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Brillanti e coraggiose: Ditonellapiaga e Margherita Vicario al Flowers Festival

Al Flowers Festival di Collegno nella serata del 13 luglio 2022 è stata la volta di Margherita Vicario e Ditonellapiaga che hanno fatto ballare ed emozionare il pubblico. Le due cantautrici hanno portato sul palco con coraggio le loro forti personalità, raccontandosi con le loro scelte stilistiche e i loro testi; in punti diversi delle loro carriere, ma entrambe con alle spalle una formazione anche di tipo teatrale, entrambe si distinguono per i loro progetti mai scontati e frutto di un’autentica ricerca personale.

Foto di Isabella Ravera

Ad aprire il concerto è stata Caffellatte (nome d’arte della cantautrice, attrice e scrittrice barese Giorgia Groccia, classe 1994), che con la sua delicatezza e essenzialità ha regalato al pubblico una golden hour accompagnata da note leggere e malinconiche. 

Poi arriva il momento dei set principali, e sul palco sale per prima Ditonellapiaga (pseudonimo di Margherita Carducci, cantautrice romana classe 1997), che apre il concerto con “Morphina” per poi alternare pezzi dalle facce mutevoli – come richiama il titolo del suo album d’esordio Camouflage –, ma che mantengono un’anima comune. Senza grandi scenografie, accompagnata da una band (Benjamin Ventura alla tastiera, Alessandro Casagni alla batteria, Adriano Matcovich al basso) e con la sua forte presenza scenica, Ditonellapiaga riesce a far vibrare il palco, non risultando mai ripetitiva e coinvolgendo il pubblico. 

Spiccano indubbiamente le sue capacità performative: molto attento è l’uso del movimento, con momenti di coreografia veri e propri, che sembrano richiamare modelli internazionali come Madonna e Britney Spears. Non da meno è la capacità interpretativa della cantautrice, che emerge sia negli intermezzi recitativi, sia nel canto, e che rende il suo live dinamico e mai piatto. 

Elettrica e brillante, Ditonellapiaga lascia il pubblico carico di energia e curioso di vedere quali saranno le sue future evoluzioni come artista. 

Foto di Isabella Ravera

A seguire è il momento di Margherita Vicario, che non manca mai nel dimostrare il suo affetto per Torino. Subito prima del concerto scrive in un post su Instagram: «Torino le ho scritte tutte lì da te! Con alti e bassi, è dal 2018 che vuoi bene anche a me.» E il pubblico torinese non può che ricambiare, cantando a squarciagola ogni canzone. 

Dietro di lei, a fare da scenografia sono tre pannelli bianchi su cui compaiono le parole “Egalité”, “Fraternité” ed “Abaué”, quest’ultima titolo del primo singolo pubblicato sotto InriTorino e che nel 2019 ha sancito l’inizio della sua collaborazione con Dade, musicista e produttore torinese e fondatore della stessa Inri.

Per chi l’aveva conosciuta agli esordi con l’album Minimal Musical e per brani come  “Il bacio” e “Il responsabile”, la pubblicazione di “Abaué” e dell’album Bingo sono stati un mix di stupore e sorpresa. La cantautrice Margherita Vicario di strada ne ha fatta parecchia e, senza mai tradire la sua identità, è passata da suonare in compagnia solamente della sua chitarra, a un progetto completo e maturo, dal sound unico in tutta Italia.

A circa metà concerto le viene portata proprio una chitarra e la cantante introduce il brano “Frollino” così: «Ora posso farvela sentire come l’avevo immaginata, grazie a questa band fantastica». A seguire l’esecuzione del brano, dapprima in versione acustica e poi con l’accompagnamento di tutta la band (Davide Savarese alla batteria, Stefano Rossi al basso, Cristiana Della Vecchia alla tastiera, Elisabetta Mattei al trombone, Riccardo Nebbiosi al sax contralto e Giuseppe Panico alla tromba). Da sottolineare la bravura della corista Micol Touadi, a cui Vicario lascia ampio spazio solistico nel corso del concerto.

