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Holden a Hiroshima Mon Amour: la tappa torinese del tour prima della chiusura 

Con un sold out a poche ore dal concerto, una schiera di fan in attesa dalle 7.30 del mattino e numerosi genitori in veste di accompagnatori relegati al fondo della sala, Holden (nome d’arte di Joseph Carta) è stato accolto a Hiroshima Mon Amour, dove il 26 novembre ha avuto luogo la terzultima data del suo tour. 

Holden esordisce nel 2019, con la pubblicazione del suo primo EP Il giovane Holden (come omaggio al libro da cui si è fatto ispirare nella scelta del nome d’arte), riesce a farsi più spazio nel panorama musicale con la partecipazione ad Amici 23 dove, nonostante le numerose controversie con Rudy Zerbi e la minaccia di lasciare la scuola, non solo pubblica ben quattro singoli, ma accede anche alla finale. 

Baggy Jeans neri, t-shirt nera e scarpe bianche: è salito così sul palco torinese, accompagnato da Simone Ndiaye (basso), Steven Viol (batteria), Ilaria Boba Ciampolini (tastiere) e Federico Ciancabilla (chitarra).

foto di Alessia Sabetta

Il live è durato un’ora, senza la pretesa di prolungarsi oltre il necessario: alcuni brevissimi interventi introduttivi a qualche brano, numerosissimi daje urlati per caricarsi e rimarcare la sua provenienza romanissima e una breve uscita dal palco prima dello special, sono stati gli unici momenti in cui non ha cantato. Per il resto del tempo, i brani in scaletta sono stati sviscerati con l’emozione dell’artista che − nonostante le diverse già diverse date del tour − ha lasciato trasparire l’emozione di trovarsi in quel posto circondato dall’amore genuino di coloro che si trovavano in sala. 

Il concerto è stato scandito da diversi momenti: dopo l’apertura energica con “roma milano.”, brani come “Ossidiana” e “Cadiamo insieme” hanno preceduto il momento più intimo della serata, quando accompagnandosi alla tastiera ha eseguito un mashup tra “Bella d’estate” di Mango e la sua “Non fa per me”; per poi cantare “Grandine”, uscito solo poche settimane fa, in featuring con Mew (sua compagna nella scuola di Amici), e infine chiudere con un’altra esecuzione di “Grandine” e “Nuvola” per lo special.

foto di Alessia Sabetta

È sempre bello vedere artisti che non bruciano nessuna tappa prima di ritrovarsi in enormi palazzetti senza avere l’esperienza giusta (o l’attitudine) per poter reggere i numeri dell’industria musicale contemporanea. Holden ne è un piacevole esempio: nonostante il successo ottenuto in modo rapidissimo con Amici, è partito da piccoli instore e ora sta facendo il primo tour nei club italiani con diversi sold out, senza l’esigenza di palchi più grandi su cui esibirsi fin da subito.

Si sente la ricerca nella scrittura ed è anche molto preparato tecnicamente (si, visti i tempi risulta necessario far notare quando un cantante è intonato!), però − vuoi l’emozione, vuoi che si tratta del suo primo tour − la presenza scenica risulta ancora un po’ acerba, seppur con un ampissimo margine di miglioramento all’orizzonte. D’altra parte a seguirlo è Marta Donà (la stessa manager di Angelina Mango e Marco Mengoni, tra i vari nomi) che di certo ne saprà trarre la linfa, come ha già fatto in passato con altri!

a cura di Alessia Sabetta

Concerti Fuorisede: gli Aso e i Frenesi al Blah Blah

Scritte sui muri, poster di rock band e odore di birra: il Blah Blah di via Po si presenta così al pubblico che sfida la minaccia pioggia pur di esserci alla prima serata della rassegna “Concerti Fuorisede”. Il 14 settembre ha avuto inizio un nuovo format che ogni mese vedrà esibirsi band ed artisti emergenti in diversi locali torinesi. La prima serata ha visto come protagoniste due band: gli Aso e i Frenesi.

