

Una delle scenografie più di spicco: un castello di carte per “Il mondo dopo Lewis Carroll” (foto: Mattia Caporrella)

Caparezza, oltre alla sua fidata e talentuosa band, si avvale di quattro performer che coprono un ruolo a metà tra ballerini e attori teatrali, trasformando lo spettacolo in un vero e proprio circo della foresta. Non mancano i brani più intimi, in cui spicca molto di più il lato musicale: in particolare l’arrangiamento di “La Certa” dona al brano, già potentissimo, un’energia ancora più folgorante. 

Verso il finale, un papà avvicina la lettera di suo figlio per il rapper al palco: con un sorriso sincero, Caparezza ringrazia e chiude il set principale con “Ti fa stare bene”. Il bis è affidato a «una canzone che è stata il mio rito di passaggio, che per un periodo ho anche smesso di suonare perché sono una testa calda. Ve la dedico, perché il vostro rito di passaggio arriverà senz’altro». La canzone in questione, “Fuori dal tunnel”, lascia il pubblico in un’atmosfera gioviale e di sgomento: un po’ per il caldo (nota di merito al festival che ha prontamente fornito acqua gratuita durante tutta la giornata), un po’ per lo spettacolo di altissimo livello musicale, teatrale e culturale che si è appena concluso. Solo Caparezza riesce in questo: i suoi concerti sfiorano l’happening, ma sono molto di più: sono celebrazioni trionfanti del mondo dell’immaginario – del resto «art is better than life», – «l’arte è meglio della vita» -, e questo il rapper di Molfetta lo sa bene.

Caparezza e i suoi performers in preghiera al Dio Cicala (foto: Mattia Caporrella)

Immagine in evidenza: Mattia Caporrella

A cura di Mattia Caporrella