Foto di Isabella Ravera

Il motivo di “Abaué” fa da filo conduttore e ritorna più volte durante il live, fino a conclusione. Margherita Vicario incita il pubblico a una sorta di rito di chiusura: un gioco corale a due voci, su cui la cantautrice improvvisa frasi vocali. I fan assistono al suo volteggiare in una danza ricca di espressività, dai caratteri quasi rituali: una donna sicura di sé che può finalmente liberarsi nello spazio che la circonda.

A cura di Stefania Morra

Un concerto “Insuperabile”: Rkomi per il Flowers Festival

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Giovedì 30 giugno 2022 presso il Parco della Certosa Reale di Collegno si è tenuto il concerto di Rkomi all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour. Il cantante si era già fatto conoscere collaborando con artisti come Elodie, Elisa e Irama e partecipando nel 2022 al Festival di Sanremo.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

L’atmosfera è da subito concitata: ci sono maturandi che non vedono l’ora di festeggiare, giovani coppie, genitori con figli e anche qualche solitario che coglie l’occasione per fare nuove amicizie. I fan fremono e l’ansia dell’attesa è palpabile; più volte iniziano cori per chiamare l’artista sul palco: «Mirko! Mirko!» (nome di battesimo del cantante). Nel frattempo, come riscaldamento per il vero e proprio concerto, qualcuno inizia ad accennare i primi movimenti di testa e bacino con la musica che risuona dalle casse sul palco; i genitori cominciano a spruzzare i bambini con l’antizanzare e a prenderli sulle spalle.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Entra Rkomi sul palco – «Ciao Torino!» – e il pubblico smette di fare qualsiasi cosa, cominciando ad applaudire ed esultare. Si sollevano i primi cartelloni e le prime urla, i fan – principalmente di sesso femminile – sono in visibilio. Si apre il concerto e il cielo comincia a lampeggiare proprio mentre Rkomi solleva il microfono verso gli spettatori, che stanno cantando a squarciagola: per un attimo tutto sembra fermarsi e sono loro i protagonisti della serata. I bassi arrivano a vibrare dritti nel petto, aumentando l’adrenalina; nelle canzoni più romantiche scatta qualche bacio.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc
Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Si conclude con “Luna piena” e scendono le prime gocce di pioggia. Nessuno si ripara, sta per iniziare il pezzo successivo, ma basta una folata di vento – che di lì a presto diventerà bufera – per fare cambiare idea alle 4000 persone che si trovano di fronte al palco; in un attimo Rkomi e i suoi musicisti capiscono che non possono continuare. «Ci rivedremo presto» comunica tristemente sui social, e per i fan questa sarà un’avventura da raccontare.

A cura di Chiara Vecchiato

N.B. Per venire incontro al pubblico di Rkomi, (che ha potuto godere soltanto di un concerto a metà) il Flowers Festival ha deciso di far valere il biglietto dello stesso concerto (in formato digitale o cartaceo) per uno dei seguenti spettacoli:

5/07: Carmen Consoli/Casadilego
6/07: Gemitaiz
7/07: Manuel Agnelli
10/07: Ernia
11/07: Noyz Narcos/Rancore/Gemello/Rico Mendossa
13/07: Margherita Vicario/Ditonellapiaga/Caffellatte
14/07: Yann Tiersen
15/07: Eugenio in Via di Gioia/Rovere
16/07: Ariete

Torino si accende con Cremonini all’Olimpico

Mercoledì 15 giugno 2022 lo Stadio Olimpico di Torino ha accolto Cesare Cremonini per la terza tappa del suo tour che da qui ad un mese lo porterà in giro per gli stadi di tutta Italia. Dopo due anni di attesa a causa della pandemia, il cantautore bolognese può finalmente festeggiare sul palco i venti anni di carriera e nel frattempo promuovere il suo ultimo lavoro in studio, La ragazza del futuro. D’altro canto, la sua folta schiera di seguaci aspettava impaziente il ritorno sulla scena di uno degli artisti più amati nel panorama nazionale da qualche decennio a questa parte.