Gli Aso, direttamente da Lecco e per la prima volta in Piemonte, suonano un rock che definiscono «brutto e sporco» per via del sound grezzo. L’inizio strumentale in crescendo incuriosisce il pubblico, che si avvicina timidamente al palco. I loro brani, per lo più inediti non ancora pubblicati, sono in italiano e rimangono impressi in chi li ascolta per via dei giri di basso ostinato e per la performance energetica della band.

Aso
Gli Aso (credits foto: Elisabetta Ghignone)

Alla fine del loro set Narratore Urbano, artista emergente di Torino nelle vesti di presentatore della serata, chiama sul palco i Frenesi. La band piemontese reduce dall’ultima edizione del Premio Buscaglione porta sul palco diverse cover, tra cui “Back to Black” di Amy Winehouse e «Love in Portofino» di Fred Buscaglione, che avevano portato in gara proprio durante il premio, durante il quale ogni artista era invitato a suonare un brano di Buscaglione.

Frenesi
I Frenesi (credits foto: Elisabetta Ghignone)

I Frenesi più che una band sono una famiglia e la loro intesa sul palco è ben chiara fin dalle prime note, tra scherzi e sorrisi. La frontman Martina intona i brani con la sua voce calda e presenta “Organico”, l’ultimo singolo uscito lo scorso giugno. I loro testi trattano tematiche impegnate, come il problema ambientale o la violenza di genere, e hanno come scopo quello di far riflettere le persone attraverso la musica.

Frenesi
I Frenesi (credits foto: Elisabetta Ghignone)

La serata si conclude tra le note di “Love’s stranger” dei Warhaus, ma lo show si sposta al di fuori del locale, dove le band scambiano quattro chiacchiere con chi è venuto ad ascoltarli.

Un buon inizio per una rassegna che nasce con lo scopo di dare spazio agli artisti emergenti di Torino e non solo. Per restare aggiornati sulle prossime date in programma vi consigliamo di seguire il profilo Instagram di “Concerti Fuorisede”.

A cura di Martina Caratozzolo

Premio Buscaglione, finale: Torino celebra la musica emergente italiana

La finale della settima edizione del Premio Buscaglione è arrivata: dopo essere stati allo sPAZIO211 e all’Off Topic, il 6 maggio siamo sulle sponde del Po, al CAP10100, in una sera fresca ma gradevole. Il concorso ha visto arrivare a Torino diverse band da tutta Italia (sei gli artisti per ciascuna serata, e questa non fa certo eccezione), a contendersi il plauso della critica e a mostrarsi ai presenti, affamati di musica nuova di zecca; è giunto il momento di decretare quale, tra le tante proposte, conquisterà la prestigiosa posta in palio.

Quest’anno i presentatori sono la speaker radiofonica Claudia Losini e l’autore televisivo Sebastiano Pucciarelli, che introducono la serata con un programma leggermente diverso dalle precedenti: se in queste, infatti, le band emergenti a esibirsi erano cinque, seguite da un ospite (Post Nebbia il 4 maggio e Yosh Whale il 5), nella finale si sfidano le due band selezionate in ciascuna serata, per un totale di quattro progetti emergenti. A chiudere l’evento, fuori concorso, ci saranno il cantautore emiliano Dente e i corregionali Gazebo Penguins.

UFO BLU. Foto: Elisabetta Ghignone

I primi a salire sul palco sono i bergamaschi UFO BLU, originale quartetto caratterizzato da un sound ibrido, che fonde elementi di rock e funk, con qualche richiamo più o meno esplicito al dream pop. Il frontman si muove sul palco scanzonato, e canta i suoi versi con tono ironico ed autoironico, avvolto nel suo look anni ’70 (impossibile non menzionare la sua canotta bianca e soprattutto quei baffi). I musicisti, tutti giovani studenti di ingegneria, ottengono l’apprezzamento e le simpatie dei presenti; come da prassi, reinterpretano inoltre un brano dell’artista cui il premio è dedicato, ovvero “Una sigaretta”. Tra gli inediti, è di sicuro da segnalare il primo brano “Cresci bambino”; l’esibizione, complice la breve durata dei pezzi, termina rapidamente, ma lascia il segno per la carica trasmessa in apertura dell’evento.