credits: pagina Facebook ufficiale di Cesare Cremonini

Dopo i successi di Lignano e San Siro, anche l’Olimpico ha risposto entusiasta all’evento, con un esodo di fan di ogni età in fila già dalle prime luci dell’alba, fino a registrare un sold out da 35.000 presenze. Il cantautore felsineo, da parte sua, non ha tradito le aspettative, confermando di essere un vero showman più che un semplice cantante: due ore passate a muoversi su tutto il palco, cantare e ballare senza tregua, sfoggiare con stile look accattivanti, interagire con i suoi fedeli musicisti, accompagnarsi da solo al pianoforte ed alla chitarra, coinvolgere come un sol uomo tutti gli spettatori. Con le sue grandi doti performative, Cremonini è riuscito ad entrare a stretto contatto col pubblico (una rampa lo immerge fisicamente tra la folla) e a trasmettere così energia per tutto il live. Anche le scenografie (fatte di luci, fuochi, insegne ed immagini in movimento) contribuiscono all’impatto visivo ed emotivo. 

credits: pagina Facebook ufficiale di Cesare Cremonini

La scaletta scorre in un giusto equilibrio tra i più grandi successi del cantautore ed alcuni estratti del suo ultimo album, il già citato La ragazza del futuro. È proprio la title track, introdotta da un breve preludio strumentale, ad aprire la serata che, da quel momento in poi, alterna momenti di grande carica adrenalinica ad altri più intimi e sentimentali. Si passa dal rock sostenuto di “PadreMadre” e “Mondo” al groove di “GreyGoose”, il recente singolo “Chimica”, fino a classici strappalacrime come “La nuova stella di Broadway”, “Marmellata #25”, “Poetica” e una struggente “Nessuno vuole essere Robin” a cappella. Quando, poi, parte il riff inconfondibile di “50 special”, lo stadio si lascia andare ad un’esplosione di gioia incontenibile. Menzione a parte merita la toccante esecuzione di “Stella di mare”, con cui Cremonini ci regala un sentito omaggio ad un suo conterraneo ed ispiratore, Lucio Dalla.

credits: pagina Facebook ufficiale di Cesare Cremonini

A fine serata, Cremonini confessa l’emozione per l’esordio su un palco così prestigioso come quello dell’Olimpico di Torino, e ricambia l’affetto offerto da un pubblico altrettanto caloroso e fedele.  Il successo, d’altronde, era garantito: dopo un rinvio forzato ed una lunga attesa, l’artista ed i suoi fan hanno finalmente potuto condividere momenti di gioia e spensieratezza, cantando a squarciagola sulle note di veri e propri inni della musica italiana degli ultimi vent’anni. 

A cura di Ivan Galli

svegliaginevra in concerto all’Hiroshima Sound Gardena

Pensieri sparsi sulla tangenziale è il secondo album di svegliaginevra, uscito l’aprile scorso e presentato martedì 7 giugno durante la serata di inaugurazione dell’Hiroshima Sound Garden, la rassegna estiva dell’Hiroshima Mon Amour.

Ginevra Scognamiglio, nome di battesimo dell’artista di origine campana, ha esordito nel 2020 con il singolo “senza di me.”, che le ha permesso di essere selezionata per Sanremo Giovani 2021. Dopo l’album di debutto Letasche bucate di felicità (2021), del quale ha cantato diversi pezzi durante la serata, il secondo album è stato arricchito da diverse collaborazioni tra cui M.E.R.L.O.T., cmqmartina e Zero Assoluto. Di questi ultimi, Ginevra ci tiene a sottolineare come siano stati tra i suoi gruppi preferiti fin dall’infanzia, quando passava le domeniche mattina ad aspettare i loro video su MTV, e di come cantare insieme a loro sia stato un sogno che si realizza.

Credits: https://www.instagram.com/svegliaginevra/

Tra i palazzi del quartiere Lingotto, l’atmosfera nel giardino dell’Hiroshima è tranquilla e famigliare. svegliaginevra comincia il concerto con “Un pezzo mio”, che mette subito in chiaro l’amore dell’artista per ciò che fa, canta: «Musica, musica, musica, musica, serve per stare bene, serve per stare bene». Nel pubblico c’è qualcuno che canticchia sottovoce, qualcun altro che batte le mani a tempo, qualche curioso. Per tutta la serata, Ginevra è accompagnata dalla chitarra di Alessandro Martini: insieme creano un bel duo, dando ai brani un tono più folk, forse il più adatto per una serata estiva.

Durante il concerto la musicista racconta qualche aneddoto per ogni canzone, rendendole tutte un po’ speciali a modo loro. Canta “qualcosa!” e raccomanda di dire sempre le cose come stanno e “CALMA” perché «Con calma si fa tutto, La Spezia è ancora in Serie A». Chiude il live con “Come fanno le onde”, uno dei suoi brani più ascoltati su Spotify, tra i più ballabili e che subito si insinua nella testa degli spettatori.

Decisamente un buon inizio per Hiroshima Sound Garden che prevede altri appuntamenti nel corso dell’estate, tra cui diverse artiste come ceneri (1 Luglio), Prim (8 Luglio), Sleap-e (7 Settembre).

Take care, take care, take care: la musica torinese in festa per il Sermig

Domenica 12 giugno. L’estate, alle porte della Falchera, viene inaugurata con una fervida serata all’insegna della musica, ospiti ben quattro complessi torinesi. Al Barrio va in scena Take care, take care, take care, un vero e proprio festival di beneficenza di ispirazione post-rock, i cui proventi sono stati destinati per intero al Sermig di Torino. L’atmosfera calza a pennello con le alte temperature: i musicisti, già conosciuti e ben affermati nel panorama cittadino, accendono un pubblico di età abbastanza variegata, tutt’uno nella voglia di divertirsi e godere dell’evento all’interno del locale.

Narratore Urbano sul palco del Barrio. All credits: Martina Caratozzolo

Intorno alle 21 apre le danze il Narratore Urbano, lasciando da subito la sua impronta personale, indicata con la calzante definizione di cantautorap. La poderosa carica del suo gruppo – assolutamente da segnalare la base ritmica – sposa testi densi e graffianti, tra immagini tenere dal fondo amaro (come in “Granchietti”) e la schietta denuncia sociale di “Sei, in un paese meraviglioso”. Una voce che urla al mondo, ottima tenuta di palco, presenti scatenati.

Post-Kruger.

Subito dopo è il turno dei Post-Kruger, che nell’affiatamento generale raccolgono il testimone con grande grinta. Le sonorità, spesso vagamente elettroniche, si snodano attraverso riff incisivi: dal tiro ribollente di “Kintsugi”, singolo fresco di uscita che mette voglia di saltare a tempo, all’accattivante passo di “Acufene”, un rock ricco di sfumature eterogenee valorizza testi impregnati di immagini oniriche, a volte crude, e una voce che non ha paura di osare su registri alti.

Gli Alberi.

Gli Alberi sono il terzo gruppo della serata. La voce femminile, delicata e melodica, e la controparte maschile, potente e a tratti abrasiva nel suo growl, la fanno da padrone. Sono pezzi che, pur sviluppando la traccia post-rock con interessanti tematiche ambientali, si addentrano volentieri in meandri dal sapore metal: non per nulla il nome del loro progetto venturo sarà Now Heavier. Pubblico sospeso tra l’incanto e il pogo sfrenato, colto inoltre di sorpresa da un featuring con lo stesso Narratore Urbano.

CIJAN.