Hey!Himalaya. Foto: Elisabetta Ghignone

È poi il turno degli Hey!Himalaya, un gruppo di ragazzi lecchesi ritrovatisi a Bologna, i quali propongono un intreccio musicale eterogeneo. I loro pezzi si muovono tra il folk rock e l’elettronica – anche qui sono presenti suggestioni dream pop – marcando subito una cifra stilistica propria, oltre a evidenziare una certa maturità artistica ed esecutiva. Anche l’immagine fa la sua parte: il cantante sfida le temperature indossando un dolcevita; il tastierista ci tiene invece a suonare rigorosamente a piedi scalzi. Il finale, con le atmosfere cangianti della loro “Cantilena violenta”, corona l’esibizione nel migliore dei modi; la cover di Buscaglione in questo caso è “Lontano da te”, che viene resa quasi irriconoscibile, a testimonianza della grande inventiva dei musicisti.

Miglio. Foto: Elisabetta Ghignone

Ad andare in scena è in seguito la bresciana Miglio, e subito le vibrazioni della serata slittano verso il pop e l’elettronica vera e propria, che assume spesso sfumature più cupe; la cantautrice si presenta in duo con un polistrumentista, il quale alterna i sintetizzatori e il basso, occupandosi anche delle basi dei pezzi. Il punto di forza dell’artista, oltre che nella qualità dell’interpretazione e della voce, risiede nei testi, dove si percepisce un’autorialità ben delineata: la sua scrittura, come peraltro riferito da Losini nella breve intervista post-esibizione, combina infatti serie di immagini a tratti evocative, a tratti vivide e sensuali (l’esempio perfetto è “Techno Pastorale”). Il brano di Buscaglione stavolta è “Buonasera signorina”, con sola voce e chitarra; una performance di livello, condotta con grande personalità e consapevolezza dei propri mezzi lirici e musicali.

Candra. Foto: Elisabetta Ghignone

Ultimo finalista è Candra, artista proveniente da Livorno, che riporta la piega dello show nella sfera del rock. Con una vocalità graffiante, il cantautore alterna brani più distesi, in cui chitarra elettrica e piano sono spesso gli unici strumenti accompagnatori, a una cover dal piglio quasi sognante (“Che bella cosa sei”), per poi arrivare al gran finale, con “Zitti”. Il pezzo inizia quasi in sordina, per poi liberare le sue sembianze punk nel potente e orecchiabile ritornello, uno di quelli che rimangono in testa per davvero. Candra si distingue per il modo genuino e convincente col quale mette in musica tematiche delicate, trattate con testi che colgono nel segno e ne evidenziano il peso e la portata personale.

Dente. Foto: Elisabetta Ghignone

È ora la volta del primo dei due artisti fuori gara: Losini, Pucciarelli e Gigi Giancursi, ex membro dei Perturbazione, introducono sul palco Dente, cui viene consegnata la Targa Gran Torino, destinata a un autore che abbia, citando Pucciarelli, «incarnato la natura migliore del cantautorato italiano». L’artista originario di Fidenza si esibisce in solitaria con la sua chitarra acustica: il primo pezzo suonato è “Saldati”, ormai di lunga data, mentre “Allegria del tempo che passa” è una nuova e frizzante uscita. Tra le canzoni, tutte ammantate di una piacevole leggerezza, scappa qualche fugace scambio di battute col pubblico; l’omaggio a Buscaglione non lo salta neppure lui, e la sua versione di “Guarda che luna” – tra le più celebri ballads dello showman torinese – conquista tutti i presenti, forse anche per la spontaneità informale restituita.