A chiudere l’evento sono i CIJAN. Il loro repertorio forse meglio ricalca l’accezione più dura e pura del genere portante, combinata con elementi di forte originalità sonora e compositiva. Spazio limitato per le voci, sapiente cocktail di momenti immersivi e saturazioni strumentali: la scena la tiene quasi tutta la musica. Degni di nota “Mercurial” e “Homecoming”, tanto per citarne un paio. L’atmosfera di un sogno ad occhi aperti regala ai presenti il miglior modo di concludere una serata ben organizzata e con musica di alto livello.

Impossibile, dulcis in fundo, non citare Giovanni Bersani, organizzatore della serata e denominatore comune di tutte e quattro le band. Il polistrumentista si destreggia magistralmente tra tastiere, percussioni e chitarre: un eclettico tuttofare, capace di suonare praticamente senza soluzione di continuità per tutta la durata dell’evento. Una serata di quelle che verranno ricordate a lungo sulla scena di Torino.

A cura di Carlo Cerrato

Yungblud al Carroponte: Life On Mars Tour

Dopo tre anni di assenza in Italia, mercoledì 18 maggio Yungblud è tornato a cantare a Milano, questa volta riempiendo il Carroponte di Sesto San Giovanni nell’unica data italiana del Life On Mars Tour.

Dopo neanche un giorno dall’annuncio di Yungblud – terzo album del cantante la cui uscita è prevista per il 2 settembre prossimo –, il ventiquattrenne inglese Dominic Harrison ha avuto finalmente l’occasione di suonare dal vivo anche nel nostro Paese i brani di weird! (2020)

Il sole non è ancora scomparso dietro al muro di amplificatori al centro del palco quando arrivano le Nova Twins, duo rock londinese composto dalla cantante Amy Love e dalla bassista Georgia South. Scelta a dir poco perfetta per aprire il concerto: non siamo ancora al ritornello del primo brano che il pubblico – a maggioranza under 25 e rigorosamente vestito in stile punk rock – si sta già muovendo a ritmo.

Sono invece da poco passate le 21 quando tutte le luci si spengono e dopo un video introduttivo risuonano le note iniziali di “Strawberry Lipstick”: Yungblud corre sul palco ed incita subito tutti a saltare con lui. La sua energia coinvolge in pochi secondi i presenti: è praticamente impossibile non ballare con il cantante che ti obbliga a farlo.

Credits: https://www.instagram.com/carroponteofficial/

In pochi minuti volano birre e plettri. Yungblud canta uno dei suoi ultimi singoli, “The Funeral”. I fan intonano con lui il brano, che parla di amare sé stessi e accettarsi così come si è. Il concerto non è iniziato neanche da una ventina di minuti e il cantante appare già sinceramente commosso, forse sorpreso di trovare fan così affezionati, che non sbagliano neanche una parola dei suoi testi. Anche durante i pezzi più lenti come “mars” – una ballata che racconta la storia di una fan transgender, ma più in generale la storia di chi si è sempre sentito diverso – non viene mai meno la sua energica presenza scenica.

Credits: https://www.instagram.com/carroponteofficial/

Oltre i brani del secondo album, la scaletta prevede anche alcuni pezzi dal primo e vari singoli più recenti, ad esempio “Memories” realizzata in collaborazione con Willow e “Fleabag”, sempre dai toni pop-punk.  Con il proseguire della serata – e il diminuire dei capi di vestiario addosso a Yungblud, che per gli ultimi brani rimane in pantaloncini e bretelle – aumentano le interazioni con il pubblico: prima una proposta di matrimonio, poi il coming out di un fan. Si è creata un’atmosfera quasi intima, forse difficile da credere pensando alla quantità di gente presente. 

Yungblud elogia l’accoglienza italiana, «Ho trovato una famiglia qui a Milano» e aggiunge «Ho speso diciannove anni della mia vita sentendomi giudicato per essere diverso, ma volete sapere come riesco a essere su questo palco oggi ed essere chi voglio? È grazie ad ognuno di voi». E nel caso in cui qualcuno avesse ancora dubbi riguardo il suo affetto nei confronti dei fan, ad un certo punto inizia a indicare ogni presente nelle prime file ripetendo «Ti amo, ti amo, ti amo».

Il live si chiude con “Machine Gun (F**k the NRA)”, un brano che denuncia la facile accessibilità alle armi negli USA. Ma sono i cori di “Loner” intonati dal pubblico a fare da sottofondo mentre lentamente il Carroponte si svuota.

Tananai in concerto al teatro della concordia

Quando Tananai aveva detto sul palco di Sanremo che l’avremmo rivisto all’Eurovision, non pensavamo dicesse sul serio. Venerdì 13 maggio, non al PalaAlpitour – la location del contest – ma al Teatro della Concordia di Venaria si è tenuta in effetti la data torinese del cantante, il cui vero nome è Alberto Cotta Ramusino. E tra la semifinale e la finale di Eurovision, tantissime sono le persone che hanno trovato il tempo per riempire il teatro e assistere al concerto dell’ultimo classificato di Sanremo. Appena salito sul palco anche lui stesso ne sembra particolarmente sorpreso.

È la prima data del tour, ma Tananai non sembra troppo agitato: fin dal primo brano si muove sicuro sul palco, cantando e salutando gli spettatori. Tra una canzone e l’altra non perde l’occasione di chiacchierare e scherzare con il pubblico. Quando gli lanciano un reggiseno dal parterre è entusiasta, afferma che è la prima volta che gli accade. La scaletta prevede diversi brani dall’ultimo album Piccoli boati (2020), alternati con gli ultimi singoli pubblicati quest’anno come “Esagerata” e “Maleducazione”.

Credits: https://www.instagram.com/tananaimusica/

Arriva presto uno dei brani più attesi della serata, “Baby Goddamn”, singolo virale su TikTok nonché disco di platino. La gente balla e canta con Tananai che, elettrizzato, scende più volte tra il pubblico, a volte sporgendosi dalla transenna a volte scavalcandola direttamente e attraversando il teatro gremito. Verso metà serata spunta sul palco un enorme fungo giallo, la band scompare nelle quinte e Tananai si sposta alla console. Da quel momento ai brani cantati si alternano pezzi che ricordano l’inizio della sua carriera quando, sotto il nome di Not For Us, faceva il dj.

Momento centrale è stato quando il pubblico ha iniziato a chiamare l’ospite atteso da tutti i presenti: dopo la prima strofa di Tananai compare infatti  Rosa Chemical, vestito in completo bianco e sorpreso anch’egli dal calore con cui viene accolto. I due cantano “Comincia tu”, duetto sul celebre brano della Carrà presentato in anteprima durante la serata cover dell’ultimo festival di Sanremo. Tananai e il rapper di Alpignano hanno una buona chimica e senza difficoltà fanno ballare tutti i presenti.

Credits: https://www.instagram.com/tananaimusica/

Verso la conclusione del concerto Tananai canta  anche, naturalmente, “Sesso Occasionale”, brano che gli ha permesso di conquistare il venticinquesimo posto al Festival di Sanremo 2022.

Sicuramente Tananai non sarà un erede della nobile arte del bel canto, ma intrattiene e diverte come un valido performer, senza “tirare troppe stecche” (come lui stesso al contrario ha invece affermato più volte).

A cura di Isabella Ravera

Moor Mother in concerto al Bunker di Torino

Un viaggio attraverso scenari alternativi realizzati con lo scopo di fare luce su una nuova identità nera, lontana da un passato di schiavitù e di discriminazioni razziali, un’epopea che a partire dalla musica di Sun Ra e di George Clinton prosegue fino ai giorni nostri unendo l’iconografia africana, la fantascienza e l’avanguardia: un’odissea in un’Africa 2.0 che comprende l’esposizione di copertine di album tratti dalla storia della musica afroamericana.

Ecco cosa è stato proposto durante la mostra con aperitivo Visioni Soniche. Cover Afrofuturiste a cura di Juanita Apráez Murillo, tenutasi sabato 7 maggio dalle 18:00 presso i locali nell’area Jigeenyi del Bunker come preludio al concerto di Moor Mother per la seconda anteprima di Jazz is Dead festival.