Gazebo Penguins. Foto: Elisabetta Ghignone

Ospiti d’eccezione, a chiudere questa lunga traversata, i Gazebo Penguins. Il quartetto di Correggio si presenta al culmine dell’attesa dei numerosi fan: adesso è il momento di scatenarsi. La musica spazia tra l’emo, il punk e soprattutto l’hardcore, anche se non mancano nemmeno qui i sentori elettronici; la scaletta è naturalmente più estesa delle precedenti, e il pubblico più caldo coglie l’occasione per darsi a un pogo forsennato durante la maggior parte dei brani (come in “Soffrire non è utile” o “Cpr14”, per citarne qualcuna). I riff aggressivi, le parti vocali cantate in coppia e il muro sonoro, generato anche grazie a un’importante quantità di amplificatori, caratterizzano un concerto grintoso, che chiude sulle note di una delle canzoni più conosciute del gruppo: “Senza di te”.

La premiazione ha così luogo dopo una sostanziosa scorpacciata musicale: a vincere la settima edizione del Premio Buscaglione sono gli Hey!Himalaya, i quali si aggiudicano il titolo di Next Big Thing italiana. Loro anche il Premio Booster; a Miglio vanno invece il Premio della Critica, il Premio Sold-Out e il Premio Riflettori. È la degna conclusione di una rassegna scoppiettante, piena zeppa di talenti che hanno saputo mettersi in mostra, farsi conoscere e soprattutto divertirsi, illuminando per tre serate consecutive la scena torinese e tagliando l’ennesimo nastro della nuova musica italiana.

A cura di Carlo Cerrato

Esibizioni diffuse a Torino per la settima edizione del Premio Buscaglione

È tutto pronto per il Premio Buscaglione, che si svolgerà a Torino fra il 4 e il 6 maggio 2023 in alcuni degli spazi musicali più importanti della città: Spazio211, Off Topic e CAP 10100, che da anni accolgono festival e concerti soprattutto di artisti emergenti. Due le semifinali in programma, in cui si sfideranno dieci fra cantanti e band provenienti da tutta Italia, tra cui verranno scelti i quattro finalisti che si esibiranno nel corso dell’ultima serata. 

L’obiettivo dell’Associazione Culturale F.E.A., che organizza il Premio, è promuovere la musica dal vivo e trovare la Next Big Thing italiana all’interno di uno spazio di condivisione creato per band, cantanti e per il pubblico stesso, che partecipa attivamente  alla selezione degli artisti. 

Il Premio Buscaglione, “una proposta alternativa in contrasto con i format televisivi dei talent dove il successo è immediato ma non duraturo”, nel corso degli anni ha lanciato artisti come Eugenio in Via di Gioia, Lo Stato Sociale, La Municipal, e in questa settima edizione ha visto ben 561 artisti iscritti. I premi principali – il Premio della Critica e il Primo Premio – consisteranno in un contributo in denaro e in un tour che farà tappa in 16 festival italiani fra cui Apolide (Piemonte), Memorabilia (Marche), Sud Est Indipendente (Puglia), RockunMonte (Toscana). Headliner delle tre serate saranno rispettivamente i Post Nebbia [4 maggio], Yosh Whale [5 maggio] e Gazebo Penguins [6 maggio]. Di seguito il programma completo delle tre serate:

Giovedì 4 maggioSpazio211
Headliner: Post Nebbia
Semifinalisti: Candra [Toscana], Fonni [Toscana], Giøve [Piemonte], Ufo Blu [Lombardia], Tommi Scerd [Liguria]

Venerdì 5 maggioOff Topic 
Headliner: Yosh Whale 
Semifinalisti: Cassio [Toscana], Frenesi [Piemonte], Hey!Himalaya [Lombardia], Miglio [Emilia Romagna], MiVergogno [Marche]

Sabato 6 maggio – CAP 10100 
Headliner: Gazebo Penguins
Esibizioni dei 4 finalisti 
Consegna Targa Gran Torino al cantautore Dente 
Closing party con DJ Set

I biglietti per le tre serate sono disponibili su https://oooh.events . Per chi non potrà seguirla dal vivo, la finale verrà trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube del Premio Buscaglione, in diretta radio su RadiOhm e in diretta radio + video su RBE – Radio & TV.