Le danze iniziano alle 22:00 con il gruppo di apertura SabaSaba; il pubblico affluisce timidamente e, dopo qualche minuto, la sala si riempie. Il sound che vede come protagonisti il mellotron, campioni di suoni rielaborati attraverso filtri e la batteria, si basa sulla riproduzione di rumori, atmosfere distorte e repentini sbalzi di volume che simulano bene l’ira della natura in grado di generare maremoti, esplosioni vulcaniche, scontri tra placche.

Foto: Eleonora Iamonte

E se il viaggio dei SabaSaba termina con un terremoto, è con il cinguettio degli uccellini, simulati dai fischietti del percussionista Dudù Kouate, che comincia quello di Moor Mother. La voce calda della poetessa sembra sostituirsi a quella della coscienza dei presenti, mentre gli slogan da lei pronunciati riecheggiano nella mente anche nei giorni a seguire. Oltre all’elemento etnico proposto da Dudù con i suoi strumenti a percussione tipici della tradizione afroamericana si affianca quello sperimentale e futuristico di Camae Ayewa – vero nome di Moor Mother –, che grazie all’ausilio di un tablet e di un computer seleziona campioni di rumori e di suoni elettronici. È una musica che si potrebbe ascoltare anche senza il senso dell’udito: il giro di basso attivato riesce ad entrare dritto nel petto dell’ascoltatore fino a sostituirsi al battito cardiaco e in un attimo sembra che tutti i cuori presenti nella sala battano allo stesso tempo. Un evento ipnotico, onirico, avvolto dal mistero; una sorta di rituale, forse una lode alla vita – come suggerisce il simbolo egiziano Ankh stampato sulla sua camicia –.

Foto: Eleonora Iamonte

Dopo circa un’ora e mezza, il silenzio di fine concerto viene interrotto dagli applausi di un pubblico rapito che richiamano sul palco l’artista. Moor Mother ora si dirige verso gli spettatori, li guarda negli occhi, tocca le persone nelle prime file mentre interpreta l’ultimo brano, l’unico fra quelli proposti ad avvicinarsi alla forma canzone, forse al genere hip hop, ma che rimane ancora una volta impossibile da etichettare.

La serata si conclude con i dj set di Stefania Vos, DOPS e Sense Fracture aka Birsa.

A cura di Eleonora Iamonte

Mobrici all’Hiroshima Mon Amour: il racconto del live

Lo scorso 5 maggio all’Hiroshima Mon Amour Mobrici ha presentato live il suo ultimo album Anche le scimmie cadono dagli alberi, pubblicato lo scorso novembre. Dopo essersi esibito in qualità di frontman dei Canova nei maggiori club italiani, il cantautore lombardo è ripartito in tour con il nuovo progetto solista.

Fin dal pomeriggio, davanti al locale si è radunata una schiera di fan che ha atteso sotto la pioggia l’apertura dei cancelli, pur di essere tra le prime file e godersi il concerto da sottopalco. Il pubblico – a maggioranza femminile – si è intrattenuto con l’opening di Leandro, cantautore siciliano trapiantato a Torino che ha presentato gli inediti dell’album in uscita questo mese.

Mobrici si presenta con un cappello a cilindro e la sua fedele chitarra acustica. Il set è spoglio, senza scenografie ed effetti, ma con un solo sfondo che emerge alle spalle dell’artista e a quelle dei musicisti: quattro cuori stilizzati in lacrime, che sembrano costituire una sorta di manifesto della sua poetica musicale. Ad attenderlo alla destra del palco c’è anche un pianoforte, che a tratti contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più intima.

©: Martina Caratozzolo

La tracklist è un susseguirsi dei brani dell’ultimo album e dei singoli più conosciuti – ed amati – dei Canova. La malinconia nell’aria è palpabile: la maggior parte del pubblico accorso al locale è infatti fan di vecchia data dell’indie rock della ex band del cantante, scioltasi nel 2020. Vedere in scaletta brani come “Manzarek”, “Threesome” e “14 sigarette” non può che riportare alla mente dei fan i ricordi legati ad un gruppo che ha intrapreso strade differenti.

©: Martina Caratozzolo

Il cantautore tra un brano e l’altro ne approfitta per interagire con il pubblico, creando simpatici siparietti con chi da sottopalco si scatena. Quando torna serio, rivela che ogni brano nasce da esperienze e storie sentimentali vissute personalmente; dunque, tutto ciò che scrive gli serve da sfogo per esorcizzare ciò che prova. Gli spettatori torinesi non sbagliano un colpo e cantano a squarciagola, guadagnandosi l’affetto del cantautore che afferma: «Per voi canto qualche brano in più, ma non ditelo ai fan delle altre città».

Il live si chiude con “Vita sociale”, uno dei brani più movimentati in scaletta. Mobrici saluta e il pubblico gli dedica un sentito applauso. L’Hiroshima si svuota timidamente: il passo lento con cui gli spettatori varcano l’uscita è il finale dal sapore agrodolce di una serata ricca di emozioni.

a cura di Martina Caratozzolo

Narratore Urbano presenta live la sua musica conscious RAP

Giovedì 28 aprile a sPAZIO211 si è tenuto il concerto di Narratore Urbano. Il suo live si è svolto durante una nuova serata organizzata dal locale che si ripeterà anche nei prossimi mesi chiamata Open Space: una rassegna che prevede le esibizioni di un cantautore, di una cantautrice e di una band.

Ad aprire il live ci pensa Rossana De Pace, la quale imbraccia la chitarra acustica e canta i suoi brani introspettivi e malinconici, creando una connessione con chi da sottopalco si rispecchia nelle parole dei testi. Successivamente è il turno di Pugni, che con la voce graffiata che lo contraddistingue unisce rabbia ed emotività durante la sua performance. Il cantautore, tra una canzone e l’altra, invita gli spettatori a partecipare a più live possibili – soprattutto di artisti emergenti – perché ci sono realtà del panorama torinese, spesso poco conosciute, che meriterebbero più attenzione.

Narratore Urbano sale sul palco con la sua Squier Jaguar elettrica e presenta al pubblico la sua musica conscious hip-hop, dimostrando di avere una scrittura matura e consapevole. I testi dei suoi brani riguardano tematiche sociali e politiche e sono in grado di smuovere una riflessione nell’ascoltatore. La tracklist del concerto spazia tra le tracce dell’ultima uscita discografica 2ANNI, raccolta dei singoli del cantautore usciti dal 2019, tra i quali i due che l’hanno lanciato: “1939” e “Zucchero Filato”.

Narratore Urbano [© Martina Caratozzolo]

Sul palco è accompagnato da Luca Abbrancati al basso, da Giorgia Capatti alla batteria eda Giovanni Bersani alle tastiere: una formazione che fin dalle prime note funziona e convince. Il flow vibrante, l’attitudine rock e la schiettezza del suo messaggio tradotto in musica fanno scatenare gli spettatori, che mostrano di aver dedicato numerosi ascolti ai suoi brani.

Narratore Urbano [© Martina Caratozzolo]

La penna del cantautore torinese ricorda lo stile di Rancore, di Murubutu e di Willie Peyote. La sua musica nasce dall’esigenza di raccontare ciò che accade nel mondo – dalla voglia di cambiamento alle contraddizioni della società in cui viviamo – con la speranza di invogliare in chi lo ascolta a creare un proprio pensiero critico e personale.

Il concerto si conclude con i ringraziamenti e con l’immancabile coro «Se non metti l’ultima, noi non ce ne andiamo», a conferma del successo della serata appena giunta al termine. Il pubblico esce dal locale visibilmente soddisfatto e appagato dal fatto che la stagione dei live è finalmente ricominciata.

A cura di Martina Caratozzolo