Per ascoltare i brani dei semifinalisti 2023:

Maggiori informazioni sul Premio Buscaglione sono disponibili al link: https://www.sottoilcielodifred.it

A cura di Ramona Bustiuc


Paolo Vaccaro, Margot e Pascal: la musica risuona nei giardini della Reggia

L’8 aprile, sotto un sole accecante e tra lo schiamazzare dei bambini, è apparso nell’orto di Levante dei giardini della Reggia di Venaria un totem autoalimentato, centro del progetto portato avanti da Open Stage e The Goodness Factory: nove artisti emergenti si sarebbero esibiti fino al 10 aprile, suddivisi in 3 gruppi, per presentare al pubblico i loro progetti.

L’evento si inserisce tra le iniziative della manifestazione “Venaria Reggia Aperta”, un insieme di attività realizzate in occasione delle feste pasquali da The Goodness Factory all’insegna della sostenibilità: infatti, gli spettacoli, organizzati sono quasi ad impatto zero in termini di consumo dell’energia elettrica. La collaborazione con Open Stage ha permesso di mettere in luce il lavoro di nuovi artisti, e a dare il via a questa serie di esibizioni sono stati Paolo Vaccaro, Margot e Pascal.

Paolo Vaccaro, musicista originario del Veneto, ha avuto la responsabilità di essere non solo il primo della giornata, ma anche di questa sezione della manifestazione: durante la mezz’ora a lui dedicata ha intrattenuto il pubblico con la sua chitarra e un repertorio di brani in italiano ed in inglese dalle influenze blues e folk, raccontando di canzone in canzone ciò che lo ispira a scrivere. A un mondo folkloristico di marinai e cowboy si alternano sprazzi di quotidianità, e la sua voce inizia ad attirare un consistente gruppetto di visitatori della Reggia.

Paolo Vaccaro (dal profilo Instagram: @paolovaccaromusic)

A seguire Margot, cantante torinese accompagnata dal piano digitale di Sara Sibona e dalla chitarra di Denis Chiatellino, che si è occupato anche dei cori. Una voce potente ma allo stesso tempo pulita, che passa da momenti di aggressività e sicurezza a giochi di note delicate, quasi sussurrate; gli arrangiamenti, sinuosi e a tratti cupi, donano una maggiore profondità al timbro della cantante. I pezzi suonati vengono accolti positivamente dai passanti, che alla fine di ogni pezzo applaudono con entusiasmo.

Margot (dal profilo Instagram: @margott.ig)

Arriva infine il turno di Pascal, musicista toscano che con la sua chitarra suona la conclusione della prima giornata dell’evento: canta di Sarajevo sotto il sole primaverile e presenta una canzone di protesta che usa per coinvolgere il pubblico, invitandolo ad accompagnarlo mentre canta un’ultima volta il ritornello. Il suo approccio intimo e rilassato rende il suo set l’ideale colonna sonora per un tardo pomeriggio tra i giardini della residenza.

Pascal (dal profilo Instagram: @iosonopascal)

Il progetto che Open Stage e The Goodness Factory realizzano a Venaria mette a segno diversi obbiettivi: portare in scena uno spettacolo con impatto ambientale minimo, fornire una vetrina interessante per giovani artisti ed arricchire con buona musica l’esperienza dei visitatori. Un’occasione che dopo queste tre giornate, ci auguriamo possa tornare con più frequenza.

Immagine in evidenza dal profilo Instagram @openstage.it.

A cura di Giulia Barge

Nient’altro che le nostre paure e il release party dei Breathe Me In

Una location suggestiva, qualcosa da bere e un gruppo di amici fanno una festa. Se poi tra questi amici qualcuno ti invita per presentare, quasi come un figlio, una creazione musicale, il party si trasforma in un release party: il 31 marzo allo Ziggy club (locale situato nel cuore del quartiere torinese di San Salvario) c’è lo scenario perfetto per quello di Nient’altro che le nostre paure, il nuovo album dei Breathe Me In

L’atmosfera è intima e informale: non sono molte le persone nella piccola sala del circolo, ma si conoscono tutti. E cosa più bella, molti di loro sono musicisti della scena torinese underground e accorsi per supportare gli amici sul palco. La restante parte sono i fan della prima ora che aggiungono quella nota di frizzantezza e l’orgoglio di chi sa di essere tra i primi ad averli scoperti. Alessandro Vagnoni (in arte Drovag) e gli Psychokiller scaldano l’atmosfera in attesa dei protagonisti della serata. I Breathe Me In salgono sul palco dopo circa un’ora dall’inizio del concerto, dopo essersi intrattenuti con gli ospiti e aver scambiato qualche parola con quasi tutti.

Foto: Alessia Sabetta

Nient’altro che le nostre paure, uscito per Pan Music Production lo scorso 17 marzo, viene presentato sui canali social come un viaggio tra paure, insicurezze e fragilità affrontate dalla band nel corso di questi anni… che sono state ampiamente superate, visto il risultato. La band − formata dal frontman Vittorio Longo, Federico Spagnoli alla batteria, Ludovico Guzzo e Paris Konstantis alle chitarre − di chiaro stampo rock, ha delle influenze metal, punk ed elettroniche, ben riscontrabili nella nuova produzione. “MacLean”, “Animali feriti” o “Prigionia”, hanno raggiunto tra i 15mila e i 20mila ascolti su Spotify in poco tempo. Tutto l’album presenta canzoni ben arrangiate, con una diversificazione sia ritmica che accordale: i giri di accordi non sono i soliti mainstream, ma anche quando sono un po’ più classici progrediscono in modo da sembrare particolarmente originali. Anche la struttura dei brani è eterogenea e non presenta sempre la classica costruzione pop. Inoltre, ogni arrangiamento è arricchito da una parte elettronica dal punto di vista ritmico e musicale (come in “Doppler”) e di effettistica per la voce (nel caso di “Resta”). Nonostante non si tratti di un genere troppo radiofonico, queste decisioni determinano una buona riuscita del prodotto musicale e benché le scelte stilistiche presentino soluzioni non molto convenzionali, le canzoni risultano piacevoli già al primo ascolto.

Foto: Alessia Sabetta

L’album nasce come lavoro di addio della band che sembrava si stesse sgretolando travolta dalla quotidianità. Eppure, dopo aver radunato tutte le paure del giudizio, delle aspettative, del fallimento i quattro amici hanno dato vita a qualcosa che segna una sorta di nuovo inizio. I Breathe me In sembrano legati da un collante che li tiene ben saldi gli uni agli altri: si percepisce la sinergia tra di loro e la si ritrova nella connessione che riescono a creare con il pubblico. Per interagire con i presenti scelgono di esprimersi tramite la loro musica, senza dilungarsi in troppi discorsi introduttivi ai brani e questa scelta risulta vincente perché il risultato è come un detonatore a rilascio immediato.

Foto: Alessia Sabetta

Vittorio Longo continua a rivolgere il microfono al pubblico che canta insieme a lui tra una ripresa video e un po’ di pogo. Il live funziona molto bene: sono incisivi, graffianti e si fanno trasportare dalla musica e dalle sensazioni che stanno vivendo, lasciano trasparire la concentrazione e le emozioni. Si vede che si divertono e che probabilmente non vedevano l’ora di mettersi a nudo per raccontare, insieme alle paure, la conquista di tante consapevolezze. Una, la più importante, la scrivono su Instagram: «la musica è, e farà parte di noi».

A cura di Alessia Sabetta

Miola e i BRXiT in concerto all’Open Factory: il racconto della serata

L’esperienza di volontariato allo Stupinigi Sonic Park della scorsa estate ha unito un gruppo di giovani di Nichelino nell’organizzare una rassegna di concerti che ha preso il nome di Re Open. L’ultimo evento si è tenuto venerdì 13 maggio all’Open Factory, l’hub nichelinese che da anni riunisce i giovani del territorio in un luogo di cultura, dialogo e condivisione. Re Open è nato per promuovere artisti locali ed emergenti e per far vivere al pubblico una serata all’insegna della musica dal vivo. In quest’occasione si sono esibiti il cantautore Miola e la band BRXiT.

Il primo a salire sul palco è Miola, che fin da subito dà l’impressione di chi può improvvisare gli accordi di qualsiasi canzone con la sua fedele chitarra acustica, divertendo chi ha di fronte. Così accade in effetti al concerto: fin dai primi accordi il giovane cantautore entra in empatia con il pubblico, composto per lo più da amici e conoscenti che da anni supportano la sua musica con entusiasmo.

credits foto: Martina Caratozzolo

Una volta scaldata l’atmosfera, gli spettatori illuminano l’ambiente con le torce dei cellulari e prendono la giusta confidenza per andare a cantare sottopalco, chiedendo animatamente il bis di “GPS”, ultimo singolo del cantautore pubblicato lo scorso marzo. Oltre che i suoi inediti, in scaletta era presente anche “Antartide” dei Pinguini Tattici Nucleari, proposta in una versione senz’altro apprezzata dal pubblico accorso al locale.

credits foto: Martina Caratozzolo

Il volume aumenta considerevolmente quando i BRXiT salgono sul palco. Il tappeto di pedali ai loro piedi preannuncia un suono grezzo e distorto che avrebbe da lì a poco fatto scatenare i presenti. Formatasi nel 2017 sotto il nome di Fratellislip, la band composta da Lorenzo (voce), Gabriele (chitarra), Davide (basso) e Alessio (batteria) ha deciso di ripartire lo scorso anno con un nuovo progetto in italiano, dopo aver proposto per anni brani in inglese. È cambiato il nome, ma non l’anima rock: il sound dei BRXiT ricorda infatti quello dei Verdena e dei primi Arctic Monkeys di “I Bet You Look Good On The Dancefloor”. Il loro nuovo album – in uscita nel 2022 sotto la supervisione del cantautore torinese Bianco come direttore artistico – sembra vada tenuto sott’occhio.

credits foto: Martina Caratozzolo

La band sul palco si diverte e il pubblico risponde con lo stesso entusiasmo. Il groove scandito dai colpi di batteria e dai giri di basso si interrompe solo per un istante, ovvero quando Gabriele, il chitarrista, annuncia un omaggio a Taylor Hawkins dei Foo Fighters, recentemente scomparso. Il gruppo suona in sua memoria “Best of You” con ogni briciola di energia e passione rimasta.

credits foto: Martina Caratozzolo

Il live si chiude con uno scrosciante giro di applausi e con qualche birretta che passa di mano in mano, con la consapevolezza che la musica dal vivo vissuta in ambienti famigliari e piccoli ha un sapore ancora più speciale.

a cura di Martina Caratozzolo

VIDEOINTERVISTA: FRAN E I PENSIERI MOLESTI

Fran e i Pensieri Molesti è una band nata a Torino nel 2016, che attualmente ha all’attivo un album e diverse esperienze live importanti. In occasione dell’uscita del loro nuovo singolo, “Petrolio”, hanno deciso di raccontarsi per noi.

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VIDEOINTERVISTA: SAANTA MANGO

Nicolò in arte Saanta Mango è un giovane artista e laureando al Politecnico con un passato garage punk, che si approccia alla trap con una precisa idea estetica.
A poca distanza dall’uscita del suo nuovo singolo, venite a sentire cosa ci ha raccontato…

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VIDEOINTERVISTA: Laura Capretti

Abbiamo chiesto al mezzosoprano Laura Capretti di raccontarci qualcosa della sua vita da cantante, della musica da camera e di che cosa comporti per un’ artista lavorare con le tecnologie del futuro. Nell’attesa della riapertura delle sale da concerto, scopriamo i “dietro le quinte” del lavoro artistico.